Cronaca

Immigrazione clandestina, Fiamme gialle arrestano equipaggio della nave madre

Le operazioni si sono svolte contemporaneamente al salvataggio dei passeggeri che gli scafisti avevano abbandonato in precarie condizioni su un natante. Disposto lo stato di fermo per tutti i membri dell'organizzione

La Procura di Reggio Calabria ha filmato il momento del trasbordo, da un mercantile al peschereccio, dei 226 migranti provenienti dalla Siria e giunti in Calabria domenica sera.

Tutti arrestati i 18 componenti dell’equipaggio della cosiddetta nave madre, l’imbarcazione usata dagli scafisti per fare la traversata alla quale è legato un natante più piccolo dove vengono trasbordati i migranti una volta in vista delle coste italiane.

Contemporaneamente alle operazioni di salvataggio, avvenuto a 150 miglia dalla costa calabrese, una motovedetta della Guardia di Finanza ha intercettato l’imbarcazione usata dai cittadini siriani prima del trasbordo sulla barca più piccola che è stata tratta in salvo. 

Il mercantile stava rientrando dopo avere scaricato, come fosse merce da buttare, i migranti tra i quali c’erano 79 bambini. Bloccata dai militari, la nave è stata affiancata dalla motovedetta della Guardia di Finanza che l’ha scortata fino a Reggio Calabria dove è arrivata pochi minuti fa. Appena scesi dal mercantile, l’intero equipaggio è stato raggiunto da un decreto di fermo, firmato dal procuratore Federico Cafiero De Raho, dall’aggiunto Nicola Gratteri e dai sostituti Sirleo e Frustaci.

Le indagini hanno consentito alle Fiamme gialle di risalire a quella che dovrebbe essere l’organizzazione dei trafficanti di uomini che sfrutta i disperati che scappano da guerra e fame. Gente disposta a pagare migliaia di euro per un viaggio in condizioni a dir poco precarie.

Si è evitata la tragedia per la testardaggine del magistrato Gratteri che, ieri pomeriggio, dopo aver visto le immagini del satellite, ha ordinato ai militari di salvare i siriani sul peschereccio che stava per affondare mentre si trovava in acque internazionali. All’arrivo delle motovedette, sul barcone c’era un metro d’acqua e sarebbe stato impossibile per gli immigrati raggiungere la Calabria o la Sicilia.

Con ogni probabilità ci sarebbe stato un naufragio simile a quello che si è verificato il 3 ottobre a largo di Lampedusa dove sono morti oltre 300 tra etiopi ed eritrei.

Adesso, i magistrati interrogheranno i 18 arrestati nel tentativo di ricostruire la rete di trafficanti che gestisce il business dei barconi. Intanto, i 226 siriani salvati sono stati accompagnati in una palestra nella periferia sud di Reggio dove è stato allestito un campo in attesa di trasferirli nei centri di accoglienza.