Giustizia & Impunità

Caso Mediaset, la Cassazione avvia azione disciplinare contro il giudice Esposito

Il procuratore generale della Corte ha inviato al magistrato un "atto di incolpazione". Al centro della contestazione, l'intervista a Il Mattino sulla condanna a Berlusconi. La toga, secondo l'accusa, ha trasgredito il dovere di riservatezza, parlando delle motivazione della sentenza prima della loro pubblicazione

Al via l’azione disciplinare contro il giudice Antonio Esposito, il presidente del collegio che condannò Silvio Berlusconi per frode fiscale nel processo Mediaset. Stando a quanto riporta il quotidiano Il Messaggero, il procuratore generale della Cassazione, Gianfranco Ciani, ha inviato un atto di incolpazione al magistrato, dopo avere avvertito il Csm. Al centro della contestazione della Corte, l’intervista che il magistrato rilasciò a Il Mattino, parlando delle motivazioni della sentenza Mediaset. Palazzo Marescialli aveva archiviato una pratica sul trasferimento d’ufficio per incompatibilità, aperta nei confronti di Esposito: il Csm, tuttavia, chiudendo la pratica, non escludeva che la condotta del magistrato potesse assumere “profili disciplinari“.

In particolare, il pg della Cassazione ha contestato alla toga tre violazioni disciplinari. Innanzitutto, avere trasgredito il dovere di riservatezza del magistrato. Punto secondo, avere reso interviste che riguardano “soggetti a qualsivoglia titolo coinvolti negli affari in corso di trattazione, ovvero trattati e non definiti”. In poche parole, non poteva parlare di Silvio Berlusconi prima che fossero pubblicate le motivazioni della sentenza. In ultimo, Esposito è accusato di avere violato una disposizione per cui a tenere i rapporti con la stampa deve essere il funzionario di ufficio preposto. Quando il pg Ciani chiuderà la fase di indagine, il giudice potrebbe essere rinviato a giudizio: in tal caso, dovrebbe presntarsi davanti alla sezione disciplinare del Csm, assistito da un avvocato o da un altro magistrato.

Il “caso Esposito” era montato il 6 agosto scorso, appena cinque giorni dopo la condanna Mediaset. Il Mattino aveva pubblicato un’intervista al giudice, in cui il giudice accennava alle motivazioni della sentenza prima della loro pubblicazione: il titolo dell’articolo era “Berlusconi condannato perché sapeva, non perché non poteva non sapere”. Immediata era arrivata la difesa del magistrato, che aveva parlato di “manipolazione” del contenuto dell’intervista. Tre giorni dopo, il Guardasigilli Annamaria Cancellieri aveva dato mandato all’ispettorato del ministero di approfondire la questione: il pg Ciani si era fatto passare dal giornale la registrazione dell’intervista incriminata. L’ultimo capitolo della vicenda si era chiuso il 13 novembre, con l’archiviazione della pratica di trasferimento del magistrato da parte del Csm. Tuttavia, Palazzo Marescialli, dichiarandosi non competente in materia, aveva sottolineato i “profili di natura disciplinare” nel comportamento di Antonio Esposito. E i “laici” del Pdl avevano colto la palla al balzo, invocando l’intervento del procura generale della Cassazione, che puntualmente è arrivato.