Diritti

Quella brutta moratoria sui ‘temi etici’

Se c’è un aspetto positivo che questo governo e l’alleanza che lo sorregge continuano a mostrare è la straordinaria capacità di uscirsene quotidianamente con iniziative sempre nuove, originali, impensate quanto impensabili.

Oggi è il turno della moratoria sui “temi etici” proposta dal Pdl. L’espressione nasconde già una trappola semantica: sono “temi etici” quelli sui quali si può decidere solo con una maggioranza forte, fortissima, magari vicina all’unanimità. E sono tali, inoltre, quelli sui quali non sono ammessi discostamenti rispetto alla convinzione degli pseudo-(ultra)-cattolici del Pdl, e dunque non è ammessa discussione. Una contraddizione in termini, dunque.

La moratoria sui “temi etici”, che pure è stata avanzata chiedendo che ci si concentri sui “temi economici“, come se finora si fosse fatto qualcosa di diverso, significa una cosa sola: non fare niente. Non fare una legge sulle unioni tra persone dello stesso sesso, che la Corte Costituzionale chiede sin dal 2010 e che pure esponenti del Pdl, superando il Pd a sinistra, hanno voluto e proposto; non fare nessuna riforma della legge sulla procreazione assistita, mentre nel frattempo – ma cosa importa in fondo! – giudici e corti a vario livello fanno a pezzi quella attuale; non fare nulla sul tema dell’eutanasia, come se la volontà di morire con dignità sia qualcosa di scandaloso, di cui non vale la pena di parlare.

Soprattutto, significa rimandare o bloccare l’eterna discussione sulla proposta di legge contro l’omofobia e la transfobia, già soggetta al fuoco incrociato dei 200 emendamenti proposti dal Pdl e sulla quale spero fortemente che il Pd, come del resto ha già dichiarato qualcuno, non vorrà mollare. (Sulle ragioni del sì e del no su una legge su tale materia rinvio, oltre ai miei post precedenti, al video del Convegno Nazionale di Rete Lenford del 2012).

La proposta di moratoria solleva molti dubbi. E’ anzitutto una proposta irresponsabile, e su questo punto bisogna essere molto chiari: non c’è crescita economica senza riconoscimento dei diritti. Non si fa più mercato senza fare più democrazia. Secondo, non c’è bisogno di meno Europa, ma di più Europa. Dobbiamo riprenderci dal torpore in cui siamo caduti negli ultimi due decenni e metterci al lavoro per adempiere in modo più puntuale ai nostri obblighi internazionali, che non sono solo quelli di bilancio o di stabilità, ma anche quelli di adeguamento del sistema giuridico ai precetti di libertà, giustizia ed eguaglianza affermati a più voci dall’Europa. Come possiamo pretendere di contare di più in Europa quando siamo i primi a non tenerne conto? Come possiamo reclamare il nostro diritto ad essere ascoltati se non sappiamo ascoltare?

Infine, dietro all’etichetta “temi etici” si cela una manifesta ipocrisia. Stabilire se due persone che si amano e condividono tutti gli aspetti della loro vita debbano ricevere un riconoscimento da parte del legislatore è forse più etico di giustificare politicamente il fatto di spedire due persone – di cui una minorenne – nelle mani di un regime dittatoriale sanguinario? Proteggere una minoranza da atti di violenza è forse più etico del fatto di giustificarsi adducendo la libertà di espressione, che quindi in questo caso è libertà di odiare apertamente? Sostenere che la “famiglia” è solo quella tra uomo e donna è forse più etico di mantenere una posizione di potere per anni senza fare nulla per il bene comune, giustificandosi in base all’esistenza di un momento di crisi economica e dunque di necessità politica?

L’impressione che se ne trae è che governo e Parlamento, pochi esclusi, non hanno la più pallida idea di cosa sia etico e di cosa non lo sia.

Ci sono molte cose “etiche” di cui discutere. L’omofobia, la famiglia, la procreazione, le coppie gay certamente non sono tra queste. Esse richiamano promesse mancate di libertà, giustizia ed eguaglianza scritte nella Costituzione, che chiedono solo di essere adempiute. E farlo – e farlo subito – tocca ai politici tutti, Pdl e Pd compresi.