Politica

Onorevole Buonanno, lei è licenziato

Probabilmente avete letto la notizia. Ripercorriamo comunque la scena.

Siamo in Parlamento. Alla Camera dei deputati della Repubblica italiana. Si discute del caso Barilla. Di cosa esattamente? Non si sa. Si discute. Sta parlando Alessandro Zan di Sel (che, ogni articolo che riporta l’accaduto, ci tiene a definire “gay dichiarato”).

Gianluca Buonanno, vicepresidente dei deputati della Lega Nord, tira fuori un finocchio e lo mette in bella mostra (video). Segue solita scena pietosa: commessi che separano i litiganti, Buonanno che fugge per rientrare da un’altra porta, la vicepresidente della Camera Marina Sereni che sghignazza, scampanella, richiama all’ordine.

Fine. Titoli di coda.

Non entro nel merito (troppo facile e tempo perso). Vorrei affrontare la cosa da un altro punto di vista: quello della comicità. Buonanno, ma lei quanti anni ha?
L’abbinamento “finocchio-omosessuale” è una cosa che fa ridere in età prescolare. Nessuno chiama più un gay – per offenderlo – “finocchio”.

Sì, lo sappiamo. Lei appartiene a quella schiera di “peones” che devono in qualche modo finire sui giornali. Quei Giovanardi che devono scomodare la memoria di Aldovrandi, Cucchi. Altrimenti non se li fila nessuno. 

Ci racconti: come è nata l’idea? E’ tutta sua o c’è lo zampino del suo consigliere di immagine? E’ andato personalmente dall’ortolano a comprare il finocchio (già scompisciandosi dalle risate), o ha mandato qualcuno dei suoi collaboratori (anche loro, come Lei, pagato con i nostri soldi)?

Dopo la fantastica “gag”, le hanno inviato un po’ di sms i suoi amichetti, per dirle che “era stato troppo forte”? Le hanno scritto sulla bacheca Facebook un bel po’ di detrattori facendola comunque (magari solo per un giorno) sentire importante? L’ha chiamata “La Zanzara“, “Un giorno da pecora“, le hanno portato un tapiro? No? Mannaggia.

Che peccato. Forse deve lavorare un po’ di più sui suoi numeri comici.

Verrebbe voglia di dirle: non se ne può più di persone che vengono pagate con i nostri soldi (eh sì: anche i miei, pur non avendola mai votata), che mentre il Paese affonda sono in Parlamento a cazzeggiare. Con un finocchio. Ma si fa sempre la figura del moralista.

Un guitto moralista: che c’è di peggio? Forse un politico aspirante comico? Non ci sarebbe nulla di male se lei facesse i suoi numeri usando il tempo libero e non a carico del contribuente.

Cosa avrebbe detto se una maestra di scuola pubblica avesse accolto i suoi alunni con un gavettone? E se un autista di un mezzo pubblico aspettasse i passeggeri con il fiore finto che schizza? Un professore universitario che mette il cuscino delle scorregge sotto la sedia dello studente che deve essere esaminato? Un cardiochirurgo che tira fialette puzzolenti prima di un intervento?

Che è scemo? Che merita un trattamento sanitario obbligatorio? Faccia lei.

Lo so che non no ho facoltà: ma lei è licenziato. 
Nessun rispetto per il ruolo istituzionale. Può esercitare il suo umorismo scadente fuori dal Parlamento.  Si provi con un pubblico vero e pagante. Porti in tournée il suo spettacolo.

Vediamo se ha successo con un bel monologo. Qualche idea?

Un bel numero con le banane (“due! Così una la mangi!” ah ah ah), carote, cetrioli (“e dove finirà?” ah ah ah), zucchine (le zucchine fanno sempre ridere), cavoli, cavolfiori, fichi (“a me piace solo la femmina del fico!” ah ah ah). Non ponga limiti alla sua comicità. Può fare un bel finale con un enorme pacco di “orecchiette”, accompagnando il tutto con gesti eloquenti (ampie passate di mano vicino alle orecchie).

Licenziato da un comico. Non la fa ridere?