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Bilancio Senato, Bottici (M5S): “Spese ridotte? E’ un trucco contabile”

La senatrice del Movimento 5 Stelle denuncia la gestione dei conti a Palazzo Madama. E il gruppo durante la votazione presenta alcuni emendamenti per ridurre i costi. La polemica segue quella della Camera dove il collega Riccardo Fraccaro ha attaccato gli "sfarzi" degli eletti

Il bilancio del Senato per il 2013 è scritto con un “trucco contabile” per gonfiare i risparmi e ridurre le spese. Lo denuncia Laura Bottici, senatrice del Movimento 5 Stelle e questore, nello spiegare in Aula la sua decisione di astenersi. “Il bilancio di quest’anno nasconde la realtà – sostiene – poiché il vero ammontare delle spese del Senato non è di 541.500.000 euro, ma di 561.800.000 euro. È lampante che la sbandierata riduzione di spesa sia frutto di un espediente contabile, che di fatto ha spostato spese ed entrate fuori dal bilancio. Questo ha permesso di realizzare un risparmio immaginario di 20.300.000 euro. Quindi, il preventivo 2013 è superiore come spese di oltre 19.000.000 rispetto all’ordine del giorno G100 da voi approvato ad agosto 2011. Se non si cercasse di nascondersi, sarebbe semplice spiegare i motivi delle maggiori spese”. Una polemica che arriva a poche ore dalla presentazione del bilancio a Montecitorio dove sempre i 5 Stelle hanno attaccato gli altri partiti per gli “sfarzi eccessivi” e i pochi chiarimenti. 

Il “trucco contabile” al Senato – La senatrice a 5 Stelle ha chiesto spiegazioni su alcuni punti che, secondo la sua opinione, non sono stati chiariti davanti ai cittadini. “Dove sono finite le entrate derivanti dagli avanzi di cassa degli anni precedenti? Dove sono finiti i 23 milioni di quella attuale?. Gli avanzi di gestione dovrebbero essere “iscritti nel capitolo di bilancio delle entrate sotto la voce fondo iniziale di cassa. Ciò non è avvenuto; si sono trasferite delle poste”. E il trucco appare, secondo la senatrice, quando si vanno a vedere le spese: “Abbiamo pagato 8 milioni in più – prosegue – per gli assegni di fine mandato. Noi abbiamo versato 222 assegni. In cassa avevamo 8 milioni e ne abbiamo spesi oltre 17, e li abbiamo messi noi. Bastava dirlo con parole chiare e i cittadini avrebbero compreso; invece si cerca sempre di nascondere la realtà. Una famiglia sa benissimo quando vi sono momenti in cui si deve spendere di più: basta essere trasparenti”.

Il “bivacco” a Palazzo Madama e lo scontro con la Lega – La parola “bivacco” la pronuncia il senatore M5S Gianluca Castaldi: durante il dibattito sul bilancio interno parla dell’assegno di fine mandato come di uno scherzetto che “vale un pozzo di soldi” per “alcuni personaggi che bivaccano da una vita”. In tempi di ideologie ancora vive e vegete la memoria sarebbe corsa all’espressione utilizzata da Mussolini sull'”aula sorda e grigia” della Camera, da rendere “un bivacco di manipoli”. La frase di Castaldi non va giù al leghista Giacomo Stucchi: con certe parole “si accetta demagogia che lede l’integrità delle istituzioni, una deriva molto populista che non rappresenta la vera essenza della democrazia, che è testimoniata in primis dal lavoro svolto in queste aule”.

I quindici punti M5S per ridurre le spese: tutti bocciati tranne due – Le proposte per alleggerire le spese del Senato sono arrivate dal Movimento 5 Stelle che in Aula hanno chiesto il voto su alcuni ordini del giorno. Promossi solo due: la dematerializzazione degli atti parlamentari e il vincolo della diaria alle presenze in Aula anche per i senatori a vita. Bocciati invece tutti gli altri come ridurre l’indennità a 5.000 euro e la diaria a un massimo di 3.500 euro o stipulare convenzioni con le compagnie aeree low cost. I 5 Stelle inoltre avevano proposto l’abolizione dell’assegno di fine mandato e la “rendicontazione diaria obbligatoria sul sito del Senato”. E ancora: la riduzione del 50% delle spese di rappresentanza, un contributo di solidarietà per i vitalizi dei parlamentari in essere (10% fino a 90 mila euro e 20% per la parte eccedente), la riduzione degli stipendi dei dipendenti del senatore.

Le polemiche sul Bilancio della Camera – Ma la discussione sulle spese in Parlamento riguarda anche i conti di Montecitorio. Mentre la vicepresidente Marina Sereni del Partito democratico parla di “direzione giusta”, i 5 Stelle se la prendono con gli “sfarzi”. La riduzione delle spese per il 2013 è stata di 60 milioni di euro: “Abbiamo tagliato”, ha detto Roberto Speranza, capogruppo Pd alla Camera, “senza smantellare una delle istituzioni cardine della democrazia. Per la prima volta il bilancio viene sensibilmente ridotto rispetto al bilancio 2012. E per il triennio 2013-2015 la dotazione della Camera si riduce di 50 milioni di euro per ciascun anno. Con il voto di oggi – aggiunge – abbiamo dimostrato che contenere le spese è possibile senza comprometterne il funzionamento e comunque salvaguardando la dignità dell’istituzione e di chi vi lavora. E tutto questo in barba a chi semina solo demagogia e si nasconde dietro slogan propagandistici”. 

E il riferimento è al Movimento 5 Stelle che anche a Montecitorio ha puntato il dito contro le singole voci di spesa: “I cittadini”, ha dichiarato in Aula Riccardo Fraccaro, deputato M5S, “spendono 1 milione e mezzo di euro per ogni deputato. Montecitorio resta il reame dello sfarzo e degli sprechi. È ignobile affamare i cittadini per far vivere quattro gatti nel lusso più sfrenato. Avete perso il senso del pudore”.

A fare scalpore alcune voci di spesa della Camera dei deputati, che già qualche mese fa erano stati denunciati dal gruppo a 5 Stelle : “Paghiamo”, continua Fraccaro, “ad esempio 8 milioni di euro tra servizi di sicurezza, ufficio stampa, guardaroba e cerimoniale; 5 milioni di euro spesi ogni anno per la riproduzione cartacea di documenti interni e 12 milioni di euro spesi ogni anno per la gestione dei servizi informatici e 550 mila euro di consulenze varie“. E ha concluso: “Un inizio sarebbe ridurre gli emolumenti a 5 mila euro lordi come abbiamo fatto noi. Abbiamo proposto di ridurre l’enorme spesa annua della Camera eliminando sprechi e privilegi, di garantire la massima trasparenza e accessibilità alle retribuzioni e al trattamento giuridico dei dipendenti pubblici e ottenere un sistema snello ed efficiente, basato sul merito, ma non ci avete ascoltato”.

Una polemica che i questori di Montecitorio hanno definito “demagogica” e non “realizzabile“: “Il Movimento 5 stelle”, ha dichiarato Paolo Fontanelli del Partito democratico, “pensa di poter tagliare fino a 150 milioni il bilancio? I loro risparmi sono chiacchiere, non considerano che il 75% del nostro bilancio è fatto di stipendi, pensioni e indennità. Tutte spese che non si possono tagliare senza intaccare diritti acquisiti. E quindi senza provocare nuove ed ulteriori spese in ricorsi”.