Politica

Il Pd alla prova della Siria e della decadenza di Berlusconi

La Siria, innanzitutto
Lasciata per troppo tempo alla mercé di un presidente sanguinario e di un’opposizione che era nata da un’autentica esigenza di libertà, oggi la Siria è percorsa da fondamentalisti e da vere e proprie truppe mercenarie. Ma un intervento armato potrebbe, come scrivono taluni osservatori interni, il poeta siriano Adonis o il patriarca greco melchita di Antiochia e Gerusalemme con sede a Damasco Gregorio III Laham, peggiorare solamente la situazione.
Dunque che fare? Obbligatorio difendere i diritti umani. È stato un grave errore non essere intervenuti come comunità internazionale, e non averlo già fatto sotto l’egida dell’Onu. Bastano gli appelli alla pace o sono solo ipocrisia in questa situazione? Spingere a un’immediata attivazione dell’Onu è certamente obbligatorio, partecipare a un’azione militare unilaterale mi trova in disaccordo e quindi convengo con le scelte fatte fin qui dalla nostra ministra degli esteri Emma Bonino
Segnalo, in proposito, un articolo di Adonis, considerato il massimo poeta arabo contemporaneo, che legge bene la realtà siriana, confusa e drammatica.
A questo va aggiunta un’assenza di interesse per altri genocidi e per le realtà africane di cui ancora oggi nessuno parla e che sembra non esistano. Perché dunque si accendono luci tardive solo per alcuni luoghi ma nulla continua ad accadere per altri? Tutte domande a cui dovremo rispondere anche iniziando il doveroso percorso di un Europa unita anche nella difesa e nella politica estera.
Che non continui a non esistere e a dividere gli Stati in funzione di interventi qui o lì, in relazione a interessi non dichiarati che hanno a che vedere con l’energia o i grandi appalti.
Berlusconi, la decadenza, l’Italia 
La prossima sarà una settimana in cui si parlerà ancora di Berlusconi. L’augurio è che sia una delle ultime. La cosa peggiore che possiamo fare è perseverare nell’errore di salvare un personaggio che tiene in ostaggio un Paese intero e che quotidianamente minaccia il governo Letta e le istituzioni democratiche, a cominciare dalla magistratura. Un uomo condannato per frode fiscale a quattro anni di reclusione, non può rimanere Senatore  della Repubblica. Del resto, in Senato, il nostro brilla per la sua sistematica assenza dai lavori parlamentari. Il suo contributo è pari a zero. Un uomo, che ha rappresentato lo Stato ai suoi più alti livelli, proclama con aggressività il diritto di imporre se stesso ricattando il paese, in assoluto spregio delle leggi e degli interessi collettivi.
Non credo affatto che questo ricatto sarebbe portato fino in fondo; del resto Berlusconi non ha interesse a fare cadere questo governo. Ma ci deve comunque preoccupare l’aggressività con cui lui e il suo partito stanno “impugnando” la sentenza di fronte ai cittadini: mediaticamente.
Quale legge dello Stato può ammettere che un leader politico possa ritenersi al di sopra della legalità? Nessuno, perché base di una democrazia è proprio l’eguaglianza dei cittadini nei confronti dello Stato. Anzi, dovrò dire che a chi compete rappresentarli è normalmente chiesto una quota in più responsabilità ed esempio civico.
Se si concede un lasciapassare a chi ha frodato lo Stato, in nome del seguito politico accordato a costui dagli elettori, per la proprietà transitiva si legittima il concetto che chi ottiene un potere politico, in virtù di una vittoria elettorale abbia il diritto di comportarsi come crede. Se si pretende, come fa il Pdl, che la sentenza sia “ingiusta”, si delegittima uno dei tre poteri posti a garanzia dello Stato di diritto. In entrambi i casi si mette una bomba sotto alle istituzioni democratiche.
Il timore di molti elettori del Pd è che si possa ripetere una situazione simile a quella dell’elezione di Prodi e la vicenda dei 101. La preoccupazione più grande è che esista un certo numero di parlamentari del Pd che persegua un intento politico non dichiarato e non dichiarabile, in contrapposizione al mandato ricevuto senza avere il coraggio di ammetterlo e di palesare la propria posizione. Non sarà così. Da settimane, dal segretario Epifani all’ultimo dei dirigenti, la posizione è chiara: il voto in Giunta e poi in aula sarà per la decadenza di Berlusconi. Il Pd non avrà tentennamenti. Se tale circostanza dovesse verificarsi, sarebbe la fine.