Politica

Riforme costituzionali, Cgil: “La legge ignora quanto disposto dalla stessa Carta”

Il sindacato conferma la propria contrarietà alla legge approvata in Senato: "Continueremo a difendere strenuamente i principi e i valori fondamentali della Carta, se serve anche con un referendum"

Il Pd è favorevole. La Cgil no. Il disegno di legge sulle riforme costituzionali al Senato incassa il terzo sì e attende il quarto nell’Aula di Montecitorio e trova nel Partito Democratico il suo sostenitore, fedele ben più del Pdl. Ma gli avversari dei democratici su questa partita sono soprattutto nel proprio campo. Se Sinistra Ecologia e Libertà – unico gruppo con i Cinque Stelle – ha infatti votato contro manifestando il dissenso in Aula indossando i fazzoletti rossi dei partigiani, è anche e soprattutto la Cgil a far sentire la propria voce dall’esterno del Parlamento. Il provvedimento, spiega il segretario confederale Danilo Barbi, vuole promuovere un processo di riforma della Costituzione, introducendo un procedimento speciale che ignora quanto disposto dalla stessa Carta per le modifiche costituzionali, derogando alla normale procedura prevista dall’articolo 138 della Costituzione”.

Barbi annuncia che il sindacato “contrasterà le modifiche anche con lo strumento del referendum”. La Cgil, prosegue la nota, “vigilerà ” sui lavori della Commissione parlamentare e ribadisce che continuerà a difendere strenuamente i principi e i valori fondamentali della Carta costituzionale, come fatto da ultimo nel 2006 “con il vittorioso referendum costituzionale insieme all’associazione “Salviamo la Costituzione: aggiornarla non demolirla”. La Cgil, infatti, “non si sottrarrà dal contrastare nel merito, anche con lo strumento referendario, ogni ipotesi di modifica del nostro ordinamento che tradisca la perfetta funzionalità dell’architettura istituzionale o che miri allo stravolgimento dell’ordinamento della Repubblica, rompendo l’imprescindibile equilibrio di poteri tra governo e parlamento, come avverrebbe con il semipresidenzialismo o il premierato, e limitando la partecipazione plurale e la rappresentanza democratica”.