Economia & Lobby

Rating, Tesoro pronto a rimpiazzare S&P. Consumatori: “Serve un’agenzia europea”

Il governo studia una proposta da presentare al prossimo G20: sostituire le agenzie private americane con un sistema di valutazioni gestito dall'Ocse o dalla Bri. Ma bisogna fare presto, perché un nuovo declassamento potrebbe tagliare fuori l'Italia dai fondi della Bce

Le agenzie di rating sono sempre meno credibili e i loro “voti” hanno conseguenze sempre più devastanti. Se ne è accorto anche il Tesoro italiano, che sta studiando una proposta da portare al prossimo vertice del G20 per ridurre il potere di Standard & Poor’s, Moody’s e Fitch. L’idea – spiega Repubblica – è rimpiazzare le grandi agenzie private con un sistema di valutazioni del rischio d’insolvenza sui titoli di Stato che sia gestito da organismi pubblici come l’Ocse o la Banca dei regolamenti internazionali di Basilea (Bri).

“Bisogna passare il prima possibile a un’unica agenzia pubblica di rating europea per la salvaguardia degli Stati e dei risparmiatori”, sollecitano Adusbef e Federconsumatori in una nota dove ricordano l’impegno delle due associazioni su questo fronte e valutano “positivo, anche se con grave ritardo, che anche nel nostro Paese si cominci a rivendicare un superamento del ruolo che oggi svolgono le agenzie di rating private e che si chieda la costituzione di un organismo pubblico di valutazione”.

La situazione economica italiana, d’altronde, è sempre più a rischio. E un nuovo, doppio declassamento da parte di Moody‘s e S&P potrebbe tagliare fuori l’Italia dai fondi della Banca centrale europea. L’Eurotower accetta infatti in garanzia titoli con rating “spazzatura” solo se il governo in questione garantisce di essere solvibile. E adesso entrambe le agenzie americane hanno un rating sull’Italia a due soli scalini dal livello “spazzatura”, con “prospettive negative”.

La speranza dell’Italia è che la Bce sollevi il tema alla Bri, il club delle grandi banche centrali. Non è chiaro se Mario Draghi, indipendente nelle sue vesti di presidente della Bce, voglia entrare in questa partita. Più plausibile invece che al G20 l’Italia trovi il sostegno dall’amministrazione degli Stati Uniti, che ha già fatto causa a S&P, chiedendole 5 miliardi di dollari per le promozioni facili emesse dietro compenso in piena bolla subprime.