Politica

Porcellum: da dipendente a dipendenti

Da ormai 152 giorni, con Twitter, scrivo ogni mattina al Presidente del Consiglio Enrico Letta, chiedendo una modifica della legge elettorale. Evidenzio il fatto che, osservando con attenzione, ascoltando e valutando i contenuti ed i risultati ottenuti dalla classe politica Italiana eletta con l’orrido Porcellum, guardandomi intorno quotidianamente, e facendo tournée teatrali che attraversano da trent’anni lo stivale, ho potuto sentire con chiarezza, da parte della stragrande maggioranza degli Italiani che ho incontrato, il desiderio di poter tornare a decidere chi far sedere come proprio rappresentante sulle poltrone che contano!

Il mio “martellare” su Twitter, non ha sortito fino ad oggi risultati, nessuno mi ha mai risposto, cosa che non ritengo dovuta, ma circa un mese e mezzo fa, il profilo personale del Presidente Letta ha iniziato a seguirmi! Quindi mi leggono? Comunque nessun cenno scritto… Ora il Porcellum è stato giudicato anticostituzionale dalla Consulta, ora  la modifica della legge diventa obbligatoria, ora tutti i politici sono concordi, ma sono anche da considerare eletti illegalmente!

Sono un uomo davvero fortunato, faccio un lavoro che è anche la mia passione, guadagno bene ed ho anche la fortuna di vivere nel meraviglioso centro storico della capitale, il che mi dà occasione di incontrare per i vicoli che circondano Camera e Senato i nostri rappresentanti a passeggio! Il loro atteggiamento mi irrita, hanno spesso uno sguardo sorridente e compiaciuto, si guardano attorno come a verificare di essere riconosciuti, danno la sensazione di voler ribadire con quell’atteggiamento la loro superiorità nei confronti dei propri “sudditi”.

Troppo poco spesso essi ricordano di essere nostri DIPENDENTI, nostri stipendiati, esattamente come lo sono io, da direttore di un Teatro stabile pubblico. E ne sono orgoglioso! Sono un dipendente! Chissà se il fatto di essere stati dichiarati “illegali” gli farà, almeno a passeggio, cambiare atteggiamento; chissà se quel sorriso, a volte sarcastico, inizierà ora a smorzarglisi dal volto. Aung San Suu Kyi scrive: “Non è il potere che corrompe,ma la paura. Il timore di perdere il potere corrompe chi lo detiene e la paura del castigo del potere corrompe chi ne è soggetto”. Traduzione semplificata per l’On. Razzi e affini: “Se ti levano la poltrona ti spaventi?”.