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Siria, Usa: “Pronti ad agire”. Mosca: “Non ci sono prove uso gas da parte di Assad”

Una nota della Casa Bianca sostiene che il rapporto degli ispettori Onu illustrato dal segretario genreale Ban Ki-moon al Consiglio di Sicurezza il 16 settembre dimostra la colpevolezza del regime siriano. Secondo il ministro degli Esteri russo, Sergei Lavrov, potrebbe essere una "provocazione" da parte dei ribelli

La Casa Bianca reagisce al rapporto dell’Onu sull’uso delle armi chimiche nell’attacco del 21 agosto e dichiara: “Se la diplomazia fallisce, gli Stati Uniti restano pronti ad agire”. Lo dice una nota del consigliere per la sicurezza nazionale, Susan Rice. ”Il rapporto dell’Onu aggiunge ulteriori prove a ciò che noi avevamo già concluso, cioè che il gas sarin è stato usato dal regime siriano su vasta scala il 21 agosto in un sobborgo di Damasco”, ha affermato Rice. Anche se il mandato del team dell’Onu “non era quello di determinare chi è responsabile di questi attacchi efferati, le prove tecniche incluse nella relazione – tra cui la dichiarazione che il sarin era di alta qualità e che è stato usato un particolare tipo di razzo – rafforza la nostra valutazione secondo cui si tratta di un’azione del regime siriano, poiché solo esso era in grado di montare un attacco genere”, dice la nota. 

Il 21 agosto il sobborgo di Damasco al Goutha ha subito il “peggior attacco” con le armi chimiche dai tempi di Saddam Hussein. “E’ un crimine di guerra”, ha detto il 16 settembre il segretario generale dell’Onu Ban Ki-moon, dopo aver illustrato al Consiglio di Sicurezza la relazione degli ispettori dell’Onu. Il documento parla di un lancio notturno di razzi terra-terra caricati con 350 litri del gas sarin che ha provocato numerose vittime tra i civili, bambini compresi. Però il numero uno del Palazzo di Vetro non si è sbilanciato e non ha puntato il dito contro il regime del presidente siriano Bashar al-Assad. Anche se ha lasciato capire che proprio lui è responsabile dell’attacco contro al Goutha. “Tutti abbiamo i nostri pensieri in proposito” su chi ha lanciato il sarin, ha detto il segretario generale, aggiungendo che  “i responsabili saranno portati davanti alla giustizia” e suggerendo un ricorso alla Corte Penale Internazionale. 

Lavrov: “La relazione non dà colpa a nessuno”
La relazione degli esperti Onu è stata al centro dell’incontro a Mosca il 17 settembre tra il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov e il capo della diplomazia francese, Laurent Fabius. “Il rapporto dell’Onu dimostra solo il fatto che sono state usate armi chimiche in Siria il 21 agosto, ma restano molti interrogativi da chiarire”, ha detto Lavrov in una conferenza stampa a Mosca. Secondo la Russia non bisogna escludere l’ipotesi di una provocazione da parte dei ribelli.  Il capo della diplomazia russa ha sottolineato che il documento non fornisce informazioni su chi ha usato le armi e chi le ha fabbricate. “Gli ispettori dell’Onu non avevano alcun mandato per attribuire la colpa”, ha detto Lavrov, secondo cui il team dell’Onu dovrebbe tornare in Siria per indagare ulteriormente. Mosca “ha parlato chiaramente” a proposito del rifiuto della clausola dell’uso della forza – prevista dal Capitolo VII della Carta dell’Onu- quando è stato raggiunto a Ginevra l’accordo con gli Usa sul piano sulle armi chimiche siriane, ha detto Lavrov. Però l’ipotesi di un intervento militare resta sul tavolo, anche se la decisione – insiste la Russia – deve essere presa all’interno del Consiglio di Sicurezza dell’Onu, e non automatica.  ”La risoluzione che dovrà approvare la decisione dell’Organizzazione per il divieto delle armi chimiche non sarà sotto il capitolo VII“, ha ribadito Lavrov. Clausola, questa, sulla quale invece hanno insistito la Francia, la Gran Bretagna e gli Stati Uniti durante il vertice di Parigi del 16 settembre.  Mosca a Parigi hanno “differenze di approccio” sul modo di risolvere la crisi in Siria, ha commentato Lavrov durante la conferenza stampa congiunta con Fabius. Il capo della diplomazia francese infatti ha ribadito che il rapporto degli ispettori Onu sull’attacco chimico del 21 agosto non lascia dubbi sul fatto che dietro c’era il governo di Assad. Anche il ministro degli Esteri britannico, William Hague, ha sottolineato in un comunicato all’indomani dell’illustrazione del rapporto delle Nazioni Unite che il teso dimostra in maniera “estremamente chiara” che il regime di Bashar al-Assad “è l’unico possibile responsabile”. Anche l’Israele ribadisce che non bisogna scartare un eventuale raid contro il regime siriano. La minaccia di un intervento militare è fondamentale per garantire il successo del piano stilato da Russia e Usa per distruggere l’arsenale chimico della Siria. Lo ha detto il premier israeliano, Benjamin Netanyahu, parlando in Consiglio dei ministri. Posizione, questa, che Netanyahu ha già espresso durante l’incontro con il segretario di Stato americano John Kerry.

Il regime siriano: “L’Occidente sostiene i terroristi”
Nel frattempo il regime siriano, in un comunicato del ministero degli Esteri, accusa l’Occidente di voler imporre la sua volontà su quella del popolo siriano. “Gli Stati Uniti, la Francia e la Gran Bretagna hanno svelato il loro reale obiettivo, che è quello di imporre la loro volontà sul popolo siriano”, ha dichiarato il ministero degli Esteri siriano. Ha quindi accusato i Paesi occidentali di “sostenere i gruppi terroristi armati legati al Fronte al-Nusra“, vicino al-Qaeda, che combatte il regime di Bashar al-Assad a fianco dei ribelli. “Le dichiarazioni degli Stati Uniti e dei suoi alleati che vogliono una soluzione politica per la crisi in Siria contraddicono i loro tentativi senza fine di imporre condizioni e di sostenere i gruppi che agiscono con violenza e terrorismo in Siria”, ha riferito la diplomazia siriana. Intanto un alto funzionario dell’amministrazione Usa ha fatto sapere che il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, spiana la strada perché Washington fornisca assistenza non letale all’opposizione siriana. Lo riferisce  spiegando che l’autorizzazione di Obama permette anche agli Stati Uniti di mandare alle organizzazioni internazionali in Siria equipaggiamenti per la protezione da armi chimiche. Gli aiuti dovrebbero poi essere trasferiti dai gruppi internazionali agli operatori sanitari locali per aiutarli a curare le vittime di attacchi condotti con armi chimiche. 

Ashton: “Serve un accordo rapido sulla risoluzione”
“Ho accolto con favore l’accordo fra Stati Uniti e Russia e ripeto il mio appello al Consiglio di Sicurezza dell’Onu perché si assuma le sue responsabilità, trovando rapidamente il consenso su una risoluzione che autorizzerà il processo” di consegna e distruzione delle armi chimiche, ha detto l’Alto rappresentante Ue per gli Affari esteri, Catherine Ashton. Ha inoltre ribadito “il pieno supporto dell’Ue alla immediata implementazione del piano realtivo alla messa in sicurezza degli armamenti chimici siriani. Col rapporto dell’Onu si “conferma anche che i razzi terra-terra contenenti l’agente nervino sono stati usati in quattro aree di Damasco”, queste, secondo Ashton “sono indicazioni che aiuteranno ad identificare i responsabili”.