Società

Lisbona-Porto Alegre, tra cantanti di ‘fado’ e trattative in aeroporto

Lisbona, per noi ora, significa, rientrare in una dimensione domestica: l’appartamento che affittiamo ci consente camere separate. A ognuno, finalmente, la possibilità di russare in solitudine. Appartamento significa anche cucinare in casa, spurgarsi dai menù fissi, dai piatti del giorno. E non è un dettaglio dopo quasi un mese di viaggio. Abitiamo a due passi da pza de Commercio, il cuore della Lisbona turistica. Molti palazzi, nonostante la zona sia centralissima, sono disabitati, intere vie sembrano abbandonate. Palazzi d’epoca, prestigiosi, aspettano solo l’investitore che li restituisca all’antico splendore.

L’impressione è che gran parte della città sia in attesa di un ricco speculatore straniero per rinascere. La sera, alla malinconia delle facciate cadenti si accordano le note, altrettanto dolenti, dei cantanti di fado. Tristeza e saudade. Il cantante di fado non si fa annunciare, non si presenta, sembra un passante capitato lì per caso che improvvisamente, inaspettatamente, si mette a cantare. E allora, solo allora, scopri, in un angolo, l’orchestrina, fino a quel momento invisibile. Più che la musica è il modo di farla, così riservato, che si accorda con la città e con l’anima portoghese. (Foto 1)

Dopo qualche giorno siamo pronti al grande balzo oltreoceano, ma dobbiamo superare un ultimo ostacolo. Se volete partire un giorno con un biglietto di sola andata, sappiate che la cosa non è così semplice. Ce ne eravamo già accorti nel tentativo di procurarci i visti di India e Cina, che non vengono rilasciati a chi non ha fatto il biglietto del viaggio di ritorno. E ci siamo ritrovati davanti lo stesso problema al check in del volo TAP Lisbona-Porto Alegre.

Nonostante lo avessimo acquistato senza problemi su internet, senza il minimo avviso di restrizioni, l’impiegata della compagnia di bandiera portoghese si rifiuta di imbarcarci quando scopre che non siamo residenti a Porto Alegre né disponiamo di un volo che provi la nostra uscita dal Brasile entro tre mesi. Cerchiamo di spiegarle che stiamo facendo un lungo viaggio intorno al mondo, che non possiamo né vogliamo sapere quando ma soprattutto come usciremo dal Brasile. Invano: l’impiegata esige una prova del nostro ritorno e ci invita a fare una coda chilometrica per ricevere ulteriori chiarimenti. Peccato che manchino meno di due ore alla partenza .

Ci dirigiamo al banco della concorrenza, Iberia, che invece è deserto. Gentile quanto era stata dura la collega portoghese, l’impiegata spagnola prende a cuore l’emergenza, e a tempo di record, ci propone un Rio del Janeiro-Buenos Aires per 360 euro. Mica pochi, e in contrasto con la nostra idea che prevederebbe l’arrivo in Argentina via terra, e la costruzione del viaggio giorno per giorno, con il minor numero di certezze preventive possibile, ma non abbiamo un minuto da perdere. Il monitor dell’aeroporto invita i passeggeri del nostro volo a raggiungere il gate. Giochiamo d’azzardo e ci facciamo emettere la sola prenotazione del volo; al check in, da una nuova impiegata, mostriamo con nonchalance la striscia di carta con la prenotazione fasulla. Funziona! L’impiegata ci imbarca senza ulteriori domande e noi finalmente sorridiamo sollevati.

Il volo Rio-Buenos Aires non lo compreremo più ma terremo la prenotazione come prova di quello che evidentemente è una specie di feticcio: il viaggio di ritorno. Con quello in tasca, partiamo.  Prima di mettere i telefoni su modalità volo, riceviamo anche un messaggio da Pedro: la Rab sta bene e dovrebbe essere imbarcata per Buenos Aires; data prevista d’arrivo 25 settembre. Ci muoviamo, con lei, verso ovest, mano nella mano, contromano. (Foto 2)