Politica

Il Pd rinuncia ai rimborsi elettorali? Un partito sull’orlo del suicidio

Cos’è il Pd oggi? Cosa vuol fare? Non si capisce.

È il partito delle centinaia di sindaci che amministrano bene e stanno realizzando una grandiosa rivoluzione delle ecotecnologie e dell’efficienza energetica? (Secondo il rapporto di Legambiente sui comuni italiani sono 400 quelli che si autoproducono l’energia elettrica)? Oppure è il partito che sostiene la Tav, gli inceneritori, e fa finta di non vedere gli scempi ecologici e gli avvelenamenti di centinaia di migliaia di persone? (Oltre a Taranto, ci sono Acerra, Gela eccetera, ma non se ne parla…)
Il Pd è il partito della trasparenza o è il partito che ha fatto finta di non accorgersi della mega truffa del Cip6? (Con la quale il Parlamento ha girato 35 miliardi di euro, destinati alle fonti rinnovabili, agli impianti di produzione elettrica dal gas e dagli scarti del petrolio; soldi che continuiamo a pagare sulla bolletta elettrica, quotidianamente)
È il partito dell’informazione libera o quello che ha sostenuto Berlusconi impedendo a Francesco di Stefano di ottenere (dal 1999 in poi) le frequenze per due reti tv?

Continuo a incontrare amministratori del Pd veramente validi e innovativi e chiedo loro come mai il Pd non faccia dei loro successi una bandiera. Perché Bersani in campagna elettorale non ha raccontato delle eccellenze dentro il Pd? Quanti voti in più avrebbe preso se avesse mandato in televisione quelli che sono riusciti a cambiare il rapporto tra cittadini inventando forme di democrazia diretta, sistemi di solidarietà e cooperazione, economia alternativa, cultura, efficienza amministrativa…
 
E perché non esiste un gruppo di lavoro che aiuta tutti i comuni governati dal Pd a replicare le esperienze di successo? Perché poi (mistero) tutti questi amministratori non sono riusciti a connettersi e diventare una forza rinnovatrice all’interno del partito? Quando vedo che alla direzione nazionale partecipano ancora persone come la Jervolino che ha contribuito ad affondare Napoli, mi sento male.

E quanto è cambiato il Pd ora che il 70% degli eletti sono facce nuove, dopo che la Boldrini è alla presidenza della Camera e Grasso al Senato, dopo che D’Alema e Veltroni non si sono candidati? È un partito che vuole veramente superare i no del M5S o si vuole inciuciare con Berlusconi? Se fossi in Grillo, come ho più volte scritto, seguirei con decisione la linea della trattativa. Ma d’altra parte è indiscutibile che i tentativi di trattare da parte del Pd sono stati fino ad oggi molto inconsistenti. Perfino Berlusca è arrivato a capire che il vento è cambiato e ha presentato un programma che prevede l’abolizione dei rimborsi elettorali (!!!).

Quel che pare non sia ancora del tutto chiaro ai vertici del Pd è che a questo giro non si possono salvare mettendo dei cerotti sulla voragine. Se il Pd non diventa un partito fino in fondo progressista e riformatore e fuori dagli intrighi di palazzo, non si salva. Cioè finisce sotto il 20%…
Il Pd non può sopravvivere come forza politica primaria a un inciucio con B. Non può sopravvivere a elezioni anticipate. Non può sopravvivere se non riesce a far partire le riforme collaborando con il M5S. Se poi non esistono più che se ne fanno dei rimborsi elettorali?

Grillo ha chiesto al Pd di rinunciate ai rimborsi elettorali come primo passo per aprire un dialogo. Bersani non ha ancora risposto.
Il Pd vuole il dialogo?

Ps:
Il Partito che vorrei
Vorrei un partito di gente onesta, che si dotasse di sistemi di trasparenza e di controllo degli eletti.
Vorrei un partito nel quale la direzione nazionale si occupa innanzi tutto di fornire consulenza e formazione alle sezioni periferiche.
Cioè vorrei un partito che se vuoi fermare uno scempio ambientale ti mette a disposizione un consulente alla comunicazione e un avvocato e ti mette in contatto con altri gruppi che stanno conducendo battaglie analoghe così da far rete.
Vorrei un partito nel quale le sezioni locali sono gruppi di iniziativa politica ma anche centri di attività solidale, che stanno in mezzo alla gente e sono punto di riferimento anche umano. Una volta molte sezioni del Pci erano questo.
Vorrei un partito collegato con un sindacato che mettesse al primo posto la difesa del potere d’acquisto dei lavoratori attraverso sistemi di gruppi d’acquisto.
Vorrei un partito che agisse socialmente anche promuovendo il riuso, il riciclo, il baratto, cooperative per l’autocostruzione della prima casa, banche del tempo, finanza etica, condivisione.
Vorrei un partito che appoggiasse lo sviluppo della cultura e dell’arte a partire dai gruppi locali amatoriali.
Vorrei un partito che praticasse la democrazia diretta via web.
Vorrei un partito che parlasse d’amore.