Politica

Legge stabilità, Pd presenta emendamento per vendere spiagge. Ma poi lo ritira

Prima firmataria la senatrice Granaiola: "Interessante ipotesi di cedere aree che non hanno più i caratteri di demanialità". Ma i democratici si dividono. Santini: "Nessun accordo in vista". Rossi, presidente Toscana: "Il litorale è di tutti". Il ministro Orlando: "Politicamente inaccettabile"

Sulla vendita delle spiagge il Pd va in confusione. E si divide. Prima nove senatori democratici, infatti, presentano un emendamento alla Legge di Stabilità che prevede la dismissione delle aree dove sorgono gli stabilimenti balneari. Ma sulla questione i democratici non sono per nulla compatti, con il ministro dell’Ambiente Andrea Orlando che commenta: “Politicamente inaccettabile”. E alla fine l’emendamento viene ritirato. “Non vi era alcuna intenzione di cedere o svendere spiagge o altre aree demaniali marine”, afferma il presidente dei senatori del Pd Luigi Zanda

La vendita delle infrastrutture balneari cedibili e l’allungamento delle concessioni sulle spiagge, insieme alla sanatoria sulle cartelle esattoriali, era stato inizialmente proposto dal Pdl, con l’intenzione di recuperare risorse da destinare innanzitutto alla riduzione del cuneo fiscale. Oggi è spuntato anche un emendamento dei senatori Pd, prima firmataria Manuela Granaiola. “L’emendamento – ha spiegato Granaiola – nasce da un’ipotesi prospettata dal sottosegretario all’economia Pier Paolo Baretta e dal Direttore dell’Agenzia del Demanio ad un tavolo di confronto con le associazioni di categoria e con molti deputati e senatori di diversi schieramenti politici. Ipotesi a mio parere molto interessante e dopo un approfondito dibattito con i concessionari c’è stata la totale convergenza di tutte le associazioni di categoria”. Secondo Granaiola non era in discussione la vendia di spiagge, “ma di quelle aree che non rivestono più i caratteri della demanialità”.

Manuela Granaiola, parlamentare viareggina, è molto vicina ai gestori degli stabilimenti balneari, come racconta lei stessa in un intervento sul sito Donne di mare. “Le aste non farebbero che spianare la strada all’avanzare di rapaci interessi di ‘predatori’ con le tasche piene di denaro poco pulito, in cerca di lavatrici insospettabili”, scriveva la sentarice il 3 aprile scorso. “E invece non ce l’abbiamo fatta ed eccoci ancora qua, con una piccola vittoria in tasca, la proroga della scadenza delle concessioni al 2020, ma senza alcuna certezza normativa, senza una soluzione definitiva che faccia uscire dall’angoscia tanti imprenditori e faccia ripartire l’economia legata al mondo balneare, ad oggi completamente paralizzata”. 

In ogni caso negava qualsiasi intesa con il Pdl Giorgio Santini, capogruppo del Pd in commissione Bilancio al Senato: “Non c’è alcun accordo in vista con il Pdl sulle concessioni balneari, né sulle cartelle esattoriali. Siamo ancora all’inizio dell’illustrazione degli emendamenti in commissione, un lavoro impegnativo che deve portare a una loro drastica riduzione. Mi pare del tutto prematuro trarre delle conclusioni che non sono in alcun modo attinenti ai fatti”.

Alla cessione delle spiagge, sempre dal fronte Pd, si è subito detto contrario il ministro Orlando: ”Le norme che paiono emergere dal confronto parlamentare e che propongono la sdemanializzazione di porzioni di litorale e spiagge sono politicamente inaccettabili e tecnicamente sbagliate. ‘Un conto è interrogarsi su come evitare che la normativa europea impatti in modo eccessivamente negativo su imprese che producono servizi e occupazione, un altro è pensare di aggirare la normativa stessa svendendo un pezzo del patrimonio ambientale e paesaggistico del Paese”. Ha bocciato la possibile cessione di parti di litorale anche il presidente della regione Toscana Enrico Rossi, che su Facebook ha scritto: “Ora si vuole vendere le spiagge. Per fare cassa, si dice. In realtà c’ è una destra ‘liberista alla matriciana’ che odia così tanto lo Stato che volentieri svenderebbe al privato tutto ciò che è pubblico, demanio, sanità, scuola e persino i monumenti, come Totò con la fontana di Trevi. Il realtà il problema delle concessioni degli stabilimenti marittimi si può risolvere con concessioni più lunghe e meglio regolate, senza vendere ciò che è di tutti e anche per questo, almeno in parte, meglio tutelato e i soldi che mancano si possono trovare cercando nei capitali fuggiti nelle banche svizzere e frugando appena un pò nelle tasche dei nuovi 127.000 ultramilionari beneficiati dalla finanza. Il Pd alzi la voce: la spiagge sono di tutti”. E anche tra gli stessi firmatari dell’emendamento non c’era intesa: “Ho ritirato la mia firma in quanto ad un più approfondito esame tale ipotesi risulterebbe difficilmente applicabile su scala nazionale”, ha reso noto il senatore del Pd Andrea Marcucci.

Così dopo poche ore che si è diffusa la notizia dell’emendamento, lo stesso è stato ritirato. Di una possibile intesa con il Pd, aveva parlato anche Antonio D’Alì, relatore del Pdl al ddl stabilità: “Siamo lontani su qualche copertura come la sdemanializzazione di alcune zone attrezzate turisticamente e la rottamazione delle cartelle esattoriali che sono concettualmente un pò distanti dalle posizioni dei democratici, ma anche lì pensiamo di poter raggiungere dei buoni punti di incontro”. Che un emendamento Pd fosse nell’aria lo aveva denunciato anche il presidente dei Verdi Angelo Bonelli: “Si trattano le spiagge degli italiani come un fatto privato e di sostenibilità economica per le imprese che già hanno avuto quelle concessioni demaniali in assenza di qualsiasi gara di evidenza pubblica trasformando le spiagge italiane in una distesa di cemento”.