Diritti

Onlus lombarde: niente fondi per i progetti su aziende e famiglia

L’AiBi è una Onlus di San Giuliano Milanese, che si occupa di minori abbandonati, segue progetti di accoglienza, di adozione e sostegno a distanza, in Italia ma anche in altri 30 paesi fuori dai nostri confini. Ha una sessantina di dipendenti e da quest’anno ha deciso di aderite al Family audit un tipo di certificazione molto particolare; che pone un “bollino di eccellenza” non su un prodotto ma su uno stile di vita aziendale che concili esigenze lavorative a quelle famigliari. Il Family audit, attivato per prima dalla Provincia di Trento ed ora coordinato dallo stessa su delega del Dipartimento per le politiche della famiglia, invita le aziende ad investire in asili industriali, forme di telelavoro per le mamme e in tutte quelle pratiche che permettano a un dipendente di non trascurare il ménage famigliare. In Lombardia, però, per le Onlus la strada si fa tutta in salita. La Regione a guida leghista aveva pubblicato un bando per finanziare parte di queste “buone pratiche” di conciliazione famiglia e lavoro, ma ha inspiegabilmente escluso tutte le Onlus perché non iscritte al registro delle imprese. “Eppure – come segnala Antonio Crinò, Direttore generale di Aibi – in Lombardia le Onlus rappresentano il 15 per cento dell’intera realtà nazionale; ci lavorano ben 200 mila persone. Come non considerarle delle ‘aziende’? Fatto sta che eventuali pratiche di conciliazione dovremo avviare con solo le nostre forze. E visto che siamo imprese senza fine di lucro, per noi non sarà semplice”  di Fabio Abati