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Giappone, i tifosi si fermano al semaforo

Ve la immaginate questa scena davanti allo stadio Olimpico, dopo una vittoria (anzi, un semplice pareggio.in questo caso) della Nazionale?

E’ successo pochi giorni fa a Tokyo, dopo il pareggio della nazionale “blu samurai” con l’Australia che è valso al Giappone il biglietto per il Brasile. E’ la prima squadra a qualificarsi.  Ai giapponesi non capita spesso di poter festeggiare, ma le regole sono regole e come avviene per le manifestazioni politiche, le regole del traffico vanno rispettate. 

Ed ecco che mentre  la situazione rischia di sfuggire di mano, con i  primi tifosi che cominciano ad attraversare con il rosso uno degli incroci più “strategici” di Tokyo, quello di Shibuya, l’Impero  fa scattare le contromisure. Per carità, sono tifosi, non studenti incazzati o salarymen in rivolta. Niente  squadre antisommossa, niente cariche, niente manganelli e nemmeno idranti. I poliziotti si schierano ai lati dell’incrocio, difendendo il diritto dei veicoli a transitare quando è verde.

Al resto ci pensa il sergente Suzuki, oramai famosissimo, che il “tubo” giapponese ha già soprannominato “DJ-police”.  Il tipo sale sulla torretta e  comincia ad invitare il pubblico a sfollare, dirigendosi ordinatamente verso la stazione…” suvvia, siate bravi. La nazionale si è qualificata anche grazie al lavoro di squadra. Ora comportatevi bene anche voi, non vorrete mica essere ammoniti…!”.  Suzuki non minaccia, implora, mostrando perfino un lato “umano”. Ad un certo punto dice: “personalmente condivido il vostro entusiasmo….cosa pensate, che mi diverta a stare qui? Anch’io vorrei essere lì con voi. Fate festeggiare anche me andandovene a casa tranquilli e senza intralciare il traffico….”  

A chi avesse voglia di approfondire,  tentando di capire perché l’Impero abbia così a cuore i diritti dei veicoli, al punto dal considerarli equivalenti a quelli dei cittadini, suggerisco questa interessante animazione. E’ in giapponese, ma, come dire, basta guardare le figure..

 Dal video si capisce come sia difficile, per le autorità giapponesi, comprendere  il confine tra “dimostrazione” e “insurrezione”. E come la polizia giapponese non abbia nessuna voglia di prendersi dei rischi, come negli anni ’60.  DA allora, tutte le manifestazioni, sia di protesta che di giubilo, in Giappone debbono svolgersi ordinatamente, utilizzando solo una corsia della strada (o il marciapiede, se c’è)  e rispettare i semafori. E non è per caso che a Tokyo non vi siano “piazze” dove possano radunarsi più di 100 mila persone. Meglio evitare rischi. Regole ferree che solo il calcio ha, in qualche occasione, mostrato di poter sfidare.  A suo tempo in occasione dei mondiali cogestiti dalla Corea e dal Giappone (2002) scrissi che se il Giappone fosse andato anche solo in finale, l’Impero avrebbe scricchiolato.  

Confermo. “Occupare”, sia pure per pochi minuti, l’incrocio di Shibuya (video qui) dove in alcuni momenti della giornata transitano in pochi minuti oltre un milione di persone, mandando in tilt traffico e semafori, potrebbe davvero scatenare un putiferio. Anni fa ci provò un povero artista olandese (ahimè non ricordo il nome). Venne arrestato nel giro di pochi minuti ed espulso dopo 3 giorni di interrogatori serrati. Nemmeno l’addetto culturale dell’ambasciata olandese, che parlava perfettamente la lingua,  riuscì a spiegare alle autorità giapponesi la differenza tra “performance artistica” e “attentato” alla sicurezza nazionale.