Giustizia & Impunità

‘Ndrangheta e politica, esce dal carcere l’ex assessore Domenico Zambetti

Era stato arrestato lo scorso ottobre con l’accusa di voto di scambio con la 'ndrangheta. E' accusato anche di concorso esterno in associazione mafiosa e corruzione

 L’ex assessore regionale lombardo Domenico Zambetti, arrestato lo scorso ottobre con l’accusa di voto di scambio con la ‘ndrangheta, è tornato libero. Dopo oltre 6 mesi di carcere infatti, il gip di Milano Alessandro Santangelo ha accolto l’istanza degli avvocati Giuseppe Cusumano e Corrado Limentani.

Il gip accogliendo l’istanza della difesa ha ritenuto che non sussistono più le esigenze cautelari per l’ex assessore, anche accusato di concorso esterno in associazione mafiosa e corruzione. Le motivazioni della scarcerazione sono da individuarsi nel fatto che “le vicissitudini giudiziarie dello Zambetti lo rendono soggetto “scomodo” e non più appetibile per la stessa criminalità organizzata, sicchè non pare fondato il timore che egli possa porsi quale interlocutore, diretto o mediato, di ulteriori illecite connivenze“, si legge nell’ordinanza di scarcerazione. Il gip ha inoltre ritenuto che fossero “insussistenti sia il pericolo di inquinamento probatorio“, vista la chiusura delle indagini e l’intervenuto rinvio a giudizio dell’imputato, “che il pericolo di fuga“.

“Sono felice della scarcerazionedi Zambetti e nel ribadire la mia assoluta fiducia nella magistratura, sono certo che nel processo l’ex assessore potrà dimostrare la sua assoluta estraneità a qualsiasi rapporto con la malavita organizzata. Egli è sicuramente ed evidentemente vittima e non complice“. Il deputato del Pdl ed ex ministro Gianfranco Rotondi ha commentato così la decisione del gip di Milano. “In questi mesi – ha proseguito Rotondi – non ho mai protestato perché quando un giudice indaga sulla ‘ndrangheta ha tutto il diritto e il dovere di non guardare in faccia nessuno. Detto questo, non è stato elegante da parte del Pdl celebrare con dichiarazioni, commenti attacchi un processo più veloce e meno affidabile di quello giudiziario che, ne sono certo, restituirà a Zambetti onore e credibilità”.

Per lui e per altre 17 persone, tutte arrestate nell’ambito dell’inchiesta su presunte infiltrazioni della ‘ndrangheta nel mondo della politica, il pm della Dda di Milano Giuseppe D’Amico, a marzo aveva richiesto il giudizio immediato. Nella sua difesa, Zambetti ha sempre negato di aver comprato voti. Anzi, l’ex assessore affermava di essere stato minacciato e costretto a fare promesse e favori. 

Secondo le indagini coordinate dal procuratore aggiunto Ilda Boccassini e dal pm D’Amico, l’ex assessore alla Casa del Pirellone avrebbe ottenuto circa 4 mila voti dalla ‘ndrangheta in cambio di 200 mila euro in contanti e di assunzioni e promesse di appalti. L’inchiesta aveva accertato tra le altre cose, che la figlia del presunto boss Costantino era stata assunta all’Aler.