Cronaca

Lampedusa: l’orrore della burocrazia

Le tende ci sono ma la Prefettura non vuole usarle.

Donne e bambini sotto la pioggia per giorni, nel fango…
Sopravvissuti a un dramma, hanno visto morire centinaia di persone, sono vivi per miracolo e noi così li assistiamo.
E per giunta li incriminiamo per immigrazione clandestina e li lasciamo all’addiaccio?
Ma che bella civiltà!
Come è possibile? Non hanno almeno delle tende?
Ne parlo con mio padre. Decidiamo di cercare di dare una mano…

Telefono al Comune: “Ma sono ancora sotto l’acqua questi sventurati?”
“Sì, certo!” Mi risponde una gentile signora, le dico
“…Noi abbiamo una onlus, il Comitato Nobel per i Disabili, possiamo comprare cento tende e portarvele?”
“Ma guardi che noi ce le abbiamo le tende… E per giunta sono giorni che da tutta Italia ci telefono per offrirci tende… Ma non possiamo darle ai naufraghi che sono sotto la pioggia perché la Prefettura non dà il permesso. Sono loro a controllare il Campo”.
Incredibile, assurdo, delirante.

Mio padre telefona alla prefettura di Agrigento: “Ci hanno detto al Comune di Lampedusa che per mandare delle tende ai naufraghi ci vuole il vostro permesso. Posso mandarvele?”
“Ma guardi… Non lo so… Ci sono dei problemi… Dovrebbe farci una domanda…”
“Gliela sto facendo la domanda: posso mandarvi cento tende?”
“La domanda ce la deve inviare via fax! Ci sono delle procedure da rispettare!”
“Ma questi sono sotto la pioggia!!!”
“Siamo in Italia… Non si possono cambiare le cose in un giorno!”
Mio padre mi passa il telefono costernato. Chiedo alla signora “incaricata” dei soccorsi se si rende conto che quella gente sta sotto la pioggia… Alla fine decide di passarmi una persona più “incaricata” di lei. Mi lasciano al telefono 5 minuti. Richiamo, chiedo della super incaricata. Mi lasciano di nuovo appeso al telefono e non risponde più nessuno.
Mi viene in mente quel film… “Muro di gomma”…

Ora vorrei invitarti a riflettere sulla dimensione morale di questa situazione.
Ci sono le tende, il Comune e decine di privati le offrono alla Prefettura ma non vengono utilizzate per via della procedura.
Io credo che questo virus mentale sia il cuore di tutti i problemi italiani: si è perso il senso delle cose… Lo hanno sostituito con la mistica della carta bollata… Una religione demoniaca e impietosa…
Questa è l’origine della crisi del Sistema Italia.
E una situazione del genere, riportata dal Fatto Quotidiano in prima pagina, non è una notizia per il resto dei media. Non interessa a nessuno che lo Stato Italiano non riesca a compiere neppure il minimo del minimo del minimo di un gesto di soccorso.
Che restino sotto la pioggia! Non possiamo piegare i regolamenti e gli iter burocratici alla pietà umana.

L’11 settembre del 1959 i miei genitori debuttavano con lo spettacolo Gli arcangeli non giocano al flipper, nel quale si racconta di un invalido che cerca di ottenere la pensione ma scopre di essere iscritto all’Anagrafe come cane bracco… Lo spettacolo conteneva una canzone che dopo più di 50 anni è ancora, ahimè, attuale!

Fratelli d’ufficio 
Per dare gloria a Cheope han fatto una piramide

Un ara per Leonida, un arco per i Cesari,

Un cippo monolitico per il Vercingetorige

Per ricordare un nautico han battezzato America

Quel continente atlantico scoperto dal Cristoforo.

Col nome di un gran medico han battezzato un microbo

E per finire,  i clinici

Pur di passare ai posteri

A corto di piramidi, ci han battezzato gli organi:
C’è l’osso di Berio, la tromba di Eustachio

C’è il nervo di Bario, c’è  l’elmo di Scipio

C’è il cocchio di Dario, ciascuno ha il suo cippo

Ma nessuno ricorda chi a tutto pensò.

Chi fu quel gran burocrate che ha inventati i moduli

Le cedole di transito, il bollo di verifica

Le pratiche da evadere, la tassazione a carico

Lo scarico bonifico,  il buono per gratifica
Il protocollo unico, la carta di certifica
Di lui nessuna lapide ricorda il dì di nascita

E forse nell’anagrafe è iscritto come anonimo.

Fratelli d’ufficio alziamo la testa

Del genio dei bolli cantiamo le gesta

Alziam gli sportelli,  laudiamo al Signore
Che per nostro amore qui tutto creò:

I timbri rotondi, la carta bollata
La marca da dieci, la carta intestata
l’usciere alla porta, i portapennini

La penna,  i cestini pei capo-sezion!