Mafie

‘Ndrangheta a Reggio Emilia: sequestrati 3 milioni di euro a cosca Grande Aracri

L'autorità giudiziaria ha messo i sigilli ai beni di Francesco Grande Aracri, residente a Brescello ed elemento di spicco del gruppo di Cutro. E' il primo provvedimento in Emilia Romagna di tipo patrimoniale preventivo anticipato

Tre milioni di euro di beni sequestrati dai carabinieri di Reggio Emilia tra Reggio, Brescello e Catanzaro, un altro duro colpo assestato alla cosca della ‘ndragheta di Cutro che fa capo a Nicolino Grande Aracri, ora in carcere. Nel mirino il fratello del boss, Francesco Grande Aracri, 59enne residente a Brescello, a cui sono stati sequestrati conti correnti bancari, magazzini, appartamenti, aziende e veicoli per un valore complessivo di 3 milioni di euro. Un sequestro patrimoniale preventivo anticipato, come previsto dall’articolo 22 del decreto legislativo 159 del 2011, che contempla tra i provvedimenti d’urgenza il sequestro preventivo nel caso vi sia concreto pericolo che i beni di cui si prevede debba essere disposa la confisca vengano dispersi, sottratti o alienati.

In questo caso l’ipotesi è che i beni sequestrati siano frutto di attività illecite e gli inquirenti, ravvisando il pericolo che venissero intestati a terze persone non direttamente riconducibili alla famiglia Grande Aracri, hanno deciso di porli sotto sequestro. Il provvedimento è stato inoltrato al Tribunale di Reggio Emilia dalla Direzione distrettuale antimafia di Bologna e firmato dal presidente del Tribunale Francesco Caruso, a seguito di indagini patrimoniali del comando dei carabinieri di Reggio Emilia.

Si tratta del primo provvedimento di questo tipo in Emilia Romagna e uno dei primi nel Nord Italia che va a colpire una cosca calabrese, anche se nel territorio emiliano i Grande Aracri sono già noti da tempo. L’indagine patrimoniale infatti coinvolge Francesco Aracri, già condannato con sentenza definitiva passata in giudicato a tre anni e sei mesi per associazione di stampo mafioso per fatti che risalgono al periodo tra il 2001 e il 2003 a Reggio Emilia. Il cutrese venne coinvolto nell’operazione Edilpiovra, da cui emerse un giro di estorsioni, minacce e ritorsioni ai danni di imprenditori del settore edile e gestori di esercizi pubblici e privati, oltre a una rete di fatturazioni per operazioni inesistenti per occultare il denaro richiesto con la forza alle vittime.

L’operazione antimafia è scattata nelle prime ore di venerdì mattina tra Reggio Emilia, Brescello, in provincia di Reggio, e Botricello di Catanzaro. I carabinieri di Reggio Emilia hanno atteso l’apertura di banche e aziende per sequestrare 16 conti correnti e depositi bancari, due società del settore edile, sei unità abitative e nove esercizi commerciali, due veicoli e un terreno rurale. Le due aziende di Brescello poste sotto sequestro nella loro totalità sono la Grande Aracri, intestata a Francesco Grande Aracri, e la Eurogrande Costruzioni, di cui titolari sono i due figli di Francesco, così come i due veicoli e i conti correnti, tutti riconducibili a famigliari di Aracri o al diretto interessato.

“L’odierna attività conferma l’affinamento e la crescita della cultura investigativa delle indagini patrimoniali che ha portato, per la prima volta a Reggio Emilia nonché in Emilia Romagna, a un sequestro patrimoniale preventivo, anticipato ai sensi della nuova normativa del Codice Antimafia, in quanto eseguito prima della fissazione dell’udienza di contraddittorio” ha commentato il comandante provinciale dei carabinieri di Reggio Emilia Paolo Zito, sottolineando che si tratta ancora di una fase interlocutoria, anche se importante. Infatti, come ha ricordato, “l’aggressione ai patrimoni illeciti della criminalità organizzata consente di destrutturare la capacità organizzativa dei mafiosi che accettano maggiormente la possibilità di finire in carcere, ma molto meno quella di vedersi sottratti i beni”.

I beni posti sotto sequestro sono stati affidati ad amministratori giudiziari. Sarà l’iter processuale a stabilire o meno la confisca definitiva, e in quel caso la gestione dei beni passerà all’Agenzia Nazionale dei Beni Confiscati istituita nel 2010 e oggi recepita dal Codice Antimafia.