Politica

La persistenza di Berlusconi: la luna, oltre quel dito

Di fronte all’incredibile anomalia italiana che emerge dopo la sentenza Berlusconi, penso con amarezza che in Italia dobbiamo dare più importanza ad una seria formazione civica, all’insegnamento della Costituzione nelle scuole. Le responsabilità dell’informazione e della politica (incluso tutti, anche il mio partito), in ciò che sta accadendo sono grandi ma prima di tutto c’è carenza di informazione alla base, in quella conoscenza delle leggi che rende liberi perché consapevoli.

Oggi, forse, invece di interrogarci sulle future mosse di Berlusconi, dovremmo dedicare più attenzione proprio al significato di tutto ciò.

Dai commenti esteri su Berlusconi emergono da un lato l’unanimità nel ritenere la sua figura non più politicamente presentabile, e dall’altro un senso di stupore riguardo alla sua incredibile persistenza sulla scena pubblica. Uno stupore che è anche di una gran massa di cittadini italiani che, sui giornali e in tv, voce non ne hanno.

Cittadini basiti dalle modalità, di una simile persistenza, se pensiamo che:

1. Un uomo, che ha rappresentato lo Stato ai suoi più alti livelli, proclama con aggressività il diritto di imporre se stesso ricattando il paese, in assoluto spregio delle leggi (e delle necessità collettive);

2. Una quota massiccia dell’informazione di questo Paese ne accoglie quotidianamente i proclami come pienamente legittimi, senza contro bilanciare le sue rimostranze con le ragioni della democrazia: i principi stessi su cui si fonda lo Stato che costui ha rappresentato pur continuando a frodarlo.

Non credo affatto che questo ricatto sarebbe portato fino in fondo; del resto Berlusconi non ha interesse a fare cadere questo governo. Ma ci deve comunque preoccupare l’aggressività con cui lui e il suo partito stanno “impugnando” la sentenza di fronte ai cittadini: mediaticamente.

Questo vorrebbe la regola democratica (oltre che la dignità e il buon senso). Ma in Italia siamo assuefatti a regole diverse, che benché non scritte hanno maggiore valore comune. E’ in virtù di questo che Berlusconi e i suoi sodali hanno preso a gridare indignati alla “fine della democrazia”: e cioè come se la sentenza della Cassazione avesse condannato politicamente un partito. E non avesse, invece, legittimamente condannato le illegalità commesse dal suo leader e fondatore.

Ma se nessuno ha mai pensato di mettere fuori legge il Pdl, perché questo partito denuncia scompostamente un abuso che non c’è? Il Pdl è libero di agire, mentre chi ha commesso un reato è tenuto a rispettare una sentenza definitiva. Berlusconi è un uomo potente che ha tratto ogni vantaggio dalla politica e ha bloccato grazie a questa un numero incredibile di suoi procedimenti penali pendenti, inoltre ha goduto di ogni tutela e si è valso della difesa dei più importanti studi legali del Paese.

Quale legge dello Stato può ammettere che un leader politico possa ritenersi al di sopra della legalità? Nessuno, perché base di una democrazia è proprio l’eguaglianza dei cittadini nei confronti dello Stato. Anzi, dovrò dire che a chi compete rappresentarli è normalmente chiesto una quota in più responsabilità ed esempio civico.

E attenzione: se si concede un lasciapassare a chi ha frodato lo Stato, in nome del seguito politico accordato a costui dagli elettori, per la proprietà transitiva si legittima il concetto che chi ottiene un potere politico, in virtù di una vittoria elettorale abbia il diritto di comportarsi come crede.

Se poi si pretende come fa il Pdl che la sentenza sia “ingiusta”: si delegittima uno dei 3 poteri posti a garanzia dello Stato di diritto. In entrambi i casi si mette una bomba sotto alle istituzioni democratiche. Una bomba accompagnata dalla richiesta a gran voce di “riforme”. Quali riforme, resta da chiedersi e perché questo spazio immenso a tanta stoltezza?

No, basta. Non può essere a queste figure che voglio guardare. In giorni come questi abbiamo bisogno di ispirazioni positive, penso a Tina, Tina Anselmi. Tra le letture estive sarebbe bello che in tanti tenessero a portata di mano anche il libro prezioso che raccoglie i suoi diari segreti.

Una grande Maestra, naturalmente inascoltata. Se tenessimo in conto il suo coraggioso lavoro, e i suoi moniti, non potremmo continuare a ignorare che il ‘Piano di Rinascita Democratica’ di Licio Gelli è in buona parte riuscito. E’ sotto gli occhi di tutti: ma se nessuno chiama le cose con il loro nome è appunto perché il successo di questo piano sta nell’introdurre una sorta di autoritarismo legale, sostenuto in buona parte dai sistemi di informazione.

Riprendiamoci il senso dello Stato e delle Istituzioni.