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Mediaset, Libero: “Grazia a B., Letta ci sta”. Il Quirinale: “Analfabetismo”

Il quotidiano diretto da Belpietro sostiene che il presidente della Repubblica avrebbe prospettato l'ipotesi al premier, Enrico Letta, che "avrebbe preso atto". Per il quotidiano la Repubblica invece il Cavaliere potrebbe rinunciare alla prescrizione e far slittare l'udienza fissata al 30 luglio dalla Cassazione

La grazia per Silvio Berlusconi. Il quotidiano Libero in prima pagina non solo la ipotizza, nel caso in cui il Cavaliere dovesse verdersi confermata la condanna nel processo Mediaset anche dalla Cassazione, ma sostiene che il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, avrebbe prospettato l’ipotesi al premier, Enrico Letta, che “avrebbe preso atto”.  Letta, con la modalità silenzio-assenso, avrebbe “approvato” il “piano G” secondo il giornale diretto da Maurizio Blepietro.

Secondo Libero il capo dello Stato sarebbe rimasto “urtato” dalla celerità con cui la Cassazione ha fissato l’udienza al 30 luglio, a ridosso della prescrizione diel primo dei due reati fiscali contestati (2003 e 2004) che gli sono costati una condanna in primo e secondo grado 4 anni di reclusione (di cui 3 indultati) e 5 anni di interdizione dai pubblici uffici (decadenza da senatore ed futuribile ineleggibilità). E quindi la possibilità della grazia come extrema ratio a Silvio Berlusconi sarebbe l’unico strumento per evitare conseguenze sul governo faticosamente creato dal capo dello Stato, dopo la sua travagliata rielezione. 

Il Quirinale però, nel pomeriggio, reagisce con indignazione: sulla questione di una eventuale grazia a Silvio Berlusconi, ventilata oggi da un quotidiano, ambienti del Quirinale spiegano che “queste speculazioni su provvedimenti di competenza del capo dello Stato in un futuro indeterminato sono un segno di analfabetismo e sguaiatezza istituzionale”. Queste speculazioni, aggiungono gli stessi ambienti, “danno il senso di una assoluta irresponsabilità politica che può soltanto avvelenare il clima della vita pubblica”.

L’altra ipotesi di via di uscita, e ventilata da Repubblica, sarebbe quella che il leader del Pdl rinunci alla prescrizione: mossa che farebbe venire meno i motivi di urgenza per la fissazione nel periodo feriale. La rinuncia a far dichiarare estinto il reato relativo al 2003 perché troppo tempo è trascorso bloccherebbe la seduta del 30 luglio e potrebbe influire sulla storia del processo. Che potrebbe concludersi con una conferma della condanna, che però non porterebbe il Cavaliere in cella considerata l’entità – 1 anno – e l’età dell’imputato; con sentenza di assoluzione (nei processi Mediatrade Berlusconi ha incassato tra Roma e Milano proscioglimenti e prescrizione); con un annullamento con rinvio alla corte d’Appello per la rideterminazione della pena. 

C’è chi pensava che Giorgio Napolitano, dopo essere intervenuto per permettere al Cavaliere – imputato e poi condannato nei processi Ruby, Mediaset e nastro Fassino-Consorte – di svolgere la sua attività politica, potesse nominare Berlusconi senatore a vita. Anche se, bisogna ricordarlo, Napolitano ha già nominato Mario Monti e ha dichiarato che non avrebbe esercitato più la sua prerogativa. Ma in caso di condanna definitiva considerando che il senatore a vita che esercita un diritto di voto in Parlamento è un pubblico ufficiale, scattaterebbe comunque la decadenza dalla carica. Inoltre l’articolo 59 della Costituzione recita: “Il Presidente della Repubblica può nominare senatori a vita cinque cittadini che hanno illustrato la Patria per altissimi meriti nel campo sociale, scientifico, artistico e letterario” e benché prerogativa esclusiva del Quirinale una nomina a vita a Palazzo Madama sarebbe apparsa inopportuna per un leader così discusso anche a livello europeo. Quindi la grazia appare allo stato la soluzione più adatta. 

L’ipotesi amnistia è stata invece già scartata dallo stesso Berlusconi che si  rendersi conto che è una strada impraticabile. “Di amnistia non ho mai sentito parlare – aveva detto a La Repubblica un paio di mesi da – Io, ormai, a questi patti non credo più. Il mio giudice a Berlino è la Corte di Cassazione che mi ha sempre assolto. È un’ipotesi di cui non ho mai discusso con nessuno … l’amnistia è indigesta a tutti. La gente non sarebbe d’accordo. Sarebbe un modo per far arrabbiare ancora di più i cittadini”. Senza contare che lo storico e tratti bizzoso alleato, la Lega, non accetterebbe mai: “I leghisti sono fermamente contrari a qualsiasi tipo di amnistia, indulto et cetera…”. Senza mettere in conto l’effetto mediatico della concessione di un provvedimento a lungo invocato da più parti – causa per esempio le condizioni inumane dei detenuti nelle carceri – ma che è stato sempre scartato anche in ipotesi proprio dal centrodestra.