Cronaca

Strage Viareggio, Antonini: il ferroviere “rivale” di Moretti. “L’errore? Licenziarmi”

Il dipendente licenziato da Rete Ferroviaria Italiana dopo essere diventato consulente tecnico della famiglia di una vittima ha perso la prima battaglia in tribunale, ma annuncia ricorso. "Da quella sera lungo le ferrovie non è cambiato niente"

“Con il mio licenziamento l’ingegner Moretti ha fatto un clamoroso autogol: anche questa è diventata un’opportunità, tra le altre, per far sì che fosse fatta informazione e sensibilizzazione sulla strage di Viareggio, che è ben più importante del mio licenziamento“. Riccardo Antonini, 61 anni, è il ferroviere ed ex sindacalista della Filt-Cgil licenziato da Rete Ferroviaria Italiana nel 2011, a un anno dalla pensione, per conflitto d’interessi: si era messo a disposizione della famiglia di una vittima della strage come consulente di parte nell’incidente probatorio. Al fattoquotidiano.it racconta l’antefatto del processo che sta per iniziare: quelle che lui definisce intimidazioni e il licenziamento. Soprattutto la sicurezza ferroviaria che non cambia: per morire o ustionarsi a vita basta ancora trovarsi in casa o in strada al momento sbagliato, come a Viareggio la sera del 29 giugno 2009. 

La “guerra” con Mauro Moretti
Il 30 giugno a poche ore dall’esplosione, Antonini è alla stazione di Viareggio. A poca distanza c’è Mauro Moretti, l’amministratore delegato di Ferrovie dello Stato. “Rivolgendosi a un funzionario disse: ‘D’ora in avanti dobbiamo controllare tutto quello che viene dall’estero’. Mi fa capire che fino a quel momento non l’avevano fatto” racconta. La frase sibillina finisce su Repubblica. Due mesi dopo “in una riunione alla sede della Regione Toscana a Firenze, di fronte a diverse persone e al presidente Martini, Moretti disse ‘quello lì primo o poi lo licenzio’. E la frase fu riportata dalla stampa locale”. Tra i testimoni l’allora assessore della Provincia di Lucca, Emiliano Favilla: “Rimasero un po’ tutti così – raccontò a Report – Stupiti da questa reazione brusca, forte”. 

Il 7 marzo 2011 inizia l’incidente probatorio e Antonini è consulente di parte per il familiare di una vittima. Il primo luglio parte la prima raccomandata di Rfi. “Intimava – racconta Antonini – di cessare immediatamente il mio ruolo di consulente. Non l’ho fatto e ad agosto sono stato sospeso 10 giorni”. Ma il duello non è finito e Antonini non rinuncia alla propria battaglia. A settembre 2011, alla festa del Pd di Genova sulla sicurezza tra gli invitati c’è proprio Moretti. Antonini si rivolge a lui chiedendo di dire perché lo aveva sospeso. Come risposta Antonini viene denunciato da Ferrovie per ingiurie e violenza privata. Secondo una nota di quel giorno di Ferrovie “come documentato e come risulta dalla contestazione disciplinare, Antonini, munito di megafono, ha rivolto all’ad pesanti ingiurie”. Il ferroviere viene così licenziato il 28 ottobre. Tutta Viareggio tifa per il ferroviere licenziato: in segno di solidarietà l’intera Versilia sciopera, verranno bloccati alcuni treni Intercity, verranno organizzati cortei, assemblee, dibattiti che rivendicano la sua reintegrazione. Ma a giugno del 2013 il giudice del lavoro Luigi Nannipieri di Lucca conferma il licenziamento: “Ora stiamo preparando il ricorso per fare appello”.

A fine primavera la Procura di Genova chiede anche l’archiviazione per le presunte ingiurie verso Moretti. “E il governo Letta-Alfano l’ha nominato per la terza volta amministratore delegato di Ferrovie – conclude Antonini – Lui, un uomo che ha chiamato ‘spiacevole episodio’ la strage di Viareggio. Non lo hanno toccato quando era indagato, quando era imputato, ora è rinviato a giudizio: aspettano un’eventuale condanna? O al governo non si rendono conto di cosa è avvenuto a Viareggio e avviene in Ferrovie sul tema della sicurezza, o sono ricattati da un potere più forte di loro”.

“Da quella sera lungo le ferrovie non è cambiato niente”
“Quella di Viareggio è stata una strage annunciata. Solo in Toscana – dice – nel mese di giugno 2009, erano avvenuti 2 incidenti analoghi, che per buona sorte non avevano provocato un disastro”. Le cose potrebbero cambiare: con Assemblea 29 giugno, il ferroviere nel settembre 2009 è andato a Bruxelles per presentare in Parlamento le linee guida per la sicurezza in Ferrovie. “Misure – precisa – invocate anche dall’Agenzia nazionale per la sicurezza ferroviaria e dalla commissione investigativa del ministero dei Trasporti e delle Infrastrutture e da anni sul tavolo dei dirigenti di Ferrovie. Ancora non sono state adottate. Senza queste misure è possibile un’altra Viareggio”. Non è facile trovare chi denuncia le carenze: “Il clima di paura e di terrore in Rfi è notevole da qualche anno a questa parte. Siamo di fronte a poteri forti. Chi in Rfi si occupa di sicurezza coerentemente e concretamente, subisce le rappresaglie: dalle intimidazioni ai ricatti, alle minacce, alle sospensioni, fino al licenziamento”.