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Usa, sparatoria alla marina militare. Almeno 13 morti, ucciso il killer

La polizia ha spiegato che nel conflitto a fuoco un killer è morto, mentre “ci potrebbero essere altri due uomini in fuga”. I voli dell'aeroporto di Washington sono stati bloccati e fatti ripartire poche ore dopo. Testimoni parlano di una raffica di proiettili scaricata dal quarto piano sui clienti della caffetteria dell'edificio. Obama: "Un atto di codardia"

Ha ucciso almeno 13 persone, l’attentatore che ha aperto il fuoco al Navy Yard di Washington, il quartier generale della marina militare. Il sindaco di Washington, Vincent Gray, sostiene che “non c’è alcuna indicazione che si tratti di terrorismo”. La polizia della capitale ha confermato la morte di un killer ucciso dal fuoco degli agenti, che è stato identificato: si tratta di Aaron Alexis, 34 anni, originario del Texas, ex riservista della marina Usa. Le altre 12 vittime sono di età compresa fra 46 e 73 anni. Le autorità ritengono che ci sia stato un solo aggressore nella sparatoria di ieri avvenuta nella base della marina di Navy Yard a Washington. Lo ha annunciato il capo della polizia di Washington D.C., Cathy Lanier. In un primo momento la polizia aveva fatto invece sapere che stava cercando un possibile secondo sospettato. Il bilancio della sparatoria è di 13 morti, compreso l’aggressore, e otto feriti. Tre dei feriti sono stati trasportati in ospedale: si tratta di un agente di polizia e due civili donne. Ci si aspetta che tutti e tre riusciranno a sopravvivere.

Alexis era buddhista ed era cresciuto a New York. Pare che avesse talvolta degli scatti di rabbia e che si lamentasse della marina e di essere vittima di discriminazioni. In passato aveva avuto problemi con la giustizia ed era stato coinvolto in due sparatorie, nel 2004 e nel 2010, a Fort Worth e a Seattle. Al momento della sparatoria a Navy Yard portava con sé tre armi: un fucile d’assalto AR-15, un fucile a pompa e una pistola che aveva preso a un poliziotto sul posto. A riferire questo dettaglio sono due ufficiali federali coperti dall’anonimato. L’attacco è il peggiore a una struttura militare Usa dalla strage di Fort Hood del 2009, avvenuta in Texas, dove uno psichiatra dell’esercito, il maggiore Nidal Hasan, uccise 13 persone. Hasan si è difeso dicendo che si trattava di uno sforzo per provare a salvare vite di musulmani oltreoceano ed è stato condannato il mese scorso alla pena di morte. 

Una testimone ha raccontato che, dal quarto piano del Naval Sea Systems Command, un uomo ha aperto il fuoco sulla gente che in quel momento affollava la sottostante caffetteria dell’edificio. Altre due persone che hanno assistito all’attentato, impiegati della Naval Yard, hanno riportato alla Cnn la loro esperienza. Una donna, di nome Terry Durham, ha detto che stava fuggendo assieme ad un collega quando ha visto un uomo che ha alzato un fucile contro di loro e ha sparato, colpendo il muro alle loro spalle. “Era alto e sembrava che avesse la pelle scura”, ha affermato. “Era un uomo di colore, alto”, ha aggiunto il suo collega, Todd Brundage, aggiungendo che il killer ha aperto il fuoco “senza dire una parola”. I due attentatori sfuggiti alle forze dell’ordine, sempre secondi i testimoni, indossavano uniformi militari, mentre il complice rimasto ucciso nella sparatoria era proprio un dipendente della marina militare.

Il conflitto a fuoco, secondo un comunicato della Marina, è cominciato alle 8.20 ore locali. A seguito della sparatoria, sono stati bloccati i voli all’aeroporto Ronald Reagan di Washington, ma il traffico aereo è ripartito dopo poche ore. Lo ha reso noto la Federal Aviation Administration sul suo sito, citando motivi di “sicurezza”. La Faa ha detto che tutte le partenze sono bloccate fino ad almeno le 10.30 ora di Washington. Chiusa inoltre la base dell’aeronautica americana a Bolling, vicino Washington. In allerta anche il Pentagono: un portavoce ha spiegato che tutte le basi militari della regione hanno adottato misure per rafforzare la sicurezza.

La situazione all’interno dell’edificio per molte ore è stata confusa. Alle 3mila persone che lavoravano nell’edificio è stato ordinato di “trovare riparo“. La polizia e il personale per le emergenze si sono radunati all’esterno della Sede centrale del comando dei sistemi marini, dove si è verificata la sparatoria. Il conflitto a fuoco è avvenuto all’interno del Naval Sea Systems Command, che, precisa ancora la Marina, si occupa di “progettare, costruire, acquistare e mantenere navi, sottomarini e sistemi di combattimento che soddisfano attuali e future esigenze operative della flotta”. Il Naval Sea Systems Command (NAVSEA) è il più grande dei cinque dello stesso tipo di cui dispone la US Navy, ed ha un budget annuale di 30 miliardi di dollari, ovvero un quarto dell’intero budget della Marina.