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Spagna, fondi neri del Partito popolare. Bufera su Rajoy, il Psoe: “Si dimetta”

Gli sms pubblicati da El Mundo dimostrerebbero che il primo ministro era al corrente dei finanziamenti illeciti. Le opposizioni chiedono che il premier lasci, ma lui replica: "La pubblicazione dei messaggi conferma che lo Stato di diritto non si sottomette al ricatto"

“La pubblicazione degli sms conferma che lo Stato di diritto non si sottomette al ricatto”. Lo ha ripetuto più volte, pochi minuti fa, il premier spagnolo Mariano Rajoy davanti alla telecamere che lo aspettavano nella sala stampa della Moncloa. Come a dire che la giustizia spagnola corre su un binario autonomo rispetto a presunte interferenze politiche. Sta di fatto che la risposta del premier conservatore non ha dissipato i dubbi che da giorni assillano il Paese iberico. Stavolta non c’entrano i manoscritti autentici legati alla presunta contabilitá B del Partido popular, dove più volte compare il nome dello stesso premier. I messaggi, apparsi ieri sul quotidiano El Mundo, tra Rajoy e l’ex tesoriere del partito Luis Bàrcenas (in carcere dal 27 giugno e trovato in possesso di 42 milioni su conti in Svizzera, Usa e Uruguay) che si sarebbero scambiati prima dell’arresto di quest’ultimo, a giugno, dimostrerebbero infatti che il primo ministro era al corrente dei finanziamenti illeciti dei vertici del partito, mentre ricopriva un incarico pubblico nel precedente governo di Josè Maria Aznar.

Si complica dunque la posizione del premier spagnolo e le nuove accuse rischiano di pesare come macigni sul suo futuro politico. Proprio mentre Rajoy cercava di arginare lo scandalo e mitigare il suo coinvolgimento in conferenza stampa – “non posso essere attento ogni giorno a tutte le informazioni che la stampa pubblica” – l’ex tesoriere Bàrcenas compariva davanti al giudice Pablo Ruz, confermando alle autorità che le carte pubblicate per la prima volta dal quotidiano El Paìs lo scorso 31 gennaio erano autentiche. Secondo fonti ufficiali, Bàrcenas avrebbe consegnato alla procura decine di documenti contro il Pp, parte in fogli manoscritti, parte in un pen drive. L’ex tesoriere ha accusato il capo del governo Mariano Rajoy, ma anche la segretaria generale del partito, María Dolores de Cospedal, e il suo antecedente, Álvaro Lapuerta, cui imputa l’inizio del maneggiamento di fondi neri che venivano versati da imprenditori al partito in cambio di appalti. “A Rajoy e Cospedal – ha detto Barcenas durante l’interrogatorio – ho consegnato denaro contante nel 2008, nel 2009 e nel 2010”.

C’è di più. Secondo El Mundo il Partido Popular avrebbe fatto pervenire in carcere a Barcenas alcuni giorni prima del suo interrogatorio un messaggio chiaro: “Se parli tua moglie andrà in galera, se invece stai zitto Alberto Ruiz Gallardon” (ministro della giustizia, ndr) sarà rimosso dall’incarico”. L’autore del messaggio è Javier Iglesias Redondo, difensore di Alvaro Lapuerta, predecessore di Barcenas e “in assoluta confidenza” con il partito. Anche Lapuerta è indagato nell’inchiesta Gurtel su tangenti, fondi neri e contabilità parallela, mentre la moglie di Barcenas, Rosalia Iglesias, è indagata in un’altra inchiesta sul marito per riciclaggio di denaro. 

Immediata la reazione del Partito socialista guidato da Alfredo Pérez Rubalcaba, che ha chiesto le dimissioni del primo ministro. Non è la prima volta che i socialisti chiedono che il premier lasci la poltrona da quando, in gennaio, esplose lo scandalo sull’onda delle rivelazioni della stampa iberica. Allora Rajoy aveva respinto le accuse e la richiesta di abbandonare il suo incarico nel governo. “Da quel momento – ha aggiunto Rubalcaba – il comportamento del signor Rajoy di fronte a questa vicenda si può riassumere in modo semplice: nessuna spiegazione, menzogne e, da quello che apprendiamo oggi, connivenza. Una connivenza grave”. 

Il leader del Psoe, in una conferenza stampa urgente a Madrid, ha annunciato anche “l’interruzione di ogni rapporto con il Pp” e ha avviato un intensa trattativa con gli altri esponenti del Parlamento iberico. Secondo i socialisti Rajoy dovrebbe dimettersi per lasciare il posto a un governo provvisorio fino alla fine della legislatura, un’ipotesi ventilata da alcuni analisti che avrebbero già individuato il possibile sostituto nella vicepresidente del governo Soraya Sáenz de Santamaría. I partiti di Izquierda plural e il Gruppo misto però non ci stanno e hanno chiesto subito lo scioglimento de Las Cortes ed elezioni anticipate.

@si_ragu