Diritti

Milano, il comune sospende scuolabus per bimbi rom. “A rischio presenza in classe”

L'Opera nomadi accusa: "Una bambina disabile non può più andare a lezione". Gli insegnanti: "Scelta che va contro l'integrazione". Da Palazzo Marino si giustificano: "Il servizio è in fase di valutazione. E' una questione di riorganizzazione"

Per i bambini che vivono nei contesti precari dei campi nomadi andare a scuola è sempre stato un percorso a ostacoli. Però quest’anno a Milano lo è ancora di più. Visto che il pulmino scolastico, che prima accompagnava gli allievi degli insediamenti regolari, è stato sospeso dal comune. E, a due mesi dall’inizio delle lezioni, nonostante gli appelli degli insegnati e delle associazioni del settore, non è ancora stato ripristinato. “Le linee guida d’intervento (sulle popolazioni rom, ndr) approvate un anno fa dalla giunta sono rimaste solo dichiarazioni d’intenti smentite dai fatti, o meglio ancora dal non fare”, accusa l’Opera nomadi di Milano. L’associazione denuncia, in particolare, il caso di una bambina di otto anni del campo di via Martirano, affetta dalla sindrome di Joubert e cresciuta senza i genitori, che ora non può più andare a scuola. L’ufficio stampa del comune spiega: “Il servizio di scuolabus è in fase di valutazione”, visto che il numero di utenti è aumentato. E assicura: “Non c’è stato nessun genere di taglio. È solo una questione di riorganizzazione”.


Video di Fabio Abati

La polemica però si è accesa sulla pagina Facebook di Pierfrancesco Majorino, assessore comunale alle Politiche sociali, incaricato, insieme a Marco Granelli, titolare della Sicurezza, di attivare le politiche dell’amministrazione Pisapia sulle minoranze nomadi. A disposizione c’è un tesoretto di 5,7 milioni di euro, lascito dal piano Maroni sull’emergenza rom del 2008. “Integrazione (tralasciando le ambiguità di questo concetto, in verità inusabile) o disintegrazione? Volete ripensarci?”, ha lanciato la sfida sulla bacheca dell’assessore Majorino lo scrittore e musicista Marco Rovelli, dopo aver saputo della sospensione del pulmino per i bambini rom. Majorino, però, ha rimandato tutte le domande all’assessorato all’Educazione, competente per la questione, affermando: “Assistenza non è assistenzialismo”. Per poi spiegarsi meglio: “Non tutti i bimbi rom devono essere accompagnati dal Comune. In molti casi possono pensarci pure le loro famiglie, no?”

“È giusto che i genitori si assumano le loro responsabilità, ma tutto ciò è parte di un percorso”, dice Gabriella Conedera, insegnate e per tanti anni responsabile per i rom e gli stranieri della scuola primaria di via Russo. L’istituto ha un legame storico con la comunità nomade che ora abita nel campo comunale di via Idro. Prima di trasferirsi lì, infatti, i rom si erano accampati proprio dietro la scuola. Era il 1985. Da quel momento ad oggi gli insegnati hanno conosciuto gli abitanti dell’insediamento e le problematiche che spesso impedivano ai bambini di frequentare la scuola con regolarità. Come l’episodio avvenuto nei giorni scorsi, quando nel parcheggio dell’ospedale San Raffaele i contrasti tra due famiglie nomadi del campo di via Idro sono sfociati in una lite in cui è stato ucciso un uomo. Situazione che crea tensione e mette a rischio la frequenza scolastica già resa difficile dalla sospensione dello scuolabus.

Su 18 bambini rom, infatti, solo 8 si sono presentati regolarmente in classe durante il mese di settembre. I genitori che hanno le macchine continuano a portare i figli a scuola. Ma ci sono anche due madri, di cui una con una bambina in carrozzina, che ogni giorno percorrono una distanza notevole tra il campo e la fermata della linea 56 che arriva fino alla scuola. “Questo è apprezzabile, speriamo che possano proseguire anche con l’arrivo della cattiva stagione”, si augura Conedera che insieme ad altri insegnati, a settembre, ha firmato una lettera rivolta al Comune per ripristinare il pulmino. La risposta dell’assessore all’Educazione Francesco Cappelli è arrivata soltanto qualche settimana dopo. Ha promesso di “riattivare il servizio o offrire possibili alternative” entro ottobre, che ormai è passato. Questo accade proprio nell’anno in cui nella scuola era previsto il “Progetto nazionale per l’inclusione e l’integrazione dei bambini rom, sinti e caminanti”. Che se procede ancora in questi termini – dicono gli insegnati – si svolgerà senza l’indispensabile “materia prima”, ossia gli alunni.