Politica

Tessere false, Turco si commuove: “Vecchia scuola Pd mortificata. Potrei andarmene”

Livia Turco si commuove ancora in diretta televisiva. Se prima era successo durante il Tg3 Linea Notte per Giorgio Napolitano, stavolta a scatenare la viva emozione dell’ex ministro della Salute è la vicenda delle tessere false del Pd. Ospite de “L’Aria che tira”, su La7, l’esponente del Pd approva l’intervento del direttore de “Il Fatto Quotidiano” Antonio Padellaro e si fa trascinare dal pathos: “Vengo dalla storia del Pci, Pds, Ds e ho vissuto la politica come grande passione. Questi fenomeni di degenerazione sono stati molto dolorosi. Io ed altri militanti non siamo qualcosa di arretrato, non siamo zavorra. Veniamo veniamo da quella scuola lì ed è stata quella scuola che è stata mortificata. E se questa scuola non la troverò più nel Pd non esito ad andarmene”. La Turco poi accusa: “Non è vero che siamo tutti uguali. C’è chi si è rimboccato le maniche, c’è chi ha fatto il parlamentare e non ha mai visto lo stipendio intero del parlamentare, c’è chi ha davvero vissuto la politica come servizio. E c’è invece chi pensa che un partito sia uno spazio politico in cui giocarsi una partita personale. Sono contro. Non c’entro”. Inevitabile la domanda della conduttrice Myrta Merlino: “Si riferisce a Matteo Renzi?”. “No” – risponde l’ex ministro – “basta con questa storia dei complotti. E’ vero che lui ha deciso di giocarsi una sua partita politica, ma lo rispetto, lo valuto per quello che dice e quello che fa”. E rivolge al sindaco di Firenze un accorato appello: “Spero che lui voglia farsi carico anche della mia storia, che non viva la mia storia come una zavorra, che voglia portare avanti, pur rinnovandoli, i valori della sinistra”. Sul caso Cancellieri-Ligresti, la Turco dichiara: “Un ministro si valuta per i fatti e il ministro Cancellieri ha fatto dei fatti eccellenti. Come ministro degli Interni, come ministro della Giustizia, come prefetto” – continua, commettendo una gaffe – “perché ha sciolto vari comuni antimafia. Il Pd non poteva comportarsi diversamente perché un partito valuta i fatti e lei non ha privilegiato nessuno. I fatti sono di una correttezza ineccepibile”. Ma aggiunge: “Quella sua telefonata è grave e al posto suo mi sarei dimessa”. L’esponente del Pd poi contesta una vignetta sull’inciucio Berlusconi – D’Alema, difendendo con veemenza l’ex presidente del Copasir: “Povero D’Alema, viene sempre attaccato, ma intanto è quello più detestato e odiato dal centrodestra”. “Non è vero, a me piace”, replica Augusto Minzolini. La Turco si rende protagonista anche di uno scontro con Giovanni Favia, ex esponente del M5S, che le rimprovera: “Dovete fare un po’ di autocritica sulla vostra generazione politica”. “Sa che le dico?” – tuona l’ex ministro – “sono stufa di autocritiche, di una sinistra che ha fatto sempre piagnistei, va bene?”. “Non alzi la voce”, ribatte Favia. “No, si figuri” – risponde la Turco – “è la passione, mi consenta”