Media & Regime

L’Unità, vendite (e pluralismo) in crisi?

Nonostante non sia più l’organo ufficiale del partito dal 1997, l’Unità è un giornale vicino, per scelta editoriale, alla dirigenza del Pd. Nel 2011 (ultimo anno per cui sono disponibili i dati sul sito del Governo) ha ricevuto 3.709.854,40 euro di finanziamento pubblico in quanto “Organo di partito o di movimento politico”, in calo rispetto ai 5.267.860,38 euro del 2010, e ai  6.377.209,80 euro del 2009 (per inciso, il secondo organo di partito per finanziamento pubblico è La Padania con 2.682.304,80€, seguito da Europa con 2.343.678,28 euro e Liberazione con 2.065.775,04 euro).

Nell’estate del 2011 l’avvicendamento alla direzione tra Concita De Gregorio e Claudio Sardo ha segnato una svolta nella linea politica del quotidiano. Secondo molti si è trattato di una vera e propria “normalizzazione. Mentre De Gregorio aveva coltivato una testata critica, aperta e plurale, in prima linea nell’opposizione non solo al berlusconismo ma più in generale ai vizi e alle inadeguatezze della classe dirigente della seconda repubblica, establishment del Pd compreso, con Sardo l’Unità si è riavvicinata sempre più pedissequamente alle posizioni della dirigenza.

I contributi delle voci critiche nei confronti della linea dominante sono oggi relativamente marginalizzati, e rischiano di confondersi nel rumore di titoli, a volte cubitali, che nei toni e nel lessico ricordano da vicino quelli degli house organs berlusconiani. Durante le primarie, per esempio, lo schieramento del quotidiano contro Renzi è stato esplicito. “Renzi contro le regole: ci fanno male” (22 ottobre 2012), “Le primarie in paradiso (fiscale)” (19 ottobre 2012, per la partecipazione di Renzi alla raccolta fondi di un finanziere proprietario di una società alle Isole Cayman) sono due titoli rappresentativi della campagna per le primarie, durante (e dopo) la quale sul quotidiano non si è quasi mai vista traccia di critiche verso l’operato di Bersani e della vecchia guardia del partito. Dopo le elezioni, ha suscitato non poche polemiche quel “No di Renzi al governo Bersani. Bufera nel Pd: parla come il Cav” (5 aprile) basato su una ricostruzione acrobatica di una opinione mai espressa da Renzi.

Il vizio del titolo a effetto, basato su una interpretazione forzata di fatti e dichiarazioni, non ha abbandonato il quotidiano, che oggi apre con un altisonante “Grillo contro i terremotati”. Non sono certo un fan di Grillo (anzi) ma questo titolo è chiaramente una sciocchezza, che ricorda il “Trasparenza dei partiti: Grillo dice no” del 21 maggio e il sottotitolo  “Movimento spaccato, pronta la scissione” del 31 maggio (davvero la scissione del M5S era così imminente? Eppure quasi un mese dopo il partito è ancora tutto intero).

Più in basso, nella prima di oggi si legge: “I falchi volteggiano sul Cav”. In effetti l’Unità è l’unica altra testata, oltre a Libero e Il Giornale, che si riferisce a Berlusconi chiamandolo Cav. Gli house organs di Arcore avevano preso questa abitudine per sminuire l’opposizione al capo, per via dell’assonanza coi No Tav, già percepiti dai lettori di quei giornali come un manipolo di pericolosi estremisti. A l’Unità l’appellativo deve essere piaciuto, così da qualche tempo anche lì Berlusconi è diventato il Cav, alimentando l’abitudine tutta italiana di riferirsi ai personaggi noti con degli appellativi (“Il Professore”, “L’Ingegnere”, “L’Avvocato”) anziché coi loro nomi e cognomi.

Certo, i titoli contro Berlusconi non mancano, anzi. Ma di questi tempi sembrano somigliano al frutto di imbarazzanti dissonanze cognitive, sul quasi-organo ufficiale di un partito che insieme a Berlusconi governa, concedendogli di tutto di più.

I titoli urlati non sempre attraggono la simpatia dei lettori, e i dati sulle vendite distribuiti da Prima Comunicazione mostrano un declino costante per il quotidiano di Sardo (ma non se ne può addebitare con certezza la responsabilità alla nuova linea senza una analisi statistica rigorosa che tenga conto anche di altri eventi che possono aver influenzato l’andamento delle vendite durante entrambe le gestioni).

Oggi l’Unità vende 27.164 copie, il 14,6% in meno rispetto all’aprile dell’anno scorso e il 30,5%  in meno rispetto all’ultimo mese di direzione De Gregorio. Le vendite sono diminuite del 20% nel corso dei tre anni della gestione De Gregorio (da agosto 2008 ad agosto 2011) mentre sono crollate del 28% solo nel primo anno di gestione Sardo.

Dato che il tracollo di vendite è stato comune a tutto il comparto della carta stampata (anche se non per tutti in questa misura), vale la pena controllare anche gli accessi ai contenuti online. L’edizione web era uno dei fiori all’occhiello della gestione De Gregorio. Secondo i dati Audiweb, dal picco massimo toccato a giugno 2011 di 130.000 visitatori unici giornalieri si è passati ai circa 70.000 attuali (-46%) mentre il numero di pagine singole visitate, sempre secondo i dati Audiweb, è crollato del 60%.

Numeri preoccupanti, che tuttavia non impediscono all’Unità di essere il più venduto e più diffuso tra i quotidiani che godono del finanziamento pubblico. Agli altri giornali finanziati va notevolmente peggio. Segno che queste testate proprio non riescono ad affermarsi presso i lettori per l’autorevolezza e la qualità dei contenuti. Chi ha mai sentito parlare di “Cronache di Liberal” (sito oggi bloccato da molti browser per presenza di malware)  e “Socialista Lab” (sito oggi in costruzione), per esempio? È triste che il giornale fondato da Antonio Gramsci, “luogo di discussione metafisico” (la definizione è di Cristiana Alicata) che storicamente ha ospitato, e in modo tanto fertile, il dibattito interno del più grande partito d’opposizione, finisca per confondersi in tale calderone.

Articolo scritto con Matteo Rizzolli (Università di Bolzano)