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Venezuela, scontri dopo l’elezione di Maduro: sette morti e 135 arresti

Il procuratore generale Ortega Diaz dichiara di avere aperto un'inchiesta penale sulle violenze. E Diosdado Cabello, leader del partito chavista, accusa il capo dell’opposizione Henrique Capriles di essere uno dei "responsabili principali"

Sono almeno sette le vittime degli scontri tra oppositori e chavisti a Caracas scoppiati dopo l’elezione di Nicolas Maduro alla guida del Venezuela. ”Abbiamo aperto un’inchiesta penale” sulle violenze della notte scorsa, ha avvertito Luisa Ortega Diaz, responsabile della procura generale del Paese, precisando che 135 persone sono state arrestate dalle forze dell’ordine e potrebbero essere accusate per “associazione per delinquere”.

“Ho controllato le immagini che mi sono arrivate, e ho notato lo stesso formato del golpe del 2002”, ha proseguito Ortega Diaz. Nel frattempo Diosdado Cabello, presidente dell’Assemblea nazionale e leader del Partito socialista unito del Venezuela (Psuv, il partito chavista) ha accusato il leader dell’opposizione Henrique Capriles di essere uno dei “responsabili principali” delle violenze.

“Il popolo chavista scommette sulla pace, è seduto a casa e si contiene dopo aver visto le immagini della violenza”, ha sostenuto Cabello in una conferenza stampa, addossando a presunti “piccoli gruppi fascisti” gli scontri che hanno segnato le ore seguenti alla diffusione dei risicati e contestatissimi risultati delle presidenziali di domenica scorsa. Il presidente dell’An ha quindi additato quelli che ha definito “i capi e gli istigatori” degli scontri, annunciando di voler proporre in Parlamento che Capriles e altri dirigenti dell’opposizione siano messi sotto inchiesta penale.