Sport

Il Giro d’Italia 2013 finisce a Brescia. Per motivi elettorali e a caro prezzo

Negli ultimi 23 anni era accaduto solo due volte che la maratona rosa non si concludesse a Milano. Quest'anno l'ultima tappa si terrà nella città della Leonessa, la cui giunta Pdl ha speso fior di quattrini per accaparrarsi l'evento che cadrà nei giorni delle amministrative. E sull'impiego 'politico' di soldi pubblici Pd e M5S promettono battaglie ma non fanno nulla

La 96sima edizione del Giro d’Italia parte sabato 4 maggio da Napoli e termina il 26 maggio a Brescia. E non a Milano, dove la competizione è nata, dove risiede Rcs che la organizza, e dove dagli anni Novanta è sempre terminata, con due sole eccezioni. Una questione economica, e politica. Perché a Brescia proprio il 26 maggio si terrà il primo turno delle elezioni comunali e l’arrivo della maglia rosa rischia di essere uno splendido spot elettorale per il sindaco uscente, Adriano Paroli, ricandidato con il Pdl. Il tutto senza che le opposizioni, dal Pd al M5s, abbiano sentito il bisogno di intervenire. Solo dichiarazioni di fuoco sulla stampa, a cui però non sono seguiti i fatti. Come spiegano infatti dal Comune di Milano: “Anche quest’anno è stata presentata un’offerta ritenuta congrua (intorno al 100mila euro ndr) per ospitare l’arrivo della corsa nella città che lo ha visto nascere e mantenere la tradizione. Invece gli organizzatori hanno deciso di fare arrivare la carovana a Brescia, che offriva più soldi”.

Quanti soldi? In città si parla di circa mezzo milione di euro. Il Giornale, nell’edizione del primo ottobre 2012 parlava di 700mila euro, cifra con cui Brescia aveva battuto al fotofinish Vicenza, che ne offriva 600mila. Il giorno dopo, su Brescia Oggi, ecco le dichiarazioni inviperite dell’opposizione. Vito Crimi, all’epoca non ancora capogruppo grillino al senato ma militante semplice, invita il Comune bresciano “alla trasparenza nei contratti” e chiede di dettagliare “quanto costerà all’amministrazione comunale”. Poi annuncia: “Terremo gli occhi aperti sulla vicenda. La nostra preoccupazione è tutta concentrata su come verrà gestito un evento che sinceramente ci pare proprio da campagna elettorale“. Simili le parole dell’ex capogruppo del Pd Del Bono, oggi candidato sindaco: “Abbiamo già richiesto l’accesso agli atti. Sono certo che a breve il sindaco ci illustrerà gli impegni e gli accordi presi per questa iniziativa, quali saranno le voci di costo e quali le modalità di assegnazione degli appalti. Vorrei però che non ci si venisse a dire che sarà a costo zero, perché è evidente che non sarà così”.

Esattamente sette mesi dopo, però, né Pd né tanto meno M5s hanno esaminato quegli atti. Avevano promesso ai loro elettori che avrebbero scandagliato da cima a fondo i documenti, ma non l’hanno fatto. La spiegazione? “Siamo stati impegnati in altre battaglie”. Come hanno confermato a ilfattoquotidiano.it entrambi i portavoce dei candidati sindaci di Pd e M5s: “Al momento non abbiamo ancora visionato gli atti, quindi preferiamo non uscire con dichiarazioni ufficiali“. E così, paradossalmente, si profilerebbero alla vigilia del voto comunale larghissime intese tra governo cittadino e opposizione: quasi un tacito accordo, quindi, affinché il Giro d’Italia possa concludersi per la prima volta nella storia a Brescia. Costi quel che costi alla cittadinanza. Senza dimenticare che anche gli organizzatori della corsa rosa – un carrozzone che in un mese smuove quasi mezzo miliardo di euro tra sponsor, diritti tv e indotto vario – hanno preferito far terminare la maratona rosa nella città che offriva più denaro, piuttosto che a Milano nel rispetto della tradizione.