Cronaca

Infiltrazioni, arriva l’Expo e in Lombardia si taglia sull’antimafia

In commissione si è discusso della chiusura degli uffici della Direzione investigativa antimafia a Malpensa. Chiusura avvenuta sette giorni dopo la vista di Letta a Milano. Il premier aveva rilanciato la linea dura contro i clan. Sindacati: "C'è volontà politica di chiudere la Dia"

”La criminalità e le mafie non pensino che l’Expo sia un’occasione di avere mano libera. Saremo duri e inflessibili”. Il take dell’Ansa è del 6 maggio 2013. Le parole sono quelle del presidente del Consiglio Enrico Letta in trasferta a Milano per nominare il commissario unico per Expo. Sette giorni dopo, il governo decide di chiudere gli uffici della Direzione investigativa antimafia all’interno dell’aeroporto di Malpensa, la più importante porta d’ingresso per l’Esposizione universale del 2015, l’ottavo scalo europeo dove operano 130 compagnie aeree.

Un bel paradosso di cui si è discusso oggi durante la seduta della Commissione antimafia del comune di Milano. Il presidente David Gentili ha convocato diverse sigle sindacali per parlare del problema di Malpensa, ma non solo. Si è discusso, infatti, della progressiva dismissione della struttura pensata e voluta nel 1992 da Giovanni Falcone. E subito il discorso si è allargato. “C’è una precisa volontà politica di isolare la Direzione investigativa antimafia”, ha detto Carmelo Zapparrata della Cgil. Motivazione? “Da sempre questo gruppo interforze (composto da finanza, polizia e carabinieri ndr) si occupa di inchieste importanti che spesso hanno indagato i rapporti tra mafia e politica”. Mauro Guaetta del Siulp specifica meglio il ruolo dell’ufficio di Malpensa che “non opera come una semplice forza di pubblica sicurezza”, ma “ha un ruolo di coordinamento e di analisi”, in particolare “sui flussi di merci e persone”. Dati decisivi per segnalare individui sospettati di legami con organizzazioni criminali.

Insomma, mentre le cosche, ormai da anni, hanno lanciato un’opa mafiosa al sistema Lombardia, il governo smantella l’antimafia. “Perché – si chiede il consigliere comunale Gabriele Ghezzi – non chiudere il posto Dia di Fiumicino”. Secondo Ghezzi la spiegazione sta “nella volontà di depotenziare proprio la Lombardia”. La regione, interviene il rappresentante della Uil polizia, “è la quarta nella classifica per il numero di beni sequestrati”. Ed è prima tra le regioni italiani non tradizionalmente infiltrate dalle mafie. Il tema, però, resta politico. “Siamo in questo ambito – ragiona Guaetta – e in questo momento mi pare assurdo chiudere anche solo un avamposto dell’antimafia”. I simboli contano, su questo la commissione è d’accordo.

Presente in aula anche il consigliere del Movimento cinque stelle Mattia Calise che interviene con una proposta sensata. “Perché non bloccare le opere delle vie d’acqua per Expo, circa 80 milioni di appalto, e parte di quel denaro lo destiniamo alla sicurezza”. Sicurezza, che sottolineano i sindacati, oggi si trova senza un soldo. Almeno quella che riguarda Expo, parola di questore.

Illustri assenti in commisione i rappresentanti del Pdl che proprio due giorni fa hanno imbracciato la bandiera dell’allarme sicurezza dopo il massacro del picconatore di Niguarda. Presenti in piazza, cavalcando il dramma, assenti in aula per discutere di problemi reali. E di una Lombardia che corre spedita vero Expo, tagliando sull’antimafia.