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Siria, nuova riunione Onu. Francia: “Due settimane per svelare armi chimiche”

Proseguono le trattative per evitare l'intervento militare. La Russia invia a Washington i dettagli del piano per mettere sotto controllo l'arsenale chimico siriano. Mentre una nuova risoluzione francese propone una scadenza di 15 giorni da porre ad Assad per fornire tutti i dettagli sulle armi. Letta: "Diplomazia unica opzione praticabile"

Il Consiglio di sicurezza dell’Onu è ancora al lavoro per cercare di trovare una soluzione diplomatica alla crisi siriana. I cinque membri permanenti (Usa, Russia, Cina, Francia, Gran Bretagna) in serata si riuniranno nuovamente a New York per discutere i recenti sviluppi della proposta russa di mettere sotto controllo internazionale l’arsenale chimico in possesso del regime di Assad. Proposta accettata da Damasco, ma sulle cui modalità di attuazione non c’è ancora accordo tra le varie forze in campo. Dopo che ieri la Russia aveva definito “inaccettabili” le condizioni di una prima risoluzione francese, oggi la Francia presenterà un nuovo testo, più morbido, su cui spera di ricevere il bene placito della Russia. Ma da Parigi ragionano anche su un’altra possibile soluzione per ‘bypassare’ l’intransigenza russa: si tratta dell creazione di un codice di condotta secondo il quale i membri permanenti del Consiglio rinuncino ad utilizzare il diritto di veto in caso di stragi di massa. 

In giornata Mosca ha inviato a Washington i dettagli del piano per mettere sotto controllo l’arsenale chimico siriao. Il presidente Barack Obama ribadisce che “gli Stati Uniti non sono la polizia del mondo, ma i crimini contro l’umanità vanno puniti”. Entrambe le opzioni, quindi – l’attacco militare la diplomazia – restano quindi sul tavolo degli americani.

Oggi sono arrivati anche i risultati della missione Onu, incaricata di scoprire quanto accaduto negli scorsi mesi in Siria. Il responso, però, non è risolutivo: gli esperti hanno infatti confermato l’utilizzo di armi chimiche, ma senza essere in grado di stabilire se da parte delle forze del regime o dei ribelli. I lavori per evitare l’intervento militare, quindi, continuano. E anche il premier italiano Enrico Letta ha ribadito che l’Italia non parteciperà ad alcuna azione senza l’ok dell’Onu, e che la diplomazia resta “l’unica opzione praticabile”.

Francia: “Quindici giorni ad Assad per svelare arsenale chimico” – La Francia ha steso una bozza di risoluzione da fare approvare al Consiglio di sicurezza: il testo prevede di concedere quindici giorni ad Assad per fornire un elenco completo del suo arsenale chimico e biologico, dando localizzazione precisa, tipo e numero delle armi. La proposta arriva il giorno successivo alla bocciatura di un’altra bozza proposta da Parigi: la Russia, per bocca del ministro degli Esteri Sergei Lavrov, aveva definito il documento “inaccettabile”. 

La Francia, quindi, sarebbe disposta a smorzare i toni e, entro determinati limiti, ad apportare alcune modifiche alla bozza di risoluzione sul controllo delle armi chimiche in Siria. Parigi, però, contemporaneamente vuole che gli Stati Uniti mantengano sul tavolo l’opzione di un intervento militare nel Paese mediorientale come strumento di pressione sul regime del presidente Bashar al Assad.

Usa: “Trattative richiederanno tempo” – “Non c’è dubbio: la nostra minaccia contro il regime di Assad ha funzionato. E’ un fatto che fino a due giorni fa la Siria non ammetteva il possesso di armi chimiche“, afferma il portavoce della Casa Bianca, Jay Carney. Che ribadisce l’intenzione di continuare a lavorare su un doppio fronte: “Lavoreremo con le Nazioni Unite ed esamineremo il piano russo, ma l’opzione di un attacco militare in Siria resta”, ha detto Carney. “Dopo aver bloccato per due anni il tentativo dell’Onu di affrontare la crisi siriana, ora la Russia sembra voler svolgere un ruolo costruttivo, mettendo il suo prestigio in gioco”.

In giornata, infatti, Mosca ha trasmesso agli Usa il piano per mettere le armi chimiche siriane sotto controllo internazionale. I due Paesi ne discuteranno giovedì, nell’incontro bilaterale fra il segretario di Stato americano John Kerry e l’ambasciatore degli Esteri russo, Lavrov. In ogni caso, specifica Carney, “Ci vorrà del tempo” per trovare un accordo, e i colloqui con la Russia “non potranno esaurirsi entro venerdì, ve l’assicuro”. Per gli Stati Uniti, ha aggiunto, “sarebbe irresponsabile non esplorare questa possibile soluzione diplomatica”, ma “sicuramente è troppo presto” per dire se avrà successo.

Ispettori Onu: provato l’uso di armi chimiche, impossibile attribuire responsabilità – Oggi, inoltre, gli ispettori dell’Onu hanno presentato a Ginevra l’atteso rapporto sull’utilizzo di armi chimiche in Siria. Gli esperti hanno trovato prove del ricorso a gas tossici durante i combattimenti degli ultimi mesi, ma non sono riusciti a stabilire con certezza chi, tra regime e ribelli, ne abbia fatto uso. Nella relazione degli uomini delle Nazioni Unite, si denuncia come, nel corso di un anno e mezzo, siano state perpetrate almeno otto stragi annoverabili come crimini di guerra da parte delle forze lealiste e una da parte degli insorti. “Le forze governative ed i loro sostenitori”, si legge nel rapporto degli ispettori, “hanno continuato a lanciare attacchi generalizzati contro la popolazione civile, commettendo omicidi, torture, stupri e sparizioni forzate, che costituiscono crimini contro l’umanità”.

Letta: “Diplomazia ‘unica opzione praticabile” – Sul fronte italiano, il premier Enrico Letta ha ribadito la linea già espressa nelle scorse settimane. ”L’Italia”, ha detto il presidente del Consiglio, “non parteciperà ad una azione militare in Siria senza un mandato dell’Onu”, che rischierebbe di generare reazioni e controreazioni dagli esiti imprevedibili. “L’uso delle  armi chimiche è un crimine contro l’umanità”, ha affermato Letta, per cui “esiste ancora lo spazio, angusto ma percorribile, per adottare misure” da parte dell’Onu per sanzionare e prevenire l’ulteriore uso di armi chimiche. Alla “censura di un atto che si configura senza alcun dubbio come un crimine contro umanità” deve seguire una sanzione “dura, pronta, adeguata da parte della comunità globale”. Il presidente del Consiglio ha poi annunciato la sua partecipazione alla prossima assemblea delle Nazioni Unite: “Rilanceremo la scelta italiana di dare centralità all’Onu, sarà l’occasione per far fare passi avanti al percorso di pace intrapreso”. Nel suo viaggio a New York, Letta sarà accompagnato da Emma Bonino, che ne supporta la linea di sostegno alla soluzione diplomatica, ma nel frattempo parla di un conflitto senza buoni o cattivi: “Le milizie ribelli siriane sono fortemente infiltrate da qaedisti, jihadisti e anche da gruppi di criminalità normale”. Sulla stessa linea anche Emma Bonino: “L’opzione militare è sempre l’ultima e così deve essere”, che nell’occasione ha specificato che nessun riscatto è stato pagato per la liberazione di Domenico Quirico.

Le parole del premier hanno accompagnato il sì della Camera a una mozione della maggioranza sulla situazione in  Siria. Il testo impegna il governo “a svolgere un ruolo proattivo per favorire e rendere possibile una soluzione politica della crisi e un negoziato tra le parti”. Montecitorio approva inoltre l’azione diplomatica che intende “mettere sotto controllo internazionale e a neutralizzare l’arsenale chimico siriano, confidando che una risoluzione in tal senso sia presto adottata dal Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite”. La mozione impegna infine il governo a perseguire la via della “necessaria punizione dei responsabili, anche attraverso il ricorso agli strumenti politici, diplomatici e convenzionali possibili, incluso il deferimento al Tribunale penale internazionale”. La soluzione della crisi dovrà passare attraverso “il più ampio consenso internazionale nel rispetto del ruolo delle Nazioni Unite, escludendo la partecipazione ad interventi militari in assenza di un esplicito mandato del Consiglio di sicurezza”.

Bruxelles e Pechino approvano la via della risoluzione diplomatica  Trova invece il favore di Europa e Cina la disponibilità di Damasco a mettere sotto controllo internazionale l’arsenale chimico di Assad, come proposto dalla Russia. Catherine Ashton, alto rappresentante Ue per gli affari esteri, l’ha definita “un’opportunità” per la soluzione diplomatica della crisi: “La comunità internazionale per la prima volta dopo molto tempo sta trovando un accordo su un’azione contro la Siria”. Il capo della diplomazia europea, però, ha le idee chiare sulla responsabilità dell’utilizzo del gas sarin: “Solo il governo siriano ha le armi chimiche e i mezzi per lanciarle”. “Accogliamo con favore le recenti dichiarazioni del governo siriano”, ha invece fatto sapere il portavoce del ministero degli Esteri cinese. “Speriamo che tutte le parti interessate possano cogliere questa opportunità per risolvere il problema della Siria con vie diplomatiche e politiche”. Unica voce fuori dal coro, quella del premier israeliano Benjamin Netanyahu. “‘Il mondo deve essere certo che chi usa le armi di distruzione di massa pagherà un prezzo”, ha avvertito il primo ministro. “Il messaggio che la Siria riceverà sarà recepito molto bene in Iran. Israele può difendere se stesso con grande forza”.