Cronaca

Papa Francesco alle suore: “Siate madri non zitelle”

Jorge Mario Bergoglio, in un incontro nell'Aula Paolo VI, si è rivolto alle 1900 ecclesiastiche di tutti gli ordini religiosi del mondo e le ha esortate ad "aiutare le vostre comunità, anzitutto attraverso i tre cardini della vostra esistenza: l’obbedienza, la povertà, la castità"

“Cosa sarebbe la Chiesa senza di voi? Le mancherebbe maternità, affetto, tenerezza”. Papa Francesco si rivolge alle suore delegate di 1900 ordini religiosi del mondo, ricevute in udienza in aula Paolo VI. Proprio a loro va l’esortazione di Bergoglio “a sentirsi madri e non zitelle”. Poi tre indicazioni. “Centralità di Cristo”, “autorità come servizio di amore” e “sentire con la madre Chiesa”. L’esortazione per le ecclesiastiche è quella a “aiutare le vostre comunità, anzitutto attraverso i tre cardini della vostra esistenza: l’obbedienza, la povertà, la castità“.

Il Pontefice ha spiegato che l’obbedienza va intesa come “ascolto della volontà di Dio, autenticata dalla Chiesa, accettando che l’obbedienza passi anche attraverso le mediazioni umane: il rapporto autorità-obbedienza si colloca nel contesto più ampio del mistero della Chiesa e -ricorda- ne costituisce una particolare attuazione della sua funzione mediatrice”. La castità, valore fondamentale, va vissuta come “carisma prezioso che allarga la libertà del dono a Dio e agli altri, con la tenerezza, la misericordia, la vicinanza di Cristo”. “Una castità -sottolinea il Papa- è feconda, che genera figli spirituali nella Chiesa: la consacrata deve essere madre e non zitella“.

Dopo il saluto alle religiose, il pontefice tocca altri due punti, “carrierismo” e “povertà“. Rivolgendosi sempre “alle sorelle”, che nei giorni scorsi hanno partecipato alla assemblea dell’Uisg, l’Unione internazionale delle superiore generali, poi, Bergoglio lancia un monito: “Gli uomini e le donne di Chiesa che sono carrieristi e arrampicatori, che usano il popolo, quelli che dovrebbero servire, come trampolino per i propri interessi e le ambizioni personali, fanno un danno grande alla Chiesa”. E sulla povertà: “è il superamento di ogni egoismo, nella logica del Vangelo che insegna a confidare nella Provvidenza di Dio; povertà che insegna la solidarietà, la condivisione e la carità che si esprime anche in una sobrietà e nella gioia dell’essenziale, per mettere in guardia dagli idoli materiali che offuscano il senso autentico della vita”. E ancora: “La povertà teorica non ci interessa, la povertà si impara toccando la carne di Cristo povero”, ha concluso Bergoglio.