Economia & Lobby

Aumento Iva, il rinvio è figlio dell’assenza di idee

Ieri ho letto la dichiarazione del ministro Del Rio al video forum di Repubblica.it e mi è venuto da ridere. La mia è stata una amara risata, però. Dettata dallo sconcerto. Perché, nel far annunciare dal ministro degli Affari Regionali il rinvio sull’aumento dell’Iva dal 21 al 22 per cento, l’esecutivo ripropone il medesimo indecoroso film già visto sull’Imu.

Il governicchio Letta, sempre più dilaniato da diversità di visioni sul da farsi e che prima o poi condurranno ad una grossa deflagrazione, non sa, anche sull’Iva, che pesci pigliare. E dunque, dietro lo stesso paravento utilizzato per l’Imu – il riordino delle aliquote! – sceglie di rimandare a dopo le vacanze lo scontro finale tra chi vuole abolire l’innalzamento dell’Iva e che invece lo ritiene ineludibile. E nel frattempo che succede? I tecnici studieranno, verrà detto oggi dal premier Letta in persona, come rimodulare le aliquote. Per poi giungere alla conclusione che lo scalino non si può proprio evitare, come sostiene apertamente e in modo non codardo il ministro Saccomanni.

E il senso del rinvio dunque quale è? Forse nel balordo calcolo politico di qualche ministro c’è l’idea che gli italiani si potranno così “godere” l’Iva al 21% durante tutta la pausa estiva. E viverla come una grande opportunità. Quella di acquistare televisori, pc, telefonini, tablet, chitarre, gioielli, auto e motocicli, lavatrici, rasoi, piatti, profumi ed altre belle cose senza l’aggravio sull’imposta sul valore aggiunto.

Magari è proprio questo il ragionamento che hanno fatto Zanonato, ministro dello sviluppo economico per caso, o qualche altro “specialista” di dinamiche economiche catapultato al governo del paese. Convincere gli italiani che fino a settembre potranno fare un buon affare. “E vuoi vedere – si potrebbe essere chiesto il “superesperto” di economia Zanonato – che la corsa all’acquisto produrrà un’impennata nei consumi?”

Questa è fantapolitica. Me ne rendo conto. Però immaginatevi uno scenario, fantasioso appunto, in cui il governicchio Letta si presenta a settembre senza progetto di riordino dell’Iva, ma con una buona notizia da dare in pasto ai media asserviti ed agli stessi italiani: la ripartenza dei consumi. Scatterebbe, immediato, un plauso mediatico, organizzato in particolare dalle fidate truppe giornalistiche di Repubblica o del Corriere. Che farebbero a gara a descrivere i nuovi scenari aperti da quello che certamente verrebbe descritto all’unisono come “il governo del fare”. Mi prefiguro già i titoloni in prima pagina. Tipo “Il Paese riparte”o “La locomotiva italiana corre di nuovo” oppure “La spirale di sfiducia è finita”.

Torno alla realtà. Provando a tracciare una sintesi semi-seria, che richiama alla mia mente le sante parole di un mio caro amico giornalista, pronunciate l’indomani dell’affidamento a Letta del compito di formare il governo: “Alberto, aspettiamoci mesi di galleggiamento, su ogni argomento”. La profezia del mio amico si sta avverando. Sull’Iva, sull’Imu e su tante altre questioni, il governicchio Letta pare galleggiare. Nella apparente inconsapevolezza che la nave-Italia fa acqua da tutte le parti, la gente – anche quella che sta bene, come me – si sta rompendo i cabasisi e questo non è più il tempo del cerchiobottismo democristiano di cui pare essere nuovo interprete Enrico Letta.

@albcrepaldi