Economia & Lobby

Fornitore in crisi ferma le consegne e Fiat stoppa la produzione

Attività sospesa a Grugliasco, Kragujevac e Madrid. A rischio anche altri impianti. La Selmat avrebbe chiesto un incremento dei prezzi negato dal Lingotto. Appello disperato da Termini Imerese

La Selmat, fornitore Fiat, non consegna componenti di plastica per auto e tre stabilimenti del gruppo torinese sono costretti a sospendere l’attività produttiva. Si fermano le Officine Maserati di Grugliasco, l’impianto di Kragujevac in Serbia, dove si produce la 500 L e l’Iveco di Madrid, ma a rischio sono anche le altre fabbriche, alcune come quella polacca di Tychy già colpite nei giorni scorsi.

La vicenda Selmat va avanti da tempo, ma si è aggravata da un paio di settimane, da quando cioè l’azienda piemontese ha messo in cassa integrazione 80 dipendenti dello stabilimento di Airasca, nel torinese. La Fiat, che si è anche rivolta all’autorità giudiziaria, denuncia “gravissimi danni al gruppo e agli altri fornitori che stanno consegnando regolarmente il materiale”, con migliaia di lavoratori rimasti a casa venerdì 10 e lunedì 13 maggio.

A provocare lo scontro – secondo le indiscrezioni che circolano a Torino – ci sarebbe da parte della Selmat la richiesta di un incremento del prezzo dei componenti e di nuove forniture, mentre la Fiat lamenta il mancato rispetto degli impegni contrattuali sia sul fronte della qualità sia su quello della logistica. “Il contenzioso che si è aperto tra Fiat e Selmat sulla definizione dei costi delle forniture a Fiat non deve danneggiare i lavoratori”, afferma il segretario della Fim Cisl Torino e Canavese, Claudio Chiarle, per il quale “i lavoratori Fiat, come quelli Selmat, non possono essere usati per ridiscutere prezzi e costi delle forniture tra imprese.

Concorda Federico Bellono, segretario generale della Fiom torinese, che aggiunge: “La vicenda Selmat è emblematica in quanto la crisi dell’indotto sta provocando situazioni paradossali con aziende che avrebbero lavoro ma non hanno liquidità. E questo è colpa dei grandi gruppi che hanno imposto le loro regole sulla fornitura scaricando sulle aziende piccole tutti i problemi”.

Sullo sfondo il dramma dimenticato di Termini Imerese, dove l’impianto della Fiat ha cessato la produzione da un anno e mezzo e gli operai in cassa integrazione sono da tempo in attesa di una risposta. In una lettera al premier Enrico Letta e ai presidenti di Camera e Senato, Laura Boldrini e Pietro Grasso, il sindaco, Totò Burrafato, ha  lanciato un appello perchè “tutte le cariche istituzionali sappiano la situazione difficile e al limite della sopportabilità che vive Termini Imerese”.