Media & Regime

Ammazza-internet: in galera per le opinioni altrui

E’ stato finalmente pubblicato sul sito del Senato il disegno di legge n. 903 con il quale il Senatore Salvatore Torrisi (PdL) propone di estendere l’applicazione della disciplina della responsabilità – quasi oggettiva – prevista per i direttori e vice-direttore dei giornali anche ai titolari dei nomi di dominio attraverso i quali vengano commessi reati di opinione nonché ai blogger.

Il testo della relazione di accompagnamento al disegno di legge al pari del pugno di caratteri che compongono l’unico articolo che – per fortuna – lo compone, sono uno zibaldone di mostruosi errori di informatica e diritto che varrebbero una bocciatura senza appello in qualsiasi scuola dell’obbligo del Paese.

Il senso del disegno di legge con il quale, come si è già scritto, il Sen. Torrisi si aggiudica indiscutibilmente il “bavaglio d’oro per l’iniziativa, sin qui, più liberticida della legislatura è, sostanzialmente, quello di stabilire che, per ogni sito internet debba necessariamente esserci un soggetto che risponde dell’eventuale pubblicazione di contenuti illeciti allo stesso titolo al quale il direttore responsabile di un giornale risponde dei contenuti pubblicati sul suo giornale.

Tale soggetto è identificato o in colui che “abbia registrato, presso il Consiglio Nazionale delle ricerche di Pisa, il sito tramite il quale il reato viene commesso” o, se il reato è commesso tramite un blog in “colui che si collega alla rete internet per gestire lo stesso blog”.

Come dire che il proprietario di un edificio risponde di eventuali scritte ingiuriose sui muri, allo stesso titolo per il quale il direttore responsabile di un quotidiano risponde dell’articolo diffamatorio di un suo giornalista.

Poche centinaia di caratteri, spazi inclusi e un’eccezione – che si farebbe bene a cancellare dall’ordinamento – come quella della responsabilità semi-oggettiva dei direttori dei giornali viene trasformata nella regola di riferimento per chiunque scelga di comunicare online.

Google.it, Facebook.it, Twitter.it, Youtube.it, solo per citare i primi nomi a dominio che vengono in mente, rischierebbero di costare alle corporation americane che ne sono titolari migliaia di denunce per diffamazione ogni anno in ragione dei contenuti postati dagli utenti dei loro servizi.

Un’idea semplicemente folle e sconsiderata, contraria ad ogni più elementare principio di diritto prima ancora che alla disciplina europea in materia di responsabilità degli intermediari della comunicazione.

Centinaia di migliaia di blogger italiani a rischio di galera per colpa dei commenti postati dai loro lettori, come se fossero i direttori strapagati delle più griffate testate italiane che, pure, non meriterebbero di essere chiamati a rispondere dei contenuti scritti da altri.

Che sia un’idea per colpire l’ex comico, poi blogger, oggi leader di un movimento politico, Beppe Grillo o che sia semplicemente il gesto di un parlamentare che ritiene che scrivere un disegno di legge sia come fare due chiacchiere al bar tra amici, conta poco.

Il disegno di legge del Senatore Torrisi dovrebbe, semplicemente, essere considerato impresentabile perché è un autentico inno alla cialtroneria istituzionale e, soprattutto, un autentico attentato alla libertà di comunicazione online.

Chi, dagli scranni del Parlamento, pretende di preoccuparsi di garantire, nello spazio pubblico telematico, il rispetto delle più elementari regole di civile convivenza ed educazione ha il sacrosanto dovere di dare il buono esempio, studiando, approfondendo ed informandosi prima di scrivere disegni di legge come questo.

Ma non basta perché il Senatore Torrisi pretenderebbe addirittura di veder finire in galera anche un blogger o il titolare di un nome a dominio che non provvedano, entro 24 ore, a cancellare dai loro siti “scritti inseriti autonomamente dagli utenti” e ritenuti – non è chiaro da chi – illeciti o diffamatori.

E’ una norma che, probabilmente, non esiste neppure nel più autoritario dei regimi.

Ciascuno ha diritto a manifestare liberamente la propria opinione ivi incluso, evidentemente, il Senatore Salvatore Torrisi ma un disegno di legge non è un manifesto e non è il luogo nel quale esprimere certe sconsiderate opinioni minacciando, forte di un ruolo che è di semplice rappresentanza degli elettori, di mettere un bavaglio sulla bocca di milioni di cittadini italiani.

Caro Senatore Torrisi, magari è stato male consigliato o, semplicemente, ha commesso qualche errore di valutazione.

Sbagliare è umano ma perseverare è diabolico: sarebbe auspicabile che ritirasse immediatamente il suo disegno di legge, chiedendo scusa ai tanti italiani che ha minacciato di mandare in galera non per loro opinioni – cosa di per sé deplorevole e che presto il suo stesso parlamento cancellerà dal nostro Ordinamento – ma per quelle espresse da altri che neppure conoscono.