Società

Velo islamico nelle università francesi: il 78 per cento è contrario

I dati sono stati forniti da uno studio pubblicato dall'Alto consiglio dell'integrazione (Hci), che propone al Governo alcune soluzioni: "proibire segni e indumenti che portano a ostentare un'appartenenza religiosa nelle sale dell'insegnamento, dove si svolgono lezioni o si fa ricerca"

In mezzo alla polemica estiva scoppiata in Francia sulla proposta di proibire il ricorso al velo islamico nelle università, una cosa è certa: l’opinione pubblica sembra propendere decisamente per tale prospettiva. Secondo un’inchiesta realizzata dall’istituto Ifop, uno dei più affidabili per i sondaggi nel Paese, il 78% dei francesi si dice contrario al velo islamico negli atenei.

Partiamo dalla situazione attuale. Il divieto, per il momento, sulla base di una legge del 2004, si applica solo nelle scuole di ordine inferiore, fino alla maturità. Quel provvedimento, appunto, proibisce di “ostentare segni religiosi” nelle scuole pubbliche, sia medie che licei, veli compresi, ammettendo solo”segni discreti”. Ma il divieto del velo non si applica oltre, presso gli studenti maggiorenni che frequentano le università, dove solo quelli integrali, come il burqa e il niqab (peraltro proibiti anche in strada, dopo una discussa legge del 2010), non sono permessi.

Ebbene, uno studio realizzato dall’Alto consiglio dell’integrazione (Hci) propone al Governo alcune piste, tra cui “proibire segni e indumenti che portano a ostentare un’appartenenza religiosa nelle sale dell’insegnamento universitario, dove si svolgono lezioni o si fa ricerca”. Insomma, niente velo. Le proposte dell’Hci, che è un organismo governativo, sono state rese pubbliche nei giorni scorsi dal quotidiano Le Monde e verranno esaminate dall’Osservatorio nazionale della laicità, creato nell’aprile scorso, che deve in effetti inviare all’Esecutivo socialista eventuali proposte, compresi nuovi interventi legislativi. E’ una procedura complessa, ma ricorrente in Francia. E questo tipo di rapporti vengono spesso tenuti in conto dalle autorità, perché si basano su inchieste sul territorio e incontri con rappresentanti di associazioni e con i diretti interessati.

Questa volta però, far passare una norma del genere sarà dura, viste le polemiche insorte immediatamente, sulla rete e nel mondo politico. Le voci “contro” sono trasversali, provengono sia dal campo della sinistra che da quello della destra. Anche se Manual Valls, ministro degli Interni, esponente di spicco del Partito socialista, ha definito la proposta “degna di interesse”. Non solo: in seguito è arrivato il sondaggio Ifop, nel quale il 78% dei francesi si sono detti favorevoli al divieto del velo nelle aule universitarie. Appena il 4% degli intervistati vi è invece contrario e il 18% non si pronuncia. Sta di fatto che nel Paese con la più grossa comunità di musulmani in Europa, oltre quattro milioni di fedeli, l’attaccamento alla laicità resta molto forte. Altre inchieste del recente passato avevano fatto emergere la stessa tendenza in contesti simili. Nel marzo 2013 ancora un sondaggio Ifop aveva indicato che l’84% dei francesi vorrebbe proibire il ricorso al velo anche nelle imprese private aperte al pubblico (come la reception di un’impresa), mentre un’altra inchiesta dello stesso istituto, realizzata l’anno scorso, aveva fatto emergere che il 63% degli intervistati era addirittura contrario al velo per strada: qui, per il momento, solo burqa e niqab sono proibiti. Ma la legge, approvata nel 2010, quando era Presidente Nicolas Sarkozy, è risultata di difficile applicazione. Il 19 luglio scorso il controllo dell’identità di una donna, che portava il velo integrale a Trappes, nell’hinterland parigino, ha scatenato parecchie notti di violenza urbana, come già avvenuto in situazioni simili.

A commentare la vicenda è intervenuto anche il ministro responsabile dell’università, Geneviève Fioraso, per calmare le acque: “Lasciamo a questo stadio l’Osservatorio della laicità lavorare e formulare le sue proposte”, ha detto. Ma sull’eventualità di un divieto del velo negli atenei, ha precisato che “nessuna università ha chiesto un intervento del legislatore a questo riguardo. Mi sembra che il fatto di portare il velo non sia un problema”. La Fioraso, quindi, è di opinione contraria rispetto al collega degli Interni. E ha aggiunto: “La priorità è che le giovani donne seguano sempre più numerose gli studi universitari, comprese le donne che portano un velo”.