Media & Regime

Da Mentana a Obama: a ognuno il suo Twitter

Enrico Mentana ha chiuso il suo account Twitter, tra le polemiche. Non ne poteva più dei commenti “anonimi” che arrivavano in risposta ai suoi tweet. Ha deciso quindi di abbandonare la nave. A mio parere sbagliando, perché – leggendo le motivazioni che lo hanno spinto a farlo – forse non ha colto fino in fondo le caratteristiche dello strumento che usava. Concentrandosi troppo su un fenomeno che colpisce tutti: l’insulto gratuito.

Uno dei motivi dell’enorme successo di Twitter sta nel fatto che – diversamente da Facebook – offre agli utenti la possibilità di interagire direttamente con i propri “idoli”. Barack Obama – che ha basato le sue campagne elettorali sui social network – ha 31 milioni di “follower”. Chiunque voglia scrivergli può farlo. Se si va a guardare uno degli ultimi tweet sulla riforma delle politiche di immigrazione del suo governo, “Stronger, vibrant, prosperous. #ImmigrationReform”, la prima risposta che si registra suona così: “@BarackObama Pay for my abortion nigger”.

Poche terribili parole a sfondo razzista che racchiudono tutta la violenza che circola in rete, e che, ci piaccia o no, è garantita dai social network. Chiunque infatti ha il diritto di aprirsi un account con un nickname, senza svelare la propria identità. Le informazioni sensibili vengono registrate al momento dell’iscrizione e rimangono appunto anonime, per preservare la privacy. Le Nazioni unite hanno una posizione molto netta sulla questione. In un recente report segnalato da Guido Scorza nel suo blog, dichiarano: ciascuno Stato dovrebbe consentire ai propri cittadini di esprimersi online, protetti dall’anonimato.

In Italia la moda di Twitter è esplosa nell’ultimo anno e ormai se non hai un profilo attivo, non sei nessuno. Molti “vip” italiani si sono avventurati, ciascuno con le proprie peculiarità, e anche qui, non mancano gli esempi di insulti gratuiti e critiche asprissime.


Fabio Fazio scrive: “Tutti a dire che il pd non c’è più. Forse la domanda giusta è: c’è mai stato?” Tra le risposte arriva quella di @SiamolaGente, account satirico che prende in giro i grillini (grazie a @natorev per la segnalazione nda): “A RACCOJE LE BAVE KE PERDEVI IN TRASMISSIONE DIREMO VIVO E VEGETO E RANOANTE. SLAP WPEPPE”.

Giorgia Meloni invece lancia un tweet sulla scomparsa di Missoni: “Con Ottavio #Missoni scompare un grande italiano. Esule dalmata innamorato della sua terra natia, è stato per l’Italia un vanto e un esempio”. Risposta di @sistemato5: “@GiorgiaMeloni a differenza tua che non sei un esempio per l’Italia… venduta a Berlusconi … vergogna”.

Non vorrei ridurre tutto al grado di narcisismo del vip in questione, ma è evidente che c’è chi ce la fa a gestire la propria immagine davanti a questo enorme specchio e chi no.

Twitter sta rivoluzionando il mondo dell’informazione, diventando a tutti gli effetti la più grande agenzia di stampa esistente, accessibile a tutti, gratuitamente. Il risultato è che non conosceremo più le opinioni di un grande giornalista. Ne è valsa la pena?

Nel frattempo è tornato Fiorello. Si chiama @Fiorello_Off. Ha promesso che un giorno spiegherà perché ha abbandonato Twitter la prima volta.

@PaolaPorciello