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Russia, scontri xenofobi dopo un omicidio: fermati più di mille migranti nella capitale

Nella periferia di Mosca, migliaia di persone hanno dato vita a una manifestazione violenta dopo l'assassinio di un giovane russo. Un maxi raid della polizia contro la migrazione clandestina. Il leader dell'opposizione Navalny lancia una petizione per introdurre il regime dei visti con l'ex Urss

A Mosca un maxi raid della polizia contro l’immigrazione clandestina, un’operazione punitiva di facciata messa in atto dopo che nella periferia sud della città è esplosa domenica scorsa una protesta violenta contro i migranti. Fermate circa 1200 persone  provenienti dal Caucaso o dalle ex repubbliche sovietiche dell’Asia centrale, come Tagikistan e Kirghizistan. L’operazione della polizia segue ai tumulti xenofobi scoppiati nel quartiere meridionale della capitale, Birjuljovo, per l’uccisione di un giovane russo che i residenti locali attribuiscono ad un caucasico. I fermi sono stati effettuati nell’ambito delle indagini su questo omicidio, durante un raid in un mercato all’ingrosso di Biriuljovo, dove lavorano prevalentemente immigrati. Chiuso anche il mercato di frutta e verdura dove si crede che lavori il presunto omicida. L’Agenzia federale russa per la protezione dei consumatori ha riscontrato delle “irregolarità” e perciò ha disposto la chiusura dell’esercizio. I dati sulla presenza degli immigrati clandestini a Mosca variano, a seconda delle fonti, da 800 mila a oltre 2 milioni, su una popolazione di 11,6 milioni di abitanti. Monta intanto la preoccupazione di altri incidenti, alla vigilia del Kurban Bayram (in arabo Eid el Adha), dedicata al sacrificio di Isacco, la festa più importante del calendario musulmano. La Federazione dei migranti di Russia ha invitato gli stranieri a non uscire raccomandando la massima prudenza.

All’indomani degli scontri a sfondo nazionalista, il leader dell’opposizione russa Alexei Navalny, ha lanciato una petizione per abolire l’ingresso in Russia senza visti per i cittadini delle ex repubbliche sovietiche. L’appello ha già raccolto più di 2000 adesioni. Una volta raggiunte 100 mila firme, l’iniziativa dovrà essere esaminata dalla Duma. La petizione sostiene che l’immigrazione illegale sia sfruttata dalle autorità cittadine che lucrano sulla manodopera a basso costo. I migranti, dice il documento, oltre a portare a un tasso elevato di criminalità, sottraggono posti di lavoro ai russi, senza aumentare la produttività dell’economia.  

Delle 380 persone fermate domenica, tra cui gli ultra e nazionalisti, oltre che gli abitanti del quartiere di Birjuljovo, solo due sono state trattenute dalla polizia, mentre altre 70 sono state citate in tribunale, dove rischiano provvedimenti amministrativi sino ad un massimo di 15 giorni di carcere per “teppismo”. Scontri, vetrine spaccate, agenti feriti e un tentato incendio a un mercato di frutta e verdura: per un giorno Mosca è stata teatro di una guerriglia urbana, scatenata da una folla inferocita per l’uccisione di un 25enne russo. L’assassino era un uomo con tratti caucasici, secondo le immagini delle telecamere: migliaia di persone, tra abitanti del quartiere e militanti nazionalisti, hanno dato vita a una manifestazione che è degenerata in violenze contro gli immigrati.

Ad accendere la miccia di una xenofobia diffusa che esplode sempre più frequentemente è stato l’omicidio di un venticinquenne russo, Iegor Sherbakov, accoltellato giovedì scorso davanti agli occhi della fidanzata per aver tentato di difenderla dagli insulti di un passante, poi identificato come un azero sulla base delle immagini di una videocamera. L’omicida era fuggito e la polizia aveva offerto oltre ventimila euro per chi avesse dato una mano nelle indagini. Domenica migliaia di persone sono scese in piazza, dando vita a una dimostrazione dai toni di una prova di forza nazionalista: “la Russia ai russi” era lo slogan più gridato. Il corteo ha lasciato una scia di vetrine infrante, auto e chioschi danneggiati, lancio di fumogeni e bottiglie, barricate con i cassonetti della spazzatura. Gruppi di manifestanti, soprattutto giovani appartenenti alla destra xenofoba, hanno distrutto finestre e vetrine di un centro commerciale, prima di tentare di incendiare l’edificio. Poi si sono diretti verso un magazzino dove lavorano molti immigrati, ritenuti responsabili dell’aumento del tasso di criminalità nel distretto. La polizia è stata colpita da lanci di molotov. Negli scontri, che hanno fatto scattare il piano di emergenza “Vulcano”, sono rimaste ferite circa venti persone, tra cui sei agenti.

Il blogger anti Putin Alexei Navalny, sconfitto alle recenti elezioni per il sindaco di Mosca, ha chiesto le dimissioni dei vertici della polizia moscovita e l’introduzione del regime dei visti, ipotesi quest’ultima già scartata dal leader del Cremlino nei giorni scorsi. La lotta contro l’immigrazione illegale è stato il tema principale della campagna elettorale per le comunali della capitale e prima del voto si erano susseguiti raid contro gli immigrati. La Russia, a causa di una grave crisi demografica, ha bisogno di manodopera straniera ed importa milioni di clandestini sopratutto dalle ex repubbliche sovietiche dell’Asia centrale. Si tratta di persone che lavorano sopratutto in nero nei cantieri e nei mercati e che vivono in condizioni estremamente precarie.

In Russia sono frequenti le mobilitazioni xenofobe: la più clamorosa risale al dicembre 2010, quando decine di migliaia di nazionalisti si radunarono in piazza del Maneggio, vicino al Cremlino, per la morte di un giovane tifoso russo dello Spartak in una rissa con caucasici. Secondo il politologo Dmitri Trenin, i raid anti immigrati mettono a nudo “il più grande pericolo per la sicurezza nazionale russa: le relazioni inter-etniche nelle grandi città”.