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Egitto, “Resteremo fino alle dimissioni di Morsi”. Lui: “Resisto”

Nel primo anniversario dell'elezione del presidente, il movimento dei ribelli annuncia: ''Tamarod Mohamed è il nome della prima figlia della rivoluzione nata a Tahrir all’alba nell’ospedale da campo della piazza”. Milioni di persone manifestano per chiedere le sue dimissioni, ma Morsi ribadisce alla stampa inglese: "Rimango"

 ”Tamarod Mohamed è il nome della prima figlia della rivoluzione nata a Tahrir all’alba nell’ospedale da campo della piazza”. Nel primo anniversario dell’elezione di Morsi il movimento dei ribelli, i tamarod, lanciano questo annuncio dal loro sito. “Un buon augurio. Che Dio la benedica e speriamo che sia il portafortuna della rivoluzione”, scrive il sito.

Una fonte militare fa sapere che sono milioni a protestare. In particolare moltissimi hanno raggiunto piazza Tahrir, simbolo della rivoluzione egiziana che ha portato alla fine del regime di Mubarak. I giovani hanno raggiunto altri dimostranti che hanno passato la notte in attesa della grande manifestazione per chiedere le dimissioni del presidente. Per motivi di sicurezza il palazzo presidenziale, uno dei punti verso il quale marciano i manifestanti, è stato blindato e 17 persone armate sono state fermate. 

La dimostrazione,  a un anno dall’elezione del presidente, rappresenta il culmine di una campagna di opinione che è andata crescendo negli ultimi giorni, con scontri che hanno già causato sette morti. Gli organizzatori di Tamarod hanno annunciato di aver raccolto 22 milioni di firme per la destituzione di Morsi, otto milioni in più dei voti ottenuti dal presidente al voto dello scorso anno. “Sentiamo di aver raggiunto un’impasse, con il paese che sta crollando. Questo non perché il presidente appartenga alla Fratellanza Musulmana, o perché sia una sola fazione a governare, quanto perché il regime è stato un completo fallimento”, ha sintetizzato Mohammed el Baradei, uno dei leader dell’opposizione, in un messaggio video diffuso nella notte. “La gente ha votato per Morsi, ma ora dice di voler tornare alle urne”, ha aggiunto l’ex capo dell’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica (Aiea), esortando gli egiziani a scendere in strada per protestare. Scontri e incidenti si sono registrati al Cairo, dove è stata attaccata e incendiata la sede dei Fratelli Musulmani, e nell’Alto Egitto: il bilancio, al momento, parla di quattro morti, oltre a decine di feriti. Tre vittime ad Assiut, e tra questi ci sarebbe anche un copto, e uno nella città di Beni Suef. L’esercito ha dichiarato in serata la massima allerta, mentre i dirigenti dell’opposizione hanno chiesto al loro popolo di rimanere in piazza fino alle dimissioni di Morsi. 

In un’intervista al Guardian, però, Morsi fa sapere di non avere intenzione di cedere. “Ci possono essere dimostrazioni ma non si può mettere in discussione la legittimità costituzionale di un presidente eletto”, fa sapere. “Se cambiassimo qualcuno eletto secondo la legittimità costituzionale, ci sarà qualcuno che si opporrà anche al nuovo presidente e una settimana o un mese dopo chiederanno anche a lui di dimettersi”, ha affermato il primo presidente dei Fratelli musulmani. “Non c’è spazio di discussione su questo punto. Ci possono essere manifestazioni e le persone possono esprime la loro opinione ma il punto cruciale è l’applicazione della costituzione. Questo è il punto cruciale”, ha insistito. Morsi ha quindi accusato “i resti dell’ancien regime” per le violenze dei giorni scorsi, che hanno preso di mira sedi della Fratellanza e del suo braccio politico. “Hanno i mezzi, che hanno ottenuto con la corruzione e li usano per pagare teppisti e così scoppia la violenza. E’ stato un anno difficile, ma spero di fare il mio meglio per il popolo egiziano”.

E la protesta non si ferma a piazza Tahrir. Migliaia di manifestanti sono in piazza ad Alessandria, Port Said, Sharkiya, Kafr el Sheikh, Gharbiya, Menoufiya. Secondo fonti della sicurezza due sedi del partito della Fratellanza sono state incendiate a Beni Suef, nell’alto Egitto, e una a Daqhaleya. Tafferugli sono scoppiati in mattinata fra e pro e anti Morsi a Mahalla el Kobra, nel delta del Nilo provocando una decina di feriti. 

Ma anche i sostenitori di Morsi sono scesi in piazza davanti a una moschea non lontana dal palazzo presidenziale. Decine di giovani uomini muniti di bastoni, scudi ed elmetti, si sono riuniti in diversi squadroni. Gehad El-Haddad, portavoce della Fratellanza, ha detto all’agenzia Dpa di sperare che non vi siano violenze, ma ha anche avvertito contro ogni tentativo di assaltare il palazzo presidenziale. “I muri del palazzo presidenziale rappresentano una linea rossa – ha affermato – i nostri comitati e i nostri manifestanti non si muoveranno fino a quando la scena sarà pacifica. Ma se vi sarà un tentativo di colpo di Stato al palazzo presidenziale, con polizia e militari che non reagiranno in maniera adeguata… allora il popolo egiziano si solleverà”.