Politica

Governo Letta: un esecutivo col tagliando

Parlando di palestinesi ed israeliani il presidente Shimon Peres ha detto: “Ogni governo ha un membro silenzioso che si chiama realtà”. Ed è terribilmente vero. Una realtà amara, per ciò che hanno vissuto da tempo e fino ad oggi gli italiani e che chiede responsabilità ed interventi in parte immediati, in parte improntati alla programmazione. Tutti però chiarificatori, efficaci, coerenti e comprensibili.

Era un’altra la realtà politica che avremmo inteso vivere, ma una perversa legge elettorale ci ha costretti alla coabitazione. A nulla è valso il richiamo al Movimento 5 Stelle, una forza politica che ha raccolto il 25% dei voti degli italiani, ma che si è dimostrata sorda e impermeabile per troppo tempo, e, nonostante tutti gli sforzi profusi, per 50 lunghi giorni.

Un governo di scopo aveva ragion d’essere nell’emergenza che avrebbe portato all’attenzione degli italiani la risoluzione di 2/3 questioni urgenti e fondamentali per poi tornare a ridare diritto di voto agli italiani. Mi sono battuta per due mesi per arrivare a un altro risultato. Purtroppo il Pd ha compiuto degli errori imperdonabili, come affossare la candidatura di Prodi grazie all’azione di 101 traditori e non votare Rodotà. Ora il Pd ha individuato una strada diversa, un governo di larga intesa che per sua natura deve nascere dalla fiducia di poter governare insieme questioni complesse e divisive.

Errori e sfiducia in un cambiamento radicale ci hanno portati fin qui, ora la realtà è di fronte a noi, non si rifiuta, non si abdica, si accetta e si cambia. Insieme a chi ci sta. Sporcandoci le mani e senza mai tradire il nostro popolo che ha il diritto di vivere in serenità confidando nel futuro per sé e per i propri figli, guardando con fiducia alla politica, solo se questa sarà capace di lavorare per obiettivi, raggiungendoli uno dopo l’altro, con un lavoro serio e onesto.

Non saremo altrimenti perdonati né saremo noi in grado di perdonare altri errori, altre negligenze, altri scaricabarili per esempio sui Comuni, ad esempio se non si troveranno i soldi per reintegrare l’Imu. Diremo no ad altri tentativi di fomentare illusioni a danno del vero e del giusto. La bussola non sarà il comunicare ma il fare coerente. Il cambiamento non dovrà essere solo atteso ma percepito, reale. Assieme ad altri parlamentari del Partito Democratico, in coerenza con il mandato elettorale, avevamo chiesto tre cose: figure innovative, figure non divisive per il Paese e figure di sostanza. Sulle facce nuove ci siamo, sulla non divisività anche, sulla sostanza e le competenze ci sono punti di domanda che fanno il paio con alcune eccellenze: Cancellieri, Bonino, Bray, Idem, Delrio, Kyenge. Poteva andarci molto peggio, la nostra battaglia ha dato i suoi frutti.

Non togliamoci queste residue opportunità: dobbiamo riuscire a fare gli interventi per gli ammortizzatori sociali, il costo del lavoro e la legge elettorale. Ho votato la fiducia al governo Letta per senso di responsabilità, non ho voluto togliermi, esautorandomi dal voto, anche per non uccidere del tutto la speranza di cui vi è bisogno come il pane, per dire che nessuno è assolto ma neanche si può condannare a priori chi ci prova. La fiducia va però meritata, sottoposta a un periodico tagliando. Questo è solo il primo passo per alimentare speranze che devono tradursi in un Paese capace di cambiare se stesso, le troppe disuguaglianze e l’indifferenza verso l’ingiustizia sociale, la corruzione e il continuo dissipare risorse e i beni comuni ricevuti.

Fiducia e speranza sono nelle nostre/nelle vostre mani, noi vigileremo in ogni momento, niente sconti…nessuna personale concessione.