Cronaca

Lazio, M5S: “Assunti troppi dirigenti”. La Regione: “Tutto regolare”

Emanati 25 bandi dalla giunta regionale per altrettante figure professionali e affidati 17 incarichi. Secondo il Movimento 5 Stelle sono stati "superati i limiti imposti" dalla legge che provocheranno "costi esorbitanti". Ma l'ente precisa: "Erano già dirigenti pubblici a carico dello Stato". Ma il sindacato Usb aveva "previsto" già in estate a chi sarebbero andati gli incarichi

Nuova infornata di dirigenti in Regione Lazio, tutti rigorosamente esterni, come specificato nell’oggetto dei 25 bandi emanati dalla giunta regionale per altrettante figure professionali. Bandi che secondo i sindacati ed i consiglieri regionali del Movimento 5 Stelle sarebbero illegali. Al momento sono già stati affidati 17 incarichi dirigenziali.

“La struttura amministrativa regionale – spiega Gaia Pernarella, consigliere regionale 5 Stelle – prevede 174 aree con una dotazione di altrettanti dirigenti. La legge sancisce che si possono affidare incarichi esterni nel limite massimo dell’8%, il tetto quindi è 14 non 25. Abbiamo presentato un’interrogazione in merito a questa vicenda a Zingaretti e all’assessore al Bilancio per chiedere informazioni sui motivi che hanno portato a queste assunzioni che, oltre a superare i limiti imposti dalla normativa vigente, avranno dei costi esorbitanti. I nuovi dirigenti percepiranno una retribuzione annua lorda di circa 88 mila euro ma, tra oneri riflessi e bonus, il costo annuo per ognuno può arrivare a circa 200 mila euro. La Regione – prosegue Pernarella – con questi nuovi incarichi potrebbe spendere circa 5 milioni di euro in più all’anno. In 5 anni si potrebbe arrivare ad una spesa complessiva di 25 milioni”.

La cifra da spendere per queste 25 posizioni dirigenziali di seconda fascia si andrebbe a sommare ai 7 milioni dovuti alle assunzioni di dirigenti esterni di prima fascia; vicenda già denunciata dai consiglieri 5 Stelle con un esposto alla Corte dei Conti che, ritenutolo fondato, ha aperto circa quattro settimane fa un’istruttoria in merito. 

“Gli incarichi dirigenziali che stiamo affidando – fanno sapere dalla Regione – non superano in alcun modo il limite evidenziato nell’interrogazione, né per i dirigenti esterni all’amministrazione e nemmeno per il contingente di dirigenti di altre amministrazioni. Sicuramente la spesa complessiva sarà di molto inferiore ai 5 milioni. Il ‘full cost’ di un dirigente non supera i 130 mila euro, compresi tutti gli oneri previdenziali e fiscali. Inoltre, la metà dei dirigenti che stiamo chiamando per integrare il management regionale sono già dirigenti pubblici, quindi non generano maggiore spesa per l’erario, perché sono già a carico del bilancio dello Stato. Le figure professionali che abbiamo selezionato, tra più di mille candidature, si caratterizzano per percorsi professionali interessanti e soprattutto coerenti con gli standard di ogni organizzazione avanzata. Oltretutto talune figure sono assenti nell’organigramma interno”. 

I 5 Stelle hanno già annunciato che, se non otterranno risposte chiare e documentate dalla Regione rispetto a questi incarichi, sono pronti a presentare un nuovo esposto alla Corte dei Conti. L’aspetto inerente la presunta illegittimità di tali bandi e l’inopportunità di aggravare di ulteriori costi le casse regionali, già in agonia da anni, non sono gli unici due elementi da focalizzare. La Direr – sindacato dei dirigenti regionali – ha chiesto ufficialmente a fine agosto se fosse stata fatta una ricognizione e programmazione triennale delle risorse per le coperture finanziarie, come previsto per legge, ed ha chiesto conto del fondo deputato alle assunzioni esterne come previsto dal contratto nazionale della dirigenza ma non ha ottenuto risposte dalla Regione.  

“Ancora siamo in attesa di quanto richiesto, – spiega Roberta Bernardeschi, segretaria regionale della Direr – ma l’assenza di informativa, confronto e documentazione istruttoria sui criteri organizzativi delle nuove strutture conferma che, ancora una volta, si è proceduto a moltiplicare le strutture dirigenziali, frammentandole e duplicandole, al fine di precostituire l’esigenza di reclutamenti esterni. L’operazione si completa con la redazione di schede di professionalità necessarie per l’affidamento delle strutture dirigenziali ritagliate sui soggetti che si vogliono reclutare. Operazione ancora più incongrua in una amministrazione che ha una dotazione organica dirigenziale meramente numerica e non per profili professionali. E’ evidente che se nella riorganizzazione delle strutture – conclude la Bernardeschi – si fossero eliminate quelle non operative o doppioni di altre ovvero si fossero aggregate le competenze in modo più funzionale, i circa 200 dirigenti interni in servizio sarebbero stati più che sufficienti per gestire l’amministrazione regionale”.

Al di là delle presunte strutture fatte ad hoc, ritagliate sui soggetti che si vogliono reclutare, è un fatto che la segretaria regionale della Direr in tempi non sospetti, ai primi di agosto, aveva previsto a campione alcuni nominativi con il relativo incarico futuro da assegnare, mettendolo nero su bianco con tanto di timbro postale. Incarichi puntualmente azzeccati. “A nostro avviso – dichiara Domenico Farina, coordinatore Usb pubblico impiego della Regione – oltre la metà delle aree individuate per i nuovi dirigenti, potrebbero essere facilmente accorpate, con notevole risparmio di spesa. Infatti Zingaretti in meno di sei mesi ha nominato un numero di dirigenti esterni superiore a quelli nominati durante tutta la legislatura Marrazzo-Montino.

Appare, inoltre, palesemente scorretta la procedura utilizzata per il reperimento del personale dirigente attraverso l’emanazione di semplici avvisi pubblici per titoli, piuttosto che attraverso l’indizione di un pubblico concorso. Tale sistema di reclutamento infatti lascia ampio spazio a possibili clientelismi”. Effettivamente il contenuto dei bandi in questione, in relazione alle metodologie di valutazione dei curricula, lascia un po’ a desiderare. “La valutazione – si legge a pagina 4 – non è vincolata da procedure di comparazione formale fra i soggetti candidati, fermo restando l’obbligo di motivazione della scelta che sarà effettuata dal direttore del Dipartimento competente con proprio provvedimento”. Mano libera quindi sostanzialmente per il direttore che deve decidere a chi affidare l’incarico, una valutazione non proprio formale ed asettica che lascia più di un dubbio.