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Kim III, il piccolo re comunista e tabagista che ama il basket

kim jong un con rodmanUna delle rare foto di Kim Jong un in versione relax, la dice lunga sul piccolo dittatore che sta creando seri problemi alle grandi potenze, a partire dall’unica alleata della Corea del Nord, la Cina.
Il successore del caro leader nordcoreano, che dovrebbe aver compiuto 30 anni lo scorso gennaio – nessuno sa dire con esattezza se sia nato nell’83 o nell’84 – è seduto accanto a un uomo di colore pieno di piercing e con i capelli tinti. È Dennis Rodman, l’ex star del basket statunitense, oggi wrestler nonché alcolista per diretta ammissione. I due stanno assistendo a una partita di pallacanestro nel palazzetto dello sport di Pyongyang e si sono appena giurati “amicizia per la vita”. Lo ha rivelato lo stesso Rodman.

Molti saranno tentati dal pensare che si tratti di un’amicizia di convenienza, soprattutto da parte dell’astro ormai fuori orbita della Nba. Ma probabilmente le cose non stanno così. Forse i due sono diventati davvero amici perché entrambi sono soli e psicologicamente instabili, per usare un eufemismo, e perché Kim Jong un va pazzo per il basket. Che iniziò a seguire quando venne mandato dal padre, Kim Jong Il, deceduto l’anno scorso, a studiare in un collegio svizzero nei pressi di Berna.

Pare che al rampollo non fosse permesso uscire con i suoi coetanei e così, per ammazzare la solitudine, cominciò a seguire ossessivamente le sorti del Boston Celtic, fumare una sigaretta dietro l’altra e ingurgitare cibo. L’odio, più che altro propagandistico, mostrato da suo padre nei confronti degli yankees non sembra avergli smorzato la passione per i suoi idoli a stelle e strisce, anzi. Jong-Un deve aver coltivato questa sua passione come l’unica vera trasgressione ai voleri dell’autorità paterna, se non come una ritorsione per la solitudine, dorata, in cui è stato costretto a vivere durante l’adolescenza. Persino la ragazza, sposata non appena ereditato il potere l’anno scorso, sembra essere stata una scelta del padre. Che ha sempre avuto una preferenza per questo figlio dallo sguardo vacuo e dai movimenti lenti, incline a comandare fin da piccolo.

I pochi aneddoti che si conoscono sulla sua breve vita sono quelli riportati dal cuoco giapponese della “divina” famiglia. Kenji Fujimoto che preparò lauti pranzi a base di aragoste per 13 anni fino al 2001, nel suo libro Sono stato il cuoco di Kim Jong-Il, aveva previsto l’ascesa di Jong un. Si legge che da bambino era chiamato “piccolo generale”, mentre “generale” era riservato al fratello maggiore, Jong-Chul. Un giorno, una delle zie lo chiamò ancora in quel modo ma lui si ribellò: “Non voglio essere un piccolo generale” urlò. Il padre, che vide la scenata, divertito cominciò a chiamarlo “generale Kim”.

Ora Kim Jong un è salito al vertice dell’esercito e come tutti i discendenti del fondatore della nazione, il nonno Kim Il Sung, è anche una sorta di divinità per 25 milioni di nordcoreani.

 Il Fatto Quotidiano, 5 Aprile 2012