Politica

Pd, Renzi: “A ottobre una nuova Leopolda. Tutti mi chiedono di candidarmi”

Il sindaco di Firenze annuncia per la fine di ottobre un nuovo incontro per discutere "le idee" del partito. Ma non scioglie le riserve su una sua candidatura: "In tanti mi chiedono di mettermi in gioco. Epifani fissi la data per le primarie"

‘Tanti amministratori, tanti sindaci, tanti militanti ripongono nel Pd le loro speranze. E chiedono a me di mettermi in gioco. A loro dico: dobbiamo costruire un Pd moderno, aperto, pensante non pesante”, in cui “vinca la leggerezza, che sia libero da certe burocrazie simil-ministeriali”. Perché “solo il Pd può fare uscire l’Italia da questa crisi”. Così Matteo Renzi, in una intervista a Repubblica, torna a rivogersi al “traghettatore del Pd”, Guglielmo Epifani, perché “faccia sapere la data del congresso e delle primarie. Per statuto devono avvenire entro il 7 novembre”. Il primo cittadino di Firenze annuncia che ci sarà un’altra Leopolda “il prossimo 27 ottobre. Perché è fondamentale che si torni alle idee”.

Renzi tuttavia non scioglie le riserve su una sua candidatura, per la quale aspetta “la data e di sapere se c’è una comunità di persone che crede” nel suo progetto. E’ vero, dice, che D’Alema gli aveva proposto una candidatura alle europee: “Per D’Alema non devo fare il segretario, né il sindaco. Ma tra qualche anno il premier. Non sono d’accordo: non faccio questa battaglia per sistemarmi”. Il governo, dice, va comunque tenuto “fuori da questo dibattito. Enrico sarà più forte se il Pd sarà più forte. L’importante è che non si preoccupi di durare, ma di fare. Abbia come punto di riferimento le idee di Andreatta e non il tirare a campare di Andreotti“.

Il sindaco di Firenze immagina un Pd non più “chiuso in un castello” e “terra di conquista per correnti”. E, ribadisce, “se mi candido, lo faccio indipendentemente da loro. Non vado dietro a patti tra maggiorenti. Questo Pd non esiste, resiste. Ai caminetti romani rispondo sempre con un ‘no grazie’. Non farò scambi di poltrone”. Il Pd, aggiunge, deve “parlare di futuro” e smetterla con “l’dea novecentesca dell’appartenenza”. Nel 2013, dice, “serve un partito aperto”: “Dobbiamo renderlo moderno sapendo che non si discute solo nelle sezioni, che si fa politica anche in rete o nei luoghi del volontariato”.