Cronaca

Ostia, il suicidio in Brasile di Vincenzo Pompei: “Sapeva molto della mafia locale”

Gaetano Pascale, ex ispettore della squadra mobile e oggi collaboratore dell'Fbi, catturò il boss del litorale romano nel 2001 a San Paolo del Brasile. "Era un personaggio di primo piano del narcotraffico dal Sud America fino al Lazio"

La ricerca della verità sulla mafia ad Ostia ha subito una battuta d’arresto  importante con la morte di Vincenzo Pompei, detto ‘Chicco’. Boss di primo piano, Pompei era un personaggio cardine nella storia criminale romana dal quale erano partite, undici anni fa, le indagini degli investigatori che già allora cercavano di smantellare la mafia sul litorale romano. L’uomo si era rifugiato in Brasile dopo aver saputo dell’ennesimo ordine di carcerazione, stavolta per un residuo di pena da scontare. Tuttavia, a Rio era stato scoperto, identificato e arrestato. E in cella, in attesa di essere estradato in Italia, si sarebbe suicidato qualche giorno fa. Gaetano Pascale, ex ispettore della squadra mobile a capo del pool investigativo (Squadra Mobile e Polaria di Fiumicino) bloccato nel 2003, non è convinto della versione ufficiale data dalle autorità brasiliane.

“Pompei – spiega Pascale, che ora collabora con l’Fbi ed è docente di criminologia – avrebbe potuto raccontare molte cose in grado di aiutare la magistratura a fare luce sugli intrecci tra criminalità e mondo economico finanziario a Ostia. Cleto Di Maria, tra i capifila della cosca CaruanaCuntreraCaldarella, arrestato per associazione mafiosa a luglio scorso nell’operazione Nuova Alba a luglio, era amico intimo di Pompei, che appare nelle informative di dieci anni fa. Di Maria, tra l’altro, è l’uomo di fiducia del presidente del porto turistico di Ostia Mauro Balini, che è riuscito ad ottenere un documento falso dall’ex vicecomandante della Guardia di Finanza, Emilio Spaziante, per l’ampliamento del porto stesso. Pompei sarebbe stato molto prezioso, visto che il 17 dicembre inizierà il processo a carico dei 51 arrestati a luglio”.

Pascale conosce bene ‘Chicco’ Pompei visto che fu proprio lui a catturarlo nel 2001 a San Paolo del Brasile. “Era un personaggio di primo piano del narcotraffico dal Sud America ad Ostia – prosegue-. Dopo una lunga operazione di intercettazione lo individuammo a San Paolo e partii immediatamente. Dopo una sparatoria ed un rocambolesco inseguimento per le vie della città, riuscii a catturarlo. Conoscevo bene il personaggio e in alcune conversazioni intercettate tra lui ed altri boss della mala spesso sottolineava il fatto che lui in carcere non voleva andarci. Credo avrebbe collaborato volentieri con gli inquirenti per evitare di finire in cella”.

Già nel 1993 la polizia brasiliana ferma davanti al porto di Fortaleza una barca, la Double Seven, con a bordo, oltre ad alcuni narcotrafficanti di spicco, 250 chili di cocaina. Dal porto, a dirigere le operazioni ci sono proprio Pompei e Di Maria. ‘Chicco’ riappare poi sulla scena criminale romana, in quanto uomo anche dei Fasciani, padrini indiscussi di Ostia, anche loro arrestati nel corso dell’operazione Nuova Alba. Pompei era legato anche a quel mondo imprenditoriale di Ostia che intratteneva rapporti con la criminalità organizzata. Infatti, le utenze intercettate nel 2001 da Pascale e colleghi per individuarlo erano state effettuate del Bar Sisto di Eduardo Ciotoli. Si tratta di un uomo vicino ai proprietari del Cineland, il multisala di Ostia dove venne ucciso nell’autunno del 2002 il gestore del parcheggio Paolo Frau, membro della Banda della Magliana, in contatto con i pregiudicati che da Ostia si erano trasferiti in Sudamerica. Pompei avrebbe avuto molto da dire sulla mafia ad Ostia, protagonisti, eventuali colletti bianchi, intrecci societari e canali di approvvigionamento ma è morto in un carcere di Rio portandosi via per sempre tutti i suoi segreti.