Politica

Il vaso di Pandora e i canti De Gregoriani

Un tempo i replicanti avevano visto cose che noi umani non potevamo immaginare, ma ormai quel tempo è passato: oggi, paragonate ai racconti di Sergio De Gregorio, le navi da combattimento in fiamme al largo dei bastioni di Orione non possono più nulla. Che il vaso di Pandora potesse assumere le sembianze del florido ex senatore nessuno avrebbe potuto prevederlo, eppure il remake della leggenda greca stavolta è targato Popolo della Libertà.

Il mito racconta che Pandora ricevette in dono da Zeus un vaso e con esso la raccomandazione di non aprirlo: la giovane però non riuscì a resistere alla tentazione e, scoperchiandolo, liberò tutti i mali del mondo che cominciarono così ad infestare l’umanità. Sergio De Gregorio, rediviva Pandora napoletana, ha scoperchiato il vaso aprendo la bocca e lasciando uscire, tutti no ma una bella parte senz’altro, dei mali che negli ultimi anni hanno infestato in forma silente la politica italiana.

A differenza dei mali involontariamente fuggiti dal vaso di Pandora, quelli volontariamente estratti dal cilindro di De Gregorio non si limitano ad appestare il presente, ma illuminano retroattivamente di sozzura, corruzione ed ipocrisia gli ultimi due lustri politici. Dall’operazione “libertaggio” – i neologismi eufemistici della lingua politica berlusconiana sono incantevoli – attraverso la quale Berlusconi si è avventurato nell’acquisto di parlamentari finalizzato alla caduta del governo Prodi (punta di diamante dell’operazione l’acquisto della nostra Pandora dell’Italia dei Valori per tre milioni di euro, di cui due in nero), che aveva luogo in patria, le confessioni o canti de gregoriani si sono spostati sulla scena internazionale.

Questa volta il teatro di posa scelto per l’ennesima farsa del Cavaliere è Hong Kong: quando nel 2007 dalla Procura di Milano partì una rogatoria alla volta di Hong Kong in merito alla vicenda Mediatrade, in quanto una delle società offshore utilizzate per mediare gli acquisti di Mediaset con gli Stati Uniti aveva sede in loco, De Gregorio divenne il factotum dei rapporti del Presidente con l’Oriente.

Lo scaltro ex senatore, smentendo questa volta le teorie lombrosiane che stando ai suoi tratti somatici lo vedrebbero innocuo e un po’ tonto, dimostra astuzia diplomatica e a suon di improbabili promesse (promette all’ex capo di governo di Hong Kong Donald Tsang di fargli incontrare addirittura il Papa) ed intromissioni nei delicati equilibri tra Paesi (fa in modo di scavalcare Hong Kong incontrando direttamente l’ambasciatore cinese Dong Jinyi) briga affinché la rogatoria venga bloccata e con un machiavellismo tutto all’italiana, tra velate minacce e sontuose abbuffate, riesce in buona parte nel suo intento.

Il mito di Pandora vuole che, dopo l’errore di lei, gli esseri umani vissero un periodo triste e desolato, fino a quando la donna ebbe l’intuizione di spalancare il vaso per la seconda volta, liberando finalmente anche la speranza che era rimasta imprigionata sul fondo. Che la presa di coscienza- attraverso il ‘vaso De Gregorio’- della criminalità subdola e squallida che ha imperato nella politica italiana degli ultimi vent’anni possa finalmente restituirci la speranza e liberarci da questo lungo ramadan ideologico. Amen.