Politica

Il pallottoliere di re Giorgio e i fulmini del signor spread

“Non risolutivo”. Sta in questa negazione, che ricorre come fosse biada per un cavallo affamato, il buio che sembra ingoiare l’Italia. L’incontro al Quirinale tra il presidente della Repubblica e il premier incaricato è stato lungo, si suppone non facile ma assolutamente non risolutivo. E Pier Luigi Bersani, che non ha ricevuto un mandato a costituire un governo non ha nemmeno rinunciato a quel mandato. Non vivo, non morto. Un occhietto aperto e uno chiuso. Si sa che il Pd dice per ora no al Pdl e si sa che il Movimento 5 Stelle dice no al Pd. Ma, anche in questo caso, non è chiaro né certo se sia un no definitivo o provvisorio, se duri un giorno o una vita.

L’immobilità tragica di questa condizione produce altri significative novità, non obbligatoriamente positive. Non era mai accaduto che il Quirinale assumesse su di sé l’incarico di esplorare direttamente, pattuire direttamente, contare i voti di Bersani e quelli di Grillo, sottrarre o aggiungere quelli del Pdl pur di dare al Paese un governo. E mai era anche accaduto che tutta questa esposizione presidenziale coincidesse con il semestre più debole e finale del suo settennato che gli vieta, come sappiamo, la facoltà di sciogliere le Camere davanti a una crisi parlamentare prolungata e irresolubile.

Ed è da capire, in questo contesto, la tenuta del Partito democratico che oggi è la prima forza italiana e ha la maggioranza dei seggi. Quanta forza ancora detiene Bersani e quanta invece è dispersa, sbandata, o ancora, e di più, coagulata intorno al nome del principe ereditario, Matteo Renzi. Il quale, in una disastrosa ma eloquente scelta mediatica, decide di apparire nel programma di “Amici”, seguitissimo talk anema e core di Maria De Filippi su Canale 5. Significa una cosa sola: il sindaco di Firenze ha in mente solo le elezioni anticipate, promuove la sua immagine, bada a se stesso e azzera ogni attenzione per quel che succede nel suo partito. Suo? Lui guarda al voto, il Pd è una perdita di tempo. Meglio un gelato, una passeggiata, un incontro con gli elettori fiorentini. Il voto anticipato bis dunque. Ma l’ipotesi diverrebbe drammatica se dovessimo essere condotti alle urne senza una legge elettorale decente. L’esito prevedibile sarebbe un bis dell’oggi: Parlamento diviso in tre spicchi di eguale consistenza. Eserciti in guerra, ancora in guerra.

Molte cose non erano accadute e purtroppo tutte insieme si parano davanti a noi, come nubi di un temporale che si annuncia con tuoni e lampi. Moody’s ci ha avvertito: attende di conoscere l’esito delle consultazioni per diramare (o revocare) la nota con cui si annuncia l’ulteriore abbassamento del rating. Il titolo italiano sarebbe valutato poco più che spazzatura. Chi di voi comprerebbe spazzatura? Più soldi per finanziare il debito pubblico uguale meno soldi per finanziare l’economia reale. Più debito, più spread. Più buio per tutti.

Il Fatto Quotidiano, 29 marzo 2013