Diritti

Diritti Lgbt: gli altri paesi corrono, e noi?

Ieri il campione di nuoto inglese Tom Daley ha fatto uno straordinario coming out attraverso un commovente video postato su Youtube e successivamente diffuso via Facebook: “Da aprile di quest’anno“, racconta, “ho una relazione con un uomo… Mi sento felice e al sicuro“.

Felicità e sicurezza. Insomma, stare bene con sé e con gli altri. Non è uno slogan. E’ l’essenza e al contempo la conseguenza del dichiarare il proprio orientamento sessuale. Ti fa stare bene, anche se a qualcuno può non piacere – ma meglio piacere a pochi che a tutti, francamente.

E negli altri Paesi stanno molto bene, o quantomeno cercano. 

In America, per esempio, è in atto una battaglia giudiziaria infinita in diversi Stati sul same-sex marriage, che consentirà alle coppie gay e lesbiche di ottenere quell’uguaglianza alla quale, non per capriccio o smania di protagonismo ma per pura necessità costituzionale, disperatamente aspirano.

Sono coppie, famiglie, donne e uomini che hanno subito e subiscono discriminazioni e che pongono la stessa domanda al giudice: si tratta di discriminazioni giuste sotto il profilo giuridico costituzionale, oppure le giustificazioni addotte a supporto delle stesse sono talmente vaghe o infondate che è impossibile dare loro credito? Il giudice, il legislatore, la gente, tutti sono (siamo) chiamati a interrogarci su questo.

Anche da noi esistono queste persone. Solo che da noi quando si mette in discussione una legge contro l’omofobia e la transfobia si introduce un emendamento che consente di giustificare l’odio attraverso la “libertà di pensiero”. Solo che da noi quando un tribunale della Repubblica decide che una bambina può essere affidata temporaneamente a una coppia gay, parte la caccia all’uomo.

Da noi se qualcuno mette per le vie di Roma delle luci con il colore arcobaleno per festeggiare un Natale più gay friendly, scoppia subito la polemica e piovono le accuse di “idea provocatoria e ideologica” – dette proprio da chi chiede di sostituire quelle luci col tricolore (sic!).

Ma non mancano le buone notizie. L’altra settimana un’azienda emiliana ha riconosciuto il congedo matrimoniale a una coppia gay sposata all’estero. C’è solo da sperare che si tratti non di un caso isolato, bensì dell’inizio di una buona prassi in materia.

C’è un filo rosso che lega la vicenda di Tom Daley alla realtà italiana, ed è un filo che, lo si chiami libertà, dignità o uguaglianza, passa sempre attraverso il discorso sulla felicità.

Felicità, sicurezza, libertà, dignità, uguaglianza. Sentimenti e concetti che siamo disabituati a sentire, qui nel nostro Paese.