Società

Videomessaggio di Berlusconi: il pericolo non è lui ma chi gli crede

C’è chi dice di non parlarne, come se per magia, rimuovere dalla coscienza un problema significasse farlo sparire. C’è chi dice di ignorare Silvio, come se non fare le analisi del sangue e non scoprire una malattia, potesse eliminare la malattia stessa. Ovviamente non è così: che se ne parli o meno Berlusconi esiste, il morbo esiste e anche se vogliamo fare finta di niente, la malattia resta. Lo dicono i sondaggi, che spesso è vero sbagliano, ma per un effetto noto agli analisti: uno di questi è lo “shy tory factor”, scoperto in Inghilterra nel ’92. Questo errore tipico dei sondaggi politici consiste nel fatto che diversi elettori conservatori non vogliono rivelare la propria preferenza.  Il rischio che Berlusconi vinca ancora, decaduto o meno, è altissimo.

La psicologia ci ha insegnato che rimuovere un trauma ci porta ad avere dei sintomi: inutile continuare a negarlo, che sia Berlusconi o qualche altro imbonitore, il problema non è il soggetto ma siamo noi. Noi italiani votiamo questo tipo di leader, questi venditori di padelle, queste tristi maschere e macchiette da avanspettacolo che in un paese più evoluto, sarebbero folklore.

Perché agli italiani piace il leader carismatico cialtrone? Quello che studia le parole, quello che recita ogni dettaglio, il furbo e paraculo? Probabilmente perché siamo un popolo molto poco razionale in quanto vittime secolari del complesso materno. La Chiesa prima, la grande mamma Dc poi, l’arte di arrangiarsi, le mamme iper protettive sempre pronte con la tagliatella domenicale, l’italianità ha creato geni ma anche mostri viziati e indifferenti. Il viziato non deve “sbattersi”, prendere in mano la propria vita, sudarla. Il viziato, come il mitico Albertone, può mangiarsi lo spaghetto che lo provoca, sognando ed emulando i suoi miti americani. Infatti il padre, l’uomo forte, lo sciupa femmine, il bullo, ci è sempre piaciuto. Quindi, in un mondo di madri soffocanti e iper presenti, ci piace  la sfacciataggine del ribelle, del sognatore, di chi fa promesse.

Prima bastava l’ipocrisia democristiana, da Berlusconi in poi il mito americano del self Made Man si è incarnato. Ed eccoci qui. Come far capire agli elettori che Berlusconi è una persona condannata per un reato grave contro noi tutti? La ricetta può essere solo una terapia d’urto, una terapia culturale. Ma non possono bastare pochi anni. Rischiamo di passare da un imbonitore all’altro. L’uso della ragione è un esercizio, è vero che l’attacco personale rinforza la vittima dell’attacco ma ogni giorno, in ogni modo, abbiamo la possibilità e il dovere di aiutare chi ci è vicino ad aprire gli occhi, ad usare la ragione e non l’emotività. La ricetta è una sola: la pazienza e la costanza.