Cronaca

Naufragio Malta, i superstiti: “Motovedetta libica ci ha sparato addosso”

Secondo fonti de La Valletta le autorità maltesi hanno fermato un tunisino ritenuto lo scafista del barcone del nuovo naufragio avvenuto venerdì nel canale di Sicilia. La testimonianza: "Colpi all'impazzata, le persone si facevano scudo l'una con l'altra". Due corpi recuperati a Lampedusa, sale a 360 morti il bilancio del naufragio del 3 ottobre

“I libici ci hanno sparato addosso, uccidendo due di noi, quando ci hanno avvistati appena lasciate le coste della Libia”. Lo hanno riferito alcuni dei 146 sopravvissuti scampati al nuovo naufragio di venerdì nel canale di Sicilia, trasferiti a Malta. Nell’ennesima tragedia del mare sono morte 34 persone. Le autorità maltesi che hanno aperto un’inchiesta, starebbero trattenendo un cittadino tunisino sospettato di essere lo “scafista” del barcone. Secondo indiscrezioni raccolte a La Valletta, l’uomo sarebbe stato identificato da molti dei 146 superstiti e che stanno testimoniando alle autorità. Il viaggio della morte, sempre secondo le testimonianza raccolte pochi minuti fa, sarebbe costato tremila dollari a testa. Questa la cifra pagata dai migranti che erano sul barcone. “Abbiamo pagato 3mila dollari ciascuno ai miliziani libici nel porto di Zuwahra per questo viaggio della morte”.

“Eravamo in 400-450 persone”, riportano i primi racconti di chi era a bordo, aprendo uno scenario che potrebbe, se confermato, tradursi in un bilancio ancora più tragico del naufragio di ieri a 60 miglia dalle isole Pelagie. “Appena partiti i libici ci hanno sparato addosso, uccidendo due di noi. Hanno sparato all’impazzata. Penso volessero colpire lo scafista. A bordo c’era il panico e le persone cercavano di farsi scudo uno con l’altro”, spiega uno dei superstiti. E poi il naufragio: tanti che non sapevano nuotare, bambini dispersi in mare… un neonato morto con il faccino rivolto al cielo come un angelo”, racconta un 27enne palestinese.

“Abbiamo lasciato il porto di Zuwara giovedi scorso all’alba”, racconta a La Valletta Emd Hassan, 38 anni, di Damasco, laureato in letteratura inglese: “Ho avuto tanta paura, non vedevo i miei tre figli. Urlavo in mare il loro nome. Poi per miracolo sono riuscito a ritrovarli tutti e tre e con le ultime forze li ho afferrati e gettati su una zattera che era stata lanciata da un aereo. Molti di noi non sapevano nuotare”.

Sotto shock e disperata invece un’altra coppia, sempre siriana, che non sa ancora la sorte dei suoi tre bambini. Non sanno se sono stati soccorsi e portati a Lampedusa o sono dispersi, raccontano disperati. 

In mattinata è arrivato a PortoEmpedocle (Agrigento) il pattugliatore Libra della Marina militare con a bordo 235 migranti salvati in tre diverse operazioni di soccorso. I profughi sono stati portati nella tensostruttura della protezione civile sempre dentro l’area del porto. Una donna egiziana scendendo dalla nave si è sentita male ed è stata accompagnata in ospedale ad Agrigento. Anche un altro giovane con ferite al piede è stato portato in ospedale.

Intanto i corpi di altri due migranti sono stati recuperati in mare questa mattina da una motovedetta della Guardia Costiera di Lampedusa. Sale così a 360 il bilancio, ancora provvisorio, delle vittime del tragico naufragio avvenuto il 3 ottobre scorso. Proseguono le ricerche