Politica

Legge elettorale, scontro nel Pd sul Mattarellum. La Camera boccia la mozione

Il deputato renziano Giachetti presenta una mozione, firmata da un centinaio di colleghi di partito, che chiede il ritorno al sistema maggioritario. Finocchiaro attacca: "Intempestivo". Gasparri e Brunetta: il testo va "contro l'esecutivo" guidato da Letta. Il movimento 5 stelle: "Non voteremo il testo di Giachetti, preferiamo nostro correttivo"

La “mozione Giachetti” sulla legge elettorale, che avrebbe ripristinato il Mattarellum, è stata bocciata dalla Camera.  La proposta del deputato renziano Roberto Giachetti, vicepresidente della Camera, di tornare al “Mattarellum”, cioè al sistema maggioritario in vigore prima dell’avvento del “Porcellum” nel 2005 è stata firmata da un centinaio di colleghi democratici, ma ha visto lo stop dell’Aula di Montecitorio con 400 “no”, 139 “sì” e 5 astenuti. La prima bocciatura da parte dell’esecutivo è arrivata proprio dal presidente del consiglio Enrico Letta che a Montecitorio aveva anticipato che avrebbe invitato “al ritiro” della proposta.  “In caso contrario darò parere contrario a quelle mozioni che entrano troppo nel merito” del percorso istituzionale. Il deputato, però, aveva ribadito di fronte all’assemblea del gruppo Pd alla Camera che non avrebbe ritirato la mozione. E anche verso Letta aveva usato toni duri: “Me lo ha chiesto in Aula in modo dialogico e io in maniera altrettanto dialogica dico che non la ritirerò”. 

SCONTRO NEL PD – La mozione ha soprattutto infiammato lo scontro all’interno del Pd. A guidare la fronda anti Mattarellum, Roberto Speranza, che ha commentato l’esito del voto esprimendo soddisfazione per “il voto unitario del Pd, un gruppo che discute, ragiona e poi sa rispettare le scelte”. Durante la riunione dei deputati democratici il capogruppo del Pd aveva chiesto il ritiro della mozione di Giachetti. “In caso contrario il Pd voterà contro”, ha aggiunto il deputato. “Una mozione intempestiva”, gli ha fatto eco Anna Finocchiaro, presidente Pd della commissione affari costituzionali del Senato.  

GIACHETTI: “MOZIONE BIPARTISAN, FIRMATA DA 100 DEPUTATI” – Giachetti si è difeso dalle critiche e ha spiegato a Speranza che di non poter ritirare il documento che era stato firmato non solo da deputati del Pd, tanto che la dichiarazione di voto in aula sarebbe stata fatta da Antonio Martino del Pdl. E il depuato ha poi aggiunto di aver avuto un approccio “di grande umiltà”. “L’ho mandata a 630 deputati, l’hanno firmata in 100” e non solo del Pd. “Prepotente – ha detto Giachetti richiamando le parole di Anna Finocchiaro – sarebbe ritirarla ora. Non è una mozione di partito, di gruppo, nè tantomeno di corrente”. Nel dibattito è intervenuto anche il segretario Pd Guglielmo Epifani: “E’ il tempo del cambiamento. Dico qui con chiarezza che tutto il Pd non vuole più tornare a votare con questa legge elettorale. E’ un impegno di serietà e lo dobbiamo al Paese”.

MOLTI DEMOCRATICI HANNO RITIRATO LA FIRMA – La mozione ha visto anche molti dietrofront.  Lo stesso vicepresidente della Camera, alla fine della seduta a Montecitorio ha annunciato “che i deputati Marco Fedi, Simona Flavia Malpezzi, Alessandro Bratti, Irene Manzi, Caterina Bini, Floriana Casellato, Ezio Primo Casati, Manfred Schullian, Umberto D’Ottavio, Maria Luisa Gnecchi, Marco Carra e Maria Amato, hanno ritirato la propria firma dalla mozione Giachetti ed altri”. E, durante la riunione del gruppo Pd, si sono sganciati anche Walter Verini e Fulvio Bonavitacola. Favorevoli, invece, trentaquattro deputati – tutti i renziani, Pippo Civati e due prodiani –  che hanno votato contro la relazione del capogruppo Roberto Speranza che chiedeva a Roberto Giachetti di ritirare la mozione. Ci sono stati cinque astenuti tra i veltroniani. L’appoggio al deputato era arrivato anche da Sel. “Siamo a favore della mozione Giachetti, di cui anche io sono firmatario, perchè questa porta alla cancellazione dell’attuale legge elettorale – afferma Gennaro Migliore (Sel) intervendo nell’aula della Camera – e rappresenta un risarcimento rispetto a un elettorato che ha dovuto subire tre volte la condanna di andare votare con il porcellum”.

GASPARRI (PDL): “GOVERNO LETTA A RISCHIO” – E la proposta ha agitato anche le acque delle larghe intese. Sul fronte opposto, Maurizio Gasparri ha avvertito che, ancora una volta, l’esecutivo capitanato da Enrico Letta è stato in pericolo: “Ogni iniziativa che crea confusione mette a rischio il governo“, ha affermato il vicepresidente Pdl del Senato. “E’ tempo di riforme, si deve ripartire dal presidenzialismo: mettere prima la legge elettorale è un errore”. Ancora più esplicito il capogruppo alla Camera Renato Brunetta: “La mozione Giachetti è una mozione contro Letta. Siamo molto amareggiati. Noi volevamo che venisse ritirata. Il Pd ci sta provando. Noi”, ha continuato l’ex ministro Pdl, “siamo leali a Letta, al governo e alla maggioranza, ma con un Pd di lotta e di governo non si può andare avanti. E’ una dicotomia che mette in difficoltà il governo e lo sottopone ad un continuo stress. E’ il momento invece adesso di pensare ai problemi concreti”. 

Toni molto più morbidi e nessun riferimento diretto allo scontro interno nel partito, invece, nelle parole del premier, che è tornato al Senato per le repliche prima del voto sulle mozioni. Il presidente del Consiglio ha prima sottolineato gli appelli del Quirinale: “Oggi siamo qui a dare immediato seguito e applicazione all’impegno preso nel momento in cui si è chiesto a Napolitano di essere rieletto”. Poi ha tracciato la rotta indicata dalla risoluzione di maggioranza, che prevede 18 mesi di tempo per le riforme costituzionali. “Abbiamo la Costituzione più bella del mondo”, ha detto Letta, ma “oggi bisogna adeguare la seconda parte del testo per dare piena attuazione ai principi contenuti nella prima parte”.

Il presidente del Consiglio ha commentato il risultato elettorale legando il dato sull’astensione alla necessità della politica di dare risposte al “drammatico distacco dalla politica”.

M5S: “LA LEGGE PORCATA SALVA GRAZIE A INCIUCIO” – “La legge elettorale porcata si salva ancora una volta grazie al perpetuarsi dell’inciucioPd-Pdl”, è il commento del Movimento 5 Stelle dopo il voto in aula sulle mozioni relative al percorso di riforma della Costituzione. A rincarare la dose Luigi Di Maio, vicepresidente della Camera: “E’ uno scandalo, il Pd ha salvato il Porcellum e lasciato solo Giachetti, compresi i renziani e i giovani turchi. La mozione Giachetti poteva finalmente liberarci dal Porcellum. Se questa è la tenuta dei renziani alla Camera, io non vedo che piena continuità con il vecchio Pd”.

Il testo Giachetti era finito al centro di un fitto scambio di mail tra i deputati del Movimento 5 Stelle. Al centro della discussione la linea da tenere: se sostenere o meno la richiesta di ritorno al Mattarellum. A chi faceva notare che il via libera alla mozione avrebbe rischiato di mettere in difficoltà il governo, il deputato Walter Rizzetto ha risposto ironico: “Allora sì, votiamola. Questa è musica per le mie orecchie”. Alla fine, però il movimento ha scelto di non convergere sul testo del deputato renziano e di rimanere sul proprio. “Abbiamo valutato la proposta – ha spiegato Riccardo Fraccaro alle agenzie – ma preferiamo il correttivo del Porcellum da noi proposto”, con preferenze, limite di due mandati e incandidabilità dei condannati. “Crediamo – ha aggiunto – si tratti di una proposta più rappresentativa della volontà popolare. In Aula vedremo se astenerci o votare contro” la mozione Giachetti, “di certo non l’appoggeremo. Voteremo la nostra mozione”.  

E la mozione di cui hanno parlato è quella che i deputati hanno presentato alla Camera. Il testo presenta “correzioni immediate” da apportare alla legge elettorale. I ritocchi proposti dai M5S non si discostano molto da quelli già ipotizzati per la clausola di salvaguardia che è stata cancellata dalla mozione di maggioranza sulle riforme (introduzione di una soglia al premio di maggioranza e ripristino delle preferenze). “Ora non possono non votare la nostra risoluzione – ha detto il deputato Riccardo Nuti – Ammetterebbero che non vogliono fare nulla”.