Rimini, fogne in mare. Il comune prova a salvare la balneazione: “Chiuse per il 2020”

Il sindaco Pd Andrea Gnassi ha annunciato un piano per risolvere l'annosa questione degli scarichi. 11 attualmente gli sfioratori che sversano liquami dell'Adriatico. In sette anni saranno chiusi e si raddoppieranno i depuratori. Gli aumenti nelle bollette degli utenti saranno intorno al 4-5%

Rimini prova a dire basta con le fogne che, a quanto pare non solo quando piove, scaricano in mare anche in piena estate. Dopo mesi di pressing su Hera e Romagna Acque, il sindaco Andrea Gnassi (Pd) ha annunciato un nuovo maxi progetto per superare gli ormai celebri 11 sfioratori che sversano i liquami nell’Adriatico, retaggio di anni di scelte rinviate. Gli addetti ai lavori lo chiamano “il più grande intervento di risanamento fognario in Italia”.

Entro il 2020 verranno chiusi tutti e 11, non solo 8 entro il 2018 come previsto dal “Piano di salvaguardia della balneazione” (Psb) approvato nel dicembre del 2011. L’obiettivo, tramite raddoppio di depuratori e potenziamento delle vasche di laminazione, è la riduzione dell’88% dei carichi inquinanti in mare- al di là delle sue capacità di rigenerarsi. Quattro anni prima, entro il 2016, ne saranno chiusi già buona parte: stop al 50% delle aperture. Dai 133 milioni di euro del Psb del 2011, niente affatto risolutivo per tre scarichi di peso nell’area sud, si sale a 154 milioni solo per Rimini, che diventano 212 considerando tutti i lavori collegati negli altri Comuni del Riminese.

Chi paga? Scongiurata la tassa di scopo, quasi 37 milioni li mette sul piatto il Comune di Rimini, 80 e 95 milioni li anticipano rispettivamente Romagna Acque e Hera ma verranno rimborsati tramite un incremento delle tariffe dell’acqua, allineandole a quelle in vigore a Forlì-Cesena e Ravenna.

Il tema è sempre attuale nella capitale delle vacanze. L’inchiesta della Procura dopo gli esposti per i malori avvertiti da qualche bagnante (c’è un fascicolo per ora senza indagati aperto alla fine dell’estate 2011- poco dopo gli scarichi al centralissimo piazzale Kennedy- per lesioni personali colpose, getto di cose pericolose, epidemia colposa per diffusione di germi patogeni e delitti colposi contro la salute pubblica) è stata aggiornata pochi giorni fa: al di là degli annunci degli enti locali, i consulenti dei pm hanno scoperto che gli scarichi sono stati aperti (due volte nell’estate del 2010 e altre due in quella del 2011) anche senza che piovesse. Ci sono però altre anomalie e, ad esempio, i pm (al lavoro Davide Ercolani e Gemma Gualdi) hanno chiesto ai periti altre consulenze sull’allagamento delle fogne dopo il nubifragio del 24 giugno (su questo c’è un fascicolo per omicidio colposo e disastro).

Ebbene, la svolta decisiva- soprattutto in prospettiva- prova ad avviarla ora la politica. La copertura del maxi piano sarà garantita al 20-25% da finanziamenti pubblici e per il resto da fondi anticipati da Hera, Romagna Acque e dall’azienda locale Amir, che saranno poi recuperati attraverso le tariffe in circa 25 anni (come prevede fra l’altro la legge di settore). I rincari previsti? Poca roba e in linea con il resto della Romagna dove gli investimenti sul sistema fognario sono già stati fatti, assicurano Gnassi e compagnia. Gli aumenti in bolletta si attesteranno su una media annua del 4-5% a partire soltanto dal 2015 e si protrarranno per la sola durata dei lavori, vale a dire 7/8 anni. L’amministratore delegato di Hera, Maurizio Chiarini, calcola che da quota 1,9 euro a metro cubo, il valore attuale, si passerà a circa 2,5: numeri al di sotto della media europea, se è vero che a Parigi o Berlino se ne pagano 6 o 7. A conti fatti, l’esborso aggiuntivo sarà di 9 euro a famiglia all’anno, 70 centesimi al mese.

Nel merito degli interventi già in corso d’opera, 43 milioni (il 30% del Psb) coprono gli interventi “Rimini Isola”, dorsale nord e raddoppio del depuratore di Santa Giustina. Sono stati redatti i progetti definitivi per la riconversione del depuratore Marecchiese e la realizzazione della vasca di laminazione Ospedale. Rispetto al Psb originario, quello “ottimizzato” prevede 2 ulteriori volumi di accumulo nelle sezioni di chiusura dei bacini Rodella e Colonella, da collegare con l’accumulo previsto per il torrente Ausa. Il cui intervento (un volume di accumulo e di prima pioggia e di un impianto idrovoro di capacità adeguata) verrà a sua volta rivisto e potenziato.